Dieci importanti compagnie di assicurazione e riassicurazione in poco tempo hanno scelto di abbandonare la Net Zero Insurance Alliance (NZIA). Nomi come AXA, Allianz, SCOR e Swiss Re hanno rivisto il loro impegno rispetto all’associazione. La scelta di Lloyd’s e QBE ha contribuito a rendere ancora più rilevante questa tendenza. Considerando che sino a poco tempo fa l’alleanza rappresentava circa il 15% del volume mondiale dei premi assicurativi, con l’uscita di sei degli otto firmatari fondatori a soli due anni dalla costituzione ci si pone qualche interrogativo sugli sviluppi futuri.
Se si prende come fonte il sito web della Net Zero Insurance Alliance si vede che l’alleanza conta oggi 17 membri, con nomi di grande importanza come Aviva e Generali. Una prima chiave di lettura del fenomeno tende a considerare che i nomi che hanno scelto di abbandonare NZIA sono di realtà con maggiore esposizione sul mercato americano, dove il movimento definito come “anti-ESG” ha assunto una sorta di dimensione politica.
Una divergenza di visioni sul percorso verso la sostenibilità
Ma perché le principali compagnie di assicurazione hanno deciso di ritirarsi dalla Net Zero Insurance Alliance?
Una di queste compagnie ha dichiarato di lasciare per “continuare il proprio percorso di sostenibilità individuale”. Una dichiarazione che non offre molti dettagli, ma una lettera inviata alla Net Zero Insurance Alliance solleva la preoccupazione che alcuni obiettivi climatici delineati dalla NZIA possano potenzialmente violare le leggi antitrust statali e federali. NZIA spinge le compagnie assicurative e i loro clienti a ridurre rapidamente le emissioni, con un conseguente aumento dei costi che si ripercuote sui consumatori.
Il contesto è caratterizzato da una serie di pressioni politiche e legali. Una ulteriore motivazione viene individuata nella severità dei requisiti richiesti per far parte della NZIA. Secondo le attuali regole di adesione, tutti gli assicuratori sono tenuti a raggiungere uno dei cinque obiettivi obbligatori entro il primo anno e tre entro i tre anni successivi. Proprio la scorsa settimana, prima di annunciare la sua uscita, il CEO di una delle aziende che hanno scelto di abbandonare l’organizzazione aveva espresso le sue preoccupazioni, sottolineando la necessità di regole di adesione meno restrittive.
Una riflessione in corso sulle modalità di collaborazione per affrontare il climate change
Questo fenomeno potrebbe rappresentare un ostacolo negli sforzi di collaborazione all’interno del settore assicurativo. Potrebbe essere considerato un passo indietro verso un approccio collaborativo al raggiungimento degli obiettivi stessi. Inoltre, negli ultimi due anni, la NZIA ha fornito un valido supporto nello sviluppo di strumenti e metodologie a sostegno del clima.
Le vicissitudini vissute da NZIA stanno sollevando una serie di dubbi sulla credibilità e l’efficacia dei gruppi di collaborazione. Gli obiettivi e il metodo adottato da queste organizzazioni stanno creando potenziali perdite a livello commerciale negli Stati Uniti o possono generare reali rischi legali. Appare però fondamentale che la comunità finanziaria e assicurativa sia nella condizione di mantenere e anzi rafforzare i propri impegni in materia di clima.