Dal turismo all’overtourism: cosa sta sfuggendo di mano
Per molti anni abbiamo vissuto un rapporto con il turismo senza ombre e senza dubbi. Quando arrivavano i primi dati sulle presenze e sulle prenotazioni turistiche, li si accoglieva con un sentimento misto di speranza e soddisfazione. Il segno positivo nel numero delle presenza che arrivava dal rapporto con l’anno precedente era vissuto da tutti, a partire naturalmente dagli operatori del settore e dal mondo dell’economia, come un contributo indispensabile e determinante allo sviluppo del paese. Basti pensare alle preoccupazioni, alle ansie e anche alle conseguenze del periodo Covid su questa industria, quando arrivavano notizie di cancellazioni, di chiusure e di una crisi che ha lasciato il segno. A parte questa eccezione il turismo ha rappresentato un importantissimo contributo al PIL del nostro paese, con ordini di grandezza variabili tra il 10 e 13%. E stiamo parlando di un contributo che permetteva nello stesso tempo di rappresentare una straordinaria vetrina della capacità del nostro paese di gestire servizi, di produrre eccellenze e di valorizzarle in contesti unici al mondo.
Quest’anno in modo particolare (ma in alcune perle del nostro paese i segnali erano ben evidenti già da tempo), si è iniziato a considerare il turismo non più solo come una ricchezza, ma come una possibile minaccia nel delicatissimo rapporto tra overtourism e sostenibilità. In particolare va sottolineato che questa criticità è emersa dalla doppia analisi di uno stesso fenomeno: da una parte si osserva il turismo con la lente dello sviluppo economico e nello stesso tempo lo si analizza con gli strumenti e le prospettive della sostenibilità. Ne esce uno squilibrio, una situazione nella quale, semplificando all’eccesso, si consuma molto di più di ciò che si ha a disposizione e in un bilancio complessivo nel quale se si pesano tutti i valori si porta a casa un segno negativo. In altre parole non si genera valore ma lo si perde.
Davanti a questo rischio è doveroso domandarsi come sia possibile che il turismo da ricchezza indiscutibile possa addirittura diventare una minaccia?
Definizione di overtourism e sostenibilità
Per cercare di rispondere a questa domanda è necessario chiarire cosa si intende per overtourism per poi metterlo in relazione con i temi della sostenibilità. Possiamo considerare l’overtourism come un afflusso di visitatori e turisti tale da superare la capacità ricettiva e di gestione di città e territori. Un afflusso non episodico o eccezionale, come in tantissime occasioni è accaduto anche in passato nel caso magari di eventi o di alcuni periodi dell’anno in particolare. Ferragosto in certe località balneari o il carnevale a Venezia. Per overtourism si intende un numero di persone che supera stabilmente e per un periodo medio lungo la capacità ricettiva di determinate aree con un consumo di risorse, un impatto ambientale e sociale tali da rischiare di compromettere l’equilibrio delle città e dei luoghi nel loro complesso.
Con quest’ultima considerazione abbiamo introdotto quell’elemento di analisi che fa scattare il meccanismo in base al quale dal turismo si passa all’overtourism: vale a dire la sostenibilità. A questo proposito possiamo applicare alle località e alle città che sono oggetto di overtourism la definizione ufficiale di sostenibilità che ci arriva dal cosiddetto Rapporto Brundtland del 1987 dal titolo “Our common future”. Una definizione che invita a portare l’attenzione sui principi di equità intergenerazionale e intragenerazionale e che, in relazione al turismo, si possono estendere all’ambiente e allo sviluppo sociale. Come non considerare che la necessità di “Soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura” non possa, anzi non debba, essere applicato anche alle città, ai paesi, alle località.
In concreto, il rapporto tra overtourism e sostenibilità indica il rischio di un turismo che consuma luoghi e ambienti sociali come fossero risorse senza considerare le responsabilità verso le generazioni future.
I quattro fattori chiave dell’overtourism
Sintetizzando al massimo si può identificare il rapporto tra overtourism e sostenibilità come la relazione tra la qualità dell’esperienza turistica di una certa località, la qualità della vita degli abitanti di quella stessa località, la trasformazione dell’ambiente locale determinata dall’offerta turistica e le prospettive di sviluppo economico nel medio lungo periodo. I dati e le indicazioni che arrivano da queste quattro dimensioni permettono di avere una lettura precisa dell’impatto dell’overtourism applicando i principi dell’analisi di materialità come nei processi di preparazione del bilancio di sostenibilità.
Dalle prime denunce all’analisi del fenomeno
Si è iniziato a parlare e discutere di overtourism negli ultimi otto anni, quando si sono iniziati a studiare gli effetti del turismo di massa, in particolare per quanto attiene alle sue conseguenze su alcune delle principali destinazioni turistiche globali.
Più nello specifico il termine overtourism è apparso per la prima volta nel 2016 in un articolo di Rafat Ali sulla rivista Skift (Qui per leggere il testo originale n.d.r.) allo scopo di denunciare i rischi di un impatto negativo del turismo di massa. A queste denuncia hanon fatto seguito analisi più approfondite da parte del World Travel & Tourism Council (WTTC) che ha di fatto riconosciuto in modo ufficiale questo problema.
Ai primi posti nelle proccupazioni relative agli effetti del turismo di massa
Nel grafico pubblicato in apertura del servizio appare evidente come l’overtourism sia diventato una delle principali preoccupazioni degli italiani in relazione agli effetti del turismo di massa. L’eccesso di turismo si trova infatti nella terza posizione dopo i rischi di overbuilding o speculative building (spesso originati dalla volontà di rispondere alla domanda di ospitalità che accompagna lì’overtourism) e all’inquinamento che accomagna un aumento importante dei consumi, degli spostamenti, della produzione di rifiuti.
Nel grafico che segue, sempre disponibile presso Statista, si può notare come stia crescendo il numero di persone che dal 2011 al 2023 hanno dichiarato di avere aumentato la loro familiarità con i temi del turismo sostenibile in Italia. La crescita da una quota del 63% a una quota che si avvicina al 90% (87%) è veramente significativa di una forte tendenza in corso.
Overtourism e sostenibilità: le tipologie di luoghi più minacciati
Il fenomeno dell’overtourism è per tanti aspetti peculiare di nazioni come l’Italia, dove i turisti sono attratti da uno straordinario patrimonio artistico e naturalistico caratteristico di città storiche, di paesi o borghi di piccole o piccolissime dimensioni, di aree naturalistiche in grado di ospitare numeri limitati di visitatori o ospiti. Gli esempio che più frequentemente sono oggi oggetto di cronaca per i rischi di overtourism sono gli stessi luoghi che sino a qualche anno fa erano al centro dell’attenzione per la loro straordinaria capacità di attrazione di flussi turistici: Venezia e Firenze sono probabilmente le città simbolo di questo rapporto tra overtourism e sostenibilità, ma anche Roma e Napoli o centri di minori dimensioni che hanno conquistato l’attenzione di tanti turisti come Siena, Pisa, Verona, Mantova, Parma solo per fare alcuni esempi. Uscendo dai centri abitati ci sono anche località naturali che affrontano e vivono questa minaccia ormai da tempo e forse l’esempio più conosciuto è rappresentato dalle Cinque Terre liguri o come certe aree delle Dolomiti.
Molte delle cause dell’overtourism sono da ricercare in una serie di fattori che avevano singolarmente un obiettivo indiscutibilmente positivo, pensiamo alla maggiore attenzione nel mondo verso il nostro paese, alla migliore accessibilità verso le città d’arte, alla crescente propensione a includere nei percorsi turistici mete artistiche, alla migliore mobilità con ferrovie e aerei verso molti centri che possono essere raggiunti in minor tempo, a costi più bassi ma che anche per questo diventano spesso oggetto di una “toccata e fuga” da parte di un numero crescente di turisti. O ancora la facilità con cui le piattaforme di prenotazione online permettono di prenotare, acquistare e gestire i viaggi in tutte le loro dimensioni. Tanti fenomeni che portano a far crescere a volte in modo insostenibile il numero degli accessi presso molte città e località.
Le principali tipologie di rischi dell’overtourism
I rischi dell’overtourism sono sia quantitativi che qualitativi, in funzione di una serie di fattori come i flussi turistici, la loro tipologia, (turismo mordi e fuggi o turismo più stanziale) e come la tipologia di consumi che vengono stimolati o sollecitati e dunque di risorse coinvolte. Sulla base di questi e altri fattori si possono identificare alcuni dei principali effetti con cui l’overtourism colpisce le località turistiche.
La prima conseguenza che vogliamo prendere in considerazione è anche quella che manifesterà i propri effetti nel tempo e che paradossalmente rischia di far passare molte località da una situazione di overtourism a una situazione opposta di underturism e riguarda il fatto che si tratta di un fenomeno che rende difficile l’erogazione di servizi di qualità e che abbassa la qualità dell’esperienza vissuta dai turisti compromettendo l’immagine della località. L’overtourism primariamente non fa bene allo sviluppo del turismo e rischia di consumare prima di tutto l’immagine del nostro paese.
Più pragmaticamente nel momento in cui il flusso di turisti supera la capacità di ricezione di una località si celano condizioni di sovraffollamento che penalizzano tutti i soggetti che vivono quel luogo, dai turisti agli abitanti a coloro che lavorano per arrivare a comprendere anche gli stessi operatori nei settori dell’ospitalità, nella ristorazione e nei servizi ai turisti.
La comunità locale, per quanti benefici possa trarre direttamente o indirettamente dall’overtourism, vive inevitabilmente una diminuzione nella qualità della vita per ragioni legate alla mobilità, per un aumento dei prezzi indiscriminato, per le difficoltà di utilizzo di spazi pubblici che vengono messi a disposizione dei turisti. Il rischio più grande per alcune località è che la città o alcune aree perdano la loro identità e si trasformino in una sorta di “parchi a tema” dove gli abitanti rischiano di diventare ospiti indesiderati.
Un altro rischio importantissimo è legato al degrado ambientale che solitamente accompagna l’overtourism. L’eccesso nel numero di turisti provoca un aumento dei rifiuti, l’inquinamento delle acque, un maggior consumo di risorse, un aumento negli sprechi.
Overtourism e sostenibilità tra mitigazione e adattamento
Se nel caso dei cambiamenti climatici i temi legati alla mitigazione e all’adattamento climatico rappresentano due grandi dimensioni complementari, nel caso dell’overtourism sono l’espressione di due visioni spesso contrapposte. Quale che sia la prospettiva ci sono una serie di misure che possono contribuire a ridurre i rischi o a gestirne meglio gli effetti sui territori. Nell’economia delle tante soluzioni ce ne sono quattro che possono essere considerate dei punti di riferimento per il contrasto all’overtourism.
La gestione razionale dei flussi turistici in funzione della reale capacità ricettiva con misure che riducono il numero di turisti su destinazioni a rischio di overtourism. Da una parte si può ottenere questo risultato a monte indirizzando i flussi turistici verso mete alternative nel momento in cui si dispone di una reale capacità di controllo dei flussi; dall’altra si introducono misure, come la tassa d’ingresso in città, che scoraggiano il turismo mordi e fuggi.
Se la gestione dei flussi turistici può rientrare tra le misure relative alla mitigazione, l’invito a irrobustire le infrastrutture perché possano reggere l’impatto con un maggior numero di visitatori è una misura che attiene all’adattamento.
Per i turisti che arrivano, quale che sia la condizione (turism, overtourism o underturism) è in ogni caso necessario favorire una educazione e una maggiore sensibilizzazione nell’utilizzo di qualsiasi risorsa e nella lotta a qualunque forma di spreco.
Un quarta misura, anche in questo caso valida a prescindere, riguarda la sempre più evidente la necessità di ripensare al turismo con una visione di lungo periodo con politiche che siano in grado di mettere in diretta relazione l’impatto del turismo con lo sviluppo sostenibile. Una misura questa che dovrebbe favorire logiche di turismo sostenibile e unire modelli di mitigazione con logiche di adattamento.
Overtourism e sostenibilità: quale rapporto con l’ESG
Le imprese e le organizzazioni turistiche attente ai criteri ESG devono considerare con grande attenzione il rapporto tra overtourism e sostenibilità per una serie di fattori. Dal punto di vista ambientale l’overtourism porta squilibri nella gestione di risorse come acqua ed energia e richiede logiche di water management ed energy management appropriate. L’eccesso di presenze in relazione alla capacità di ricezione genera un aumento nella produzione di rifiuti, ostacoli alla mobilità, rallentamenti nella erogazione di servizi e rappresenta un impatto negativo a livello di ecosistemi territoriali.
Dal punto di vista sociale i rischi, come già sottolineato, sono da individuare nel peggioramento della qualità della vita dei residenti, in una omologazione dei centri storici che porta alla perdita di identità, anche dal punto di vista abitativo. Non ultimo la quantità di presenze comporta spesso un aumento dei prezzi che penalizza ulteriormente l’esperienza quotidiana dei residenti. Dal punto di vista della governance, infine, l’overtourism modifica le priorità stesse del buon governo sotto l’influenza di pressioni esercitate dalle possibilità di crescita economica che accompagnano l’arrivo di grandi quantità di turisti.
La necessità e la capacità dell’ESG di misurare e di valutare le tante e diverse forme di impatto e la necessità per le imprese di proiettare queste valutazioni nel tempo rappresentano un fattore che può contribuire alla identificazione di soluzioni in grado di trovare un nuovo equilibrio al rapporto tra overtourism e sostenibilità. Soluzioni che possono essere trovate solo in ottica di ecosistema con il coordinamento di tanti e diversi attori tra mondo pubblico e mondo privato.
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