Nel corso degli ultimi mesi le tematiche di sostenibilità hanno assunto sempre una maggiore rilevanza anche dal punto di vista della valutazione delle aziende e delle attività legate alla “due diligence”. Con riferimento proprio a queste attività è diventata una prassi la verifica degli elementi legati all’ambiente, agli aspetti sociali e alla governance. Se si considera il modello di valutazione basato sui flussi finanziari unlevered (unlevered discounted cash flow – UDCF), i fattori ESG possono impattare da un lato sui flussi finanziari previsti a piano e dall’altra sul costo del capitale.
Gli aspetti ambientali, sociali e di governance rappresentano dei rischi che possono influenzare il raggiungimento degli obiettivi di business previsti a Piano e la loro analisi è essenziale per comprendere la fattibilità delle strategie aziendali.
Si pensi ad esempio ai rischi di transizione relativi ai cambiamenti climatici e al rispetto dell’ambiente: se l’impresa target non valuta attentamente il cambiamento del comportamento dei clienti e l’accresciuta sensibilità ambientale rischia di non essere dotato della continuità aziendale nel medio termine. Naturalmente tale rischio si riflette sulla ragionevolezza dei flussi di cassa espressi a numeratore.
L’attenzione agli aspetti ambientali può avere, ad esempio, un beneficio significativo sui costi delle materie prime o dell’energia elettrica con significativo impatto sui margini d’impresa e sui flussi di cassa. Si pensi alle imprese che hanno effettuato significativi investimenti per rendersi autonomi nella produzione di energia elettrica che ad oggi hanno benefici in un contesto di aumento dei costi.
La carenza di attenzione agli aspetti “social” e del “benessere” dei dipendenti nonché delle politiche di welfare, potrebbe già nel breve termine comportare la fuoriuscita del personale detentore del know-how dell’impresa che provocherebbe un depauperamento del valore d’azienda, comportando ulteriori rischi nella determinazione del valore d’azienda. Come riportato nel documento della Fondazione Nazionale di Ricerca dei Dottori Commercialisti gli aspetti relativi al personale “possono incidere positivamente fino quasi il 4% sui rendimenti azionari rispetto a comparables che non possono vantare una simile soddisfazione e produttività della forza-lavoro”.
L’obiettivo della due diligence su tali aspetti ha proprio lo scopo di identificare i rischi “latenti” per considerarli nell’ambito della determinazione del valore d’impresa. Nel metodo UDCF i flussi di cassa devono essere attualizzati al costo medio ponderato del capitale che come noto è composto dal costo del debito e dal costo dell’equity.
I fattori ESG consentono una riduzione del costo del debito
Il costo del debito rappresenta il tasso di interesse marginale relativo all’indebitamento finanziario di medio/lungo termine non garantito di una determinata impresa. I fattori ESG consentono una riduzione del costo del debito; molti istituti bancari hanno iniziato a finanziare imprese “ESG compliant” o investimenti sostenibili a tassi di interesse ridotti proprio in quanto ritenute meno rischiosi. L’impatto sulle valutazioni d’azienda è molto significativa: al diminuire del tasso di interesse, il “futuro” assume maggior valore con evidenti benefici sul valore dell’azienda. Viceversa, imprese che non hanno caratteristiche “ESG compliant” potrebbero trovarsi applicati dei malus con impatti negativi sul valore dell’azienda.
Nelle valutazioni aziendali di PMI o di società non quotate è inoltre prassi considerare nel tasso di interesse uno specific risk premium per rischi di illiquidità, di dimensione e di rischi di execution del piano. Tra gli ulteriori rischi che possono essere compresi nel rischio execution vi sono proprio i rischi ESG.
Occorre però prestare attenzione a non duplicare l’effetto dei rischi ESG: devono essere considerati o nei flussi finanziari o nel tasso di interesse per evitare l’effetto double counting.
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