Lo scenario di crisi che si sta verificando con il conflitto tra Russia e Ucraina rischia di rappresentare un problema anche per la sicurezza energetica. Soprattutto se si considera che avviene in un momento particolarmente delicato per l’intero comparto dell’energia, in cui su scala globale i Paesi, e nello specifico l’Europa, sono impegnati nel loro percorso di transizione energetica. Proprio per accendere un faro su questa questione l’International Energy Agency ha deciso di avviare un monitoraggio e di intensificare le consultazioni con i Paesi Membri. Questo nella prospettiva di un’azione collettiva per garantire che i mercati mondiali siano adeguatamente forniti, sia per il petrolio sia per il gas naturale.
I rischi più immediati, si legge su Esg Data, “sono le circa 250 kb/d di esportazioni di petrolio russo che transitano in Ucraina attraverso il ramo meridionale dell’oleodotto Druzhba per rifornire Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. Questi paesi hanno ampie scorte di emergenza detenute dal governo a cui attingere in caso di necessità. L’AIE continuerà a monitorare da vicino il mercato e a valutare la necessità di attivare il suo sistema di emergenza petrolifera”.
L’intesa Eni-Enea sulla transizione ecologica ed energetica
Ma sulla transizione energetica sono emersi negli ultimi giorni anche una serie di altri spunti che riguardano più direttamente il mercato e le aziende italiane, come l’accordo siglato da Eni ed Enea per la transizione ecologia ed energetica.
Il Joint Cooperation Agreement (JCA) siglato dal presidente di Enea, Gilberto Dialuce, e dall’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, prevede la realizzazione di progetti nei settori della decarbonizzazione e della transizione ecologica ed energetica. Si tratta di un’intesa triennale per lo sviluppo di prototipi, tecnologie e processi innovativi, studi di fattibilità e analisi di scenario, lo scambio di competenze e conoscenze e la promozione di iniziative congiunte per un valore di oltre 8 milioni di euro.
Eni pensa all’idrogeno per la centrale di Porto Marghera
Tra le attività di Eni nel campo della transizione energetica c’è anche il progetto di collaborazione a cui la società a dato vita insieme ad Edison e Ansaldo Energia, grazie al quale sarà avviato uno studio di fattibilità per la produzione di idrogeno verde, tramite elettrolisi dell’acqua, o blu, tramite l’impiego di gas naturale con cattura della CO2 prodotta, da utilizzare in sostituzione di una quota di gas naturale quale combustibile della nuova centrale Edison a Porto Marghera.
Si prevede che l’impianto possa entrare in marcia commerciale entro il secondo semestre 2022, nella cornice di un accordo nato dalla volontà di mettere a disposizione competenze e tecnologie per contribuire alla decarbonizzazione del settore elettrico, in linea con il Green Deal europeo.
WindEurope, target energetici e climatici 2030 a rischio
Quanto infine alle energie rinnovabili, le statistiche annuali 2021 di WindEurope evidenziano come l’Ue abbia costruito solo 11 GW di nuovi parchi eolici nell’anno passato e preveda di costruirne 18 GW all’anno dal 2022 al 2026, contro un fabbisogno di 30 GW all’anno per raggiungere l’obiettivo del 40% di energia rinnovabile per il 2030.
In una lettera al presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, WindEurope sottolinea la “cattiva salute” dell’industria europea dell’energia eolica, evidenziando come l’Europa non stia autorizzando nuovi parchi eolici sufficienti a coprire il fabbisogno, mentre molti Stati membri non rispettano le scadenze per le procedure autorizzative previste dalla Direttiva UE sulle energie rinnovabili.