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Mignanelli, Cerved: ESG intelligence da Algo-firm per la creazione di nuovo valore

Un approccio e una strategia che vanno oltre le tradizionali logiche data driven con uno sviluppo su tre livelli: la gestione dell’ecosistema dei dati, la creazione di score per estrarre dai dati segnali utili al business e una piattaforma di servizi che trasformano a loro volta i segnali in insight per le decisioni aziendali. A confronto con Andrea Mignanelli, CEO Cerved

Pubblicato il 03 Apr 2023

Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved Group

Uno dei tanti meriti dell’ESG è probabilmente quello di aver fornito stimoli per attuare un salto di qualità rispetto alle tradizionali logiche data driven. Un merito, se così lo si può definire, che è nello stesso tempo una sfida con la quale si aprono le porte alla creazione di nuove forme di valore, ma che necessita di lavorare in modo inedito e innovativo sui dati.

L’altro merito dell’ESG è quello di aver allargato l’orizzonte delle imprese che possono conquistare un vantaggio competitivo (o proteggere quello che hanno costruito) grazie all’intelligence sui dati. Ed è proprio sulla relazione tra conoscenza basata sui dati e ricerca e individuazione di nuovo valore che ESG360 ha voluto confrontarsi con Andrea Mignanelli, CEO di Cerved, realtà impegnata da tempo in un percorso strategico volto alla creazione di servizi innovativi espressamente pensati per aumentare gli asset di conoscenza in favore della competitività di ogni azienda.

Iniziamo da una “provocazione”: perché sostiene che parlare di un approccio data driven è oggi obsoleto? Perché preferisce definire Cerved una algo-firm?

Da diversi anni abbiamo sviluppato la narrativa di Cerved prevalentemente in chiave data driven. Riteniamo che questo sia stato e sia tuttora fondamentale per una realtà come la nostra che vive di dati, ma vogliamo puntare l’attenzione su un percorso che sta andando oltre questa dimensione. Oggi vediamo la nostra essenza di data company su tre livelli: partiamo dal lavoro strategico finalizzato allo sviluppo di un grande ecosistema dei dati, che grazie all’ESG vive oggi una sostanziale evoluzione anche in termini di nuove fonti.

Sopra questo ecosistema si appoggia un livello che possiamo definire di “score” con una serie di algoritmi, strumenti, servizi e competenze a cui è affidato il compito di estrarre segnali dai dati, di individuare evidenze e di aprire nuovi percorsi di conoscenza e di business.

Al terzo livello collochiamo la realizzazione e la delivery di prodotti e di servizi che trasformano i segnali in insight che permettono alle imprese di prendere decisioni e di agire.

 

Tre livelli per andare oltre la logica data driven, per quale motivo e con quali prospettive?

Diciamo che nella nostra strategia ci sono appunto tre layer fondamentali: i dati, gli “score” e i prodotti di intelligence. I motivi di questa interpretazione del mercato sono diversi, ne cito uno sul quale riflettiamo da tempo: il dato è destinato in futuro a diventare una commodity. In molti casi è già così. Il valore non deriva dalla “sua proprietà”, ma dalla capacità di estrarne il significato in relazione al contesto nel quale è collocato, ovvero dall’abilità di metterlo in connessione con altre forme di conoscenza. A nostro avviso questo valore arriva dall’attitudine a elaborare e mettere a disposizione specifici score che facilitano l’individuazione dei segnali. Il passaggio successivo nella nostra visione è rappresentato da prodotti e servizi che permettono di agire su questi segnali trasformandoli in azioni. Servizi, voglio aggiungere, che sono pensati per essere alla portata di tutte le aziende, anche di quelle più piccole.

 

Andiamo con ordine. Cerved è conosciuta soprattutto per i servizi al mondo delle banche. Adesso parliamo di servizi a “tutte” le imprese?

Cerved ha certamente un rapporto privilegiato con il mondo bancario, ma dobbiamo pensare che la nostra azienda “trasforma dati in conoscenza”, e mette a disposizione servizi e strumenti sia per “difendere” il business sia per svilupparlo.

Cerved nasce come una realtà che aiuta a gestire il rischio di credito e sulla base di queste competenze e degli score che abbiamo elaborato è maturata la consapevolezza che si poteva portare valore anche nella gestione di altri tipi di rischio e nella individuazione di nuove opportunità. In questo senso le banche sono per noi un interlocutore fondamentale, ma serviamo anche migliaia di imprese.

Grazie a un punto di congiunzione tra Risk management e ESG?

Certamente il tema della rilevazione dei nuovi rischi e della loro gestione è fondamentale per l’ESG. Possiamo dire che è uno dei suoi presupposti. L’altro passaggio, semplificando ovviamente al massimo questa evoluzione, sta nella consapevolezza che gli stessi dati, in ragione delle competenze maturate e con adeguati investimenti in innovazione digitale, possono essere oggetto di una ulteriore analisi e interpretazione e consentono di offrire insight anche di natura commerciale. Ad esempio aiutando le imprese a comprendere più a fondo le dinamiche dei mercati di riferimento, per servire meglio i clienti esistenti o per trovarne di nuovi.

La possiamo definire come una evoluzione dalla gestione dei rischi al digital marketing?

Possiamo dire che si tratta di utilizzare la capacità di intelligence che abbiamo sviluppato e consolidato non solo per intercettare e gestire i rischi, ma anche per individuare aree di sviluppo. Rischi e opportunità rappresentano due dimensioni che – grazie a un grande lavoro sui dati – non sono più così lontane come potevano essere in passato. Partendo anche da questa convinzione abbiamo creato la divisione Digital Marketing che affianca l’area Risk Management. In queste aree abbiamo sviluppato dei set di prodotti che assolvono ai bisogni delle principali personas che esprimono questi bisogni, come il Chief Risk Officer, ma anche come il Chief Commercial Officer, che nelle sue attività di sviluppo della rete deve disporre di dati sempre più accurati e precisi per individuare nuovi target, o ancora, guardando al mondo corporate, come il Chief Procurement Officer, una figura che sta assumendo una crescente importanza in ottica ESG.

Entriamo appunto nel merito dei servizi relativi al mondo ESG: come avete affrontato questa prospettiva?

Siamo prima di tutto molto attenti, come azienda, al raggiungimento dei nostri target ESG, nella misurazione e nella comunicazione. Abbiamo anche attivato un sistema di incentivi per il management e siamo cresciuti molto grazie a una focalizzazione sui temi legati al benessere delle persone e alle aziende che serviamo.

Guardando invece al nostro ruolo di “attori” dell’ESG, siamo partiti dal presupposto che intendiamo dare un contributo su queste tematiche fornendo al sistema Paese strumenti e conoscenze per crescere in maniera sostenibile.

Rispetto alle metriche sul credito che sono consolidate da decenni, l’ESG sta ponendo temi nuovi. C’è un grandissimo lavoro da fare e ci stiamo impegnando a portare negli ambiti dell’ ESG tutto il rigore metodologico che abbiamo sviluppato negli score creditizi. All’interno del Gruppo infatti abbiamo un’agenzia di rating abilitata da ESMA (European Securities and Markets Authority), la Cerved Rating Agency, specializzata sia nella valutazione del merito di credito delle imprese che nella misurazione del loro grado di sostenibilità.

Quest’anno, poi, abbiamo raggiunto un livello di informazioni storiche tali da permetterci di iniziare a tracciare le correlazioni tra merito creditizio e merito ESG. A questo proposito abbiamo prodotto una analisi pubblica mettendo in evidenza come le imprese attive sul mondo ESG siano anche meno esposte ai rischi.

 

 

Che ruolo svolge la tecnologia e l’Intelligenza Artificiale in particolare?

È molto importante e ci stiamo lavorando da tempo: disponiamo di un engine molto potente che insiste su un sistema in continua evoluzione, con un importantissimo sforzo che vede l’integrazione di dati da tante fonti diverse, espressione di un valore strategico unico rispetto a tutti gli altri attori.

 

Quale?

Noi lavoriamo su dati certificati e riteniamo che questo rappresenti una differenza sostanziale in termini di precisione e di affidabilità.

E dal punto di vista organizzativo?

Questo è un altro fattore distintivo che attiene alle competenze. Abbiamo un Data Innovation Team che fa scouting di nuovi data set e che ha il compito di validarli collegandoli alle nostre chiavi univoche per aumentare – ogni volta – il nostro sistema di relazioni.

Dunque: intelligenza, dati e capacità di sviluppare e consolidare relazioni?

Volendo riassumere, il nostro modello prevede: intelligenza di mercato rispetto alle istanze dei clienti, capacità di innovazione in termini di R&D sui dati e sulle tecnologie, più altri due fattori chiave che riteniamo stiano facendo la differenza.

 

Quali sono?

La user experience e la capacità di creare e gestire nuovi workflow. I nostri prodotti si “guidano” senza che sia necessario leggere il “libretto delle istruzioni”. Sono accessibili, intuitivi e coinvolgenti. Per questo siamo nella condizione di abilitare, ad esempio, il mondo creditizio a rivolgersi alle realtà che hanno bisogno di questi servizi ma non sono in grado di sfruttarne le opportunità.

Quello dei digital workflow, in particolare, è uno degli asset su cui Cerved può contare in ragione dell’appartenenza al gruppo ION. Una realtà questa che ha digitalizzato i critical workflow nel cash management, nella gestione delle commodity e che conta su esperienze e skill che aumentano le potenzialità di Cerved anche nelle attività di sviluppo verso il mondo delle PMI, dove vediamo grandi occasioni di incremento e dove riteniamo sia premiante la capacità di rendere questi strumenti sempre più semplici e accessibili.

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