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Social Sustainability Monitor: come si genera valore condiviso lavorando sulla “S”



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Il Sustainability Lab di SDA Bocconi e F2A hanno presentato il Social Sustainability Monitor, un osservatorio sulla sostenibilità sociale delle aziende. Il report punta a supportare le decisioni strategiche aziendali e manageriali nel contesto della sostenibilità sociale, esaminando costantemente la performance sociale delle aziende

Pubblicato il 21 giu 2024



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Quanto “pesa” e che ruolo può avere la “S” di Social come fattore in grado di generare valore condiviso e come componente fondamentale di una strategia ESG? Per analizzare e valutare il ruolo delle azioni volte a far leva sulla componente sociale delle aziende arriva il Social Sustainability Monitor, una iniziativa di studio che si propone di esaminare costantemente la performance sociale delle aziende.

Realizzato per iniziativa del Sustainability Lab di SDA Bocconi School of Management, think tank multidisciplinare in attività di ricerca applicata per la sostenibilità, in collaborazione con F2A, azienda attiva nei servizi professionali tech based per le risorse umane che ha recentemente ottenuto la certificazione Parità di Genere, il Social Sustainability Monitor punta diventare uno strumento di studio e di ricerca continua finalizzato a fornire supporto costante nelle decisioni strategiche aziendali e manageriali relative ai temi della sostenibilità sociale.

Un impegno che intende anche prendere l’iniziativa in un contesto ESG che spesso esprime più attenzione ai temi ambientali della “E” anche perché sono più facilmente definibili e misurabili.

Social Sustainability Monitor: i primi risultati

Considerando che il rilevamento relativo al 2023 sarà utilizzato come punto di riferimento per la ricerca, ovvero come una sorta di “Anno Zero” allo scopo monitorare l’evoluzione degli indicatori il Social Sustainability Monitor si presenta con i primi risultati della ricerca.

Tra le principali evidenze emerge che le PMI del campione prestano una notevole attenzione alle questioni di sostenibilità sociale, anche se si tratta di realtà che non sono soggette all’obbligo di rendicontazione delle informazioni non finanziarie come nel caso della CSRD.

Nel caso delle grandi aziende la ricerca rileva l’attivismo per adeguarsi alla normativa vigente anche se si evidenziano diverse necessità e ambiti di miglioramento.

Le azioni sociali verso l’esterno

In particolare negli ambiti delle azioni sociali “verso l’esterno” vale a dire verso comunità locali e società il 41% delle aziende, di cui il 15% sono PMI, ha effettuato donazioni in denaro o altri beni a scopo di ricerca tecnologica e scientifica.

Sempre su questo versante il 74% delle aziende di cui il 28% PMI compie attività di volontariato o donazioni in denaro o altri beni a favore di organizzazioni no-profit. Il 47% delle aziende con una quota del13% di PMI ha contribuito a iniziative a beneficio della comunità locale e/o del territorio.

Le azioni Sociali verso l’interno

Relativamente all’attivismo Social verso l’interno, vale a dire a beneficio del capitale umano dell’azienda per il 43% delle aziende, di cui il 30% PMI, la percentuale di dipendenti che hanno lasciato l’azienda durante il periodo di rendicontazione 2023 è stato inferiore al 5%.

Su questi temi il 26% delle aziende offre ai dipendenti una protezione sociale contro la perdita di reddito dovuta a eventi importanti della vita e il 10% di queste aziende è rappresentato da PMI. Inoltre, nel 61% dei casi, di cui 39% PMI, non si riscontra un divario tra la retribuzione delle donne rispetto agli uomini. Mentre nel 24% delle aziende, questo divario è inferiore al 5%.

Metodologia e punti di riferimento

Il Social Sustainability Monitor nasce per analizzare l’evoluzione dei valori legati alla sostenibilità sociale di anno in anno. Con il 2023 come “Anno Zero” la prossima edizione si concentrerà sui cambiamenti tra quanto emerso e sui trend del 2024, considerando l’importanza per la funzione Amministrazione Finanza e Controllo AFC di occuparsi delle questioni ESG per misurare gli impatti che l’ambito finanziario ha su quello non finanziario e viceversa anche in chiave di applicazione di logiche legate alla Doppia Materialità.

Dal punto di vista metodologico, per identificare i trend della performance sociale delle aziende italiane negli anni, il Social Sustainability Monitor ha delineato appunto il quadro del 2023, con il coinvolgimento di 101 aziende del network F2A (50,5% grandi imprese, 49,5% PMI), con sede legale prevalentemente al nord.

Le aziende del campione appartengono nel 30% dei casi al mondo manifatturiero, al mondo dei servizi nel 24%, al commercio nell’11%, all’informazione e comunicazione nel 10% e a finanza e assicurazioni nel 9% dei casi. Il campione è stato coinvolto in una survey focalizzata sull’ambito Social, ma che tocca anche gli ambiti Environemental e Governamental e il mondo della produzione sostenibile. A questa analisi si è poi aggiunto un focus sulle grandi aziende, analizzando le Dichiarazioni Non Finanziarie o i Bilanci di Sostenibilità.

Il contesto normativo e di rendicontazione

Il Monitor adotta l’approccio del Global Compact delle Nazioni Unite, che fornisce una definizione chiara di sostenibilità sociale nelle aziende: “Direttamente o indirettamente, le aziende influenzano ciò che accade ai dipendenti, ai lavoratori della catena del valore, ai clienti e alle comunità locali, ed è importante gestire gli impatti in modo proattivo”. L’analisi si è appunto focalizzata sulle performance in termini di “S interna” nella forma di capitale umano dell’azienda e di “S esterna” nell’accezione di comunità locali e società.

Il contesto normativo e di rendicontazione è rappresentato dalla Direttiva CSRD che direttiva obbliga le aziende a divulgare informazioni dettagliate sui rischi e le opportunità derivanti da questioni sociali e ambientali, e sull’impatto delle loro attività su persone e ambiente. La rendicontazione è regolamentata dagli European Sustainability Reporting Standards ESRS e richiede alle imprese di riportare i temi dell’impatto, le informazioni relative ai rischi e alle opportunità finanziarie legate alle questioni di sostenibilità. Le grandi aziende e le PMI quotate devono iniziare a conformarsi a partire dagli esercizi finanziari 2024 e 2026 rispettivamente, con una rendicontazione semplificata prevista per le PMI.

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