Più della metà (55%) dei processi di approvvigionamento e gestione dei fornitori non è stato ancora digitalizzato, e questa situazione crea inefficienze con i team di procurement, che stimano di sprecare più il 23% del loro tempo, ogni anno, per gestire processi cartacei o manuali. E’ quanto emerge da un recente studio realizzato da Sapio Research di Ivalua. Secondo la ricerca il 66% dei responsabili del procurement ritiene che il tasso di digitalizzazione all’interno del procurement sia troppo lento, mentre il 48% afferma che i sistemi di procurement esistenti non sono abbastanza flessibili per tenere il passo con i continui cambiamenti e affrontare l’incertezza economica e di mercato.
Gli effetti della mancata digitalizzazione
Una digitalizzazione del procurement che procede a rilento, secondo lo studio, limita la capacità delle aziende di prendere decisioni rapide e informate sui propri fornitori, e impedisce alle aziende di affrontare al meglio l’aumento dell’inflazione e costi in continuo aumento. A questo si aggiunge la grande difficoltà nel reperire e trattenere i talenti.
Consentire ai team di concentrarsi su nuove sfide
“Ogni anno, le aziende sprecano molto tempo in processi manuali, rallentando i team del procurement e costringendoli a occuparsi di attività ripetitive e di scarso valore, limitando la loro capacità di concentrarsi su priorità più strategiche – afferma Alex Saric, esperto di smart procurement di Ivalua – Dato che l’inflazione rimane alta e le prospettive economiche incerte, non è mai stato così importante digitalizzare i processi di approvvigionamento e permettere ai team di potersi concentrare su queste sfide”.
L’importanza dell’analisi dei dati
Ad aver implementato o a voler implementare strumenti per l’analisi dei dati all’interno della funzione di gestione degli acquisti e dei fornitori, secondo la ricerca, è ormai il 94% delle aziende: la peercentuale italiana è sensibilmente più alta della media globale, che si ferma all’85%. A fronte di questo dato, il 66% delle aziende afferma di aver già implementato o di avere in programma di implementare tecnologie di intelligenza artificiale o di apprendimento automatico grazie al machine learning. Ma soltanto il 18% del campione è al momento “molto fiducioso” nella qualità e nell’accessibilità dei propri dati sui fornitori”
Le tecnologie chiave
Tra le principali tecnologie che le aziende hanno già adottato o che vogliono adottare nel procurement emergono le piattaforme end-to-end Source-to-Pay (74%), che possono aiutare a gestire meglio la spesa e i fornitori, i chatbot (80% in Italia, mentre la media globale è del 63%), che possono aiutare gli utenti a prendere decisioni di acquisto più informate. Il 70% delle imprese italiane cita la blockchain, contro una media globale del 56%, e il 60% la Robotic Process Automation, che può ridurre i tempi di rendicontazione e assistere nella gestione dei contratti e nel category management.
Focus sull’intelligenza artificiale
“L’intelligenza artificiale può essere il catalizzatore della trasformazione degli acquisti, con chiari casi d’uso per l’elaborazione dei dati, l’automazione, la creazione di informazioni utili e di strategie per migliorare le operazioni di approvvigionamento e supply chain – spiega ancora Saric – Tuttavia, i dati di scarsa qualità rischiano di limitare il potenziale dall’intelligenza artificiale, le aziende devono camminare prima di poter correre e questo può solo che iniziare con la digitalizzazione. Ciò significa adottare un approccio al procurement basato su cloud – conclude – che costruisca una base di dati solida e informativa per il processo decisionale”.