La sostenibilità è un processo profondo di trasformazione nel modo di produrre e di pensare il lavoro, che risponde a una crisi strutturale del sistema socioeconomico e istituzionale globale, come segnalano, ad esempio, gli eventi climatici estremi sempre più frequenti e i fenomeni migratori che caratterizzano diverse regioni del mondo.
Questa necessità complessiva impatta direttamente sulle imprese e i loro modelli di business, in modo progressivamente sempre più rilevante e sempre meno eludibile, sotto un triplice spinta: quella regolatoria, quella del mondo finanziario e, infine quella del mercato, per il cambiamento della sensibilità dei consumatori e per l’effetto moltiplicativo delle grandi filiere industriali su tutte le imprese che ne fanno parte.
La spinta della rendicontazione nello sviluppo dell’ESG
Le dimensioni della sostenibilità sono riassunte nell’acronimo ESG (Environmental, Social, Governance) e le aziende, a partire da quelle quotate ma in prospettiva la maggioranza delle imprese con la sola esclusione delle micro-imprese, sono tenute a rendicontare secondo un quadro legislativo sempre più vincolante e standard internazionali o, nel caso europeo, predisposti dalla EU (ESRS: European Sustainability Reporting Standard) in chiave di criteri ESG per lo sviluppo di rating ESG
Nei temi relativi alla “E” sono inclusi quelli relativi al controllo e alla riduzione delle emissioni, alla gestione dei rifiuti e all’inquinamento e, infine, alla biodiversità e alla tutela dell’ambiente naturale.
I temi di natura Sociale (la “S”) comprendono le questioni relative al rapporto di lavoro, alla equità e alla non discriminazione, alla tutela dei diritti dell’uomo, al contrasto del lavoro minorile, alla corretta gestione di clienti e fornitori e del rapporto commerciale, inclusi i temi relativi alla privacy, alla cybersecurity e alla correttezza delle pratiche commerciali.
Infine, il principio di Governance (la “G”) definisce i criteri di gestione aziendale che comprendono le logiche legate alla retribuzione dei dirigenti in riferimento alle performance ESG, il rispetto dei diritti degli shareholder, la trasparenza delle decisioni strategiche e delle scelte aziendali e il rispetto delle minoranze e delle diversità.
Il perimetro di riferimento è più ampio di quello dell’azienda stessa, ma dovrà includere sempre più l’intera value chain.
Qual è il rapporto di tutto questo con la trasformazione digitale che, negli stessi anni, sta attraversando le imprese trasformandole in profondità?
Una risposta approfondita richiederebbe un’analisi che va al di là degli obiettivi di questo articolo ma, in sintesi, possiamo ricondurre questo rapporto a due macro dimensioni:
- Il digitale come abilitatore essenziale della trasformazione sostenibile: sia nell’innovazione dei processi produttivi e distributivi per renderli più sostenibili, sia nella capacità di garantire la governance della imponente ed eterogenea mole di nuovi dati necessari per misurare la sostenibilità e rendicontare secondo gli standard;
- La sostenibilità del digitale stesso, nei suoi impatti ambientali, connessi al consumo di energia e di materie prime (metalli rari), nella gestione del ciclo di vita dei prodotti e delle infrastrutture che consentono la gestione dei sistemi informativi aziendali, nella tutela del diritto fondamentale alla protezione dei dati personali e per la sicurezza e nella necessità di governance dei processi di innovazione digitale per assicurarne la coerenza con gli obiettivi di sostenibilità.
Soluzioni digitali per la trasformazione sostenibile
Sono numerosissimi gli esempi di come il digitale sia davvero il principale abilitatore di nuovi modelli di business e di pratiche industriali e commerciali più sostenibili. Non perché il digitale in sé non consumi energia e risorse, ma perché consente soluzioni complessivamente più sostenibili sia sotto il profilo ambientale che sociale ed efficaci strumenti di governance.
L’implementazione di questi aspetti è stata agevolata dalle nuove tecnologie, come per esempio l’utilizzo di sensori, di strumenti IoT e di Cloud Computing, che permettono di raccogliere e analizzare grandi quantità di dati e rendono possibile identificare dove si verificano più sprechi a livello dei sistemi industriali. Questo rappresenta un possibile esempio di come il digitale possa avere un impatto positivo sulla sostenibilità e aiuti le aziende a ridurre gli sprechi all’interno dei processi di business.
Focus Environmental
Il primo pilastro tratta il tema Environment che si identifica in quattro aspetti principali riguardanti le azioni che vengono adottate da tutti gli attori della catena di fornitura. In particolare, riguardano l’utilizzo di architetture sostenibili, fonti di energia rinnovabile e il prolungamento del ciclo di vita delle risorse aziendali. Il tema environment viene implementato dalle organizzazioni tramite attività specifiche per l’aumento del ciclo di vita dei device e, per esempio, azioni che mirano a introdurre software di controllo di processi al fine di minimizzare gli sprechi.
Focus: Social
Il secondo pilastro definisce la tematica Social, che si identifica in tre ambiti che riguardano la sostenibilità sociale nei confronti dei dipendenti, dei clienti e di tutto l’ecosistema in cui opera l’azienda nella forma di un vero e proprio purpose aziendale. Molti aspetti correlati alla leva sociale devono essere rispettati dalle aziende per motivi di tipo normativo, per esempio customer privacy, data security o il grande tema dell’accessibilità per evitare che siano penalizzate categorie sociali portatrici di disabilità. Infine, non deve essere dimenticato il ruolo di abilitatore fondamentale che il digitale svolge rispetto a pratiche come lo Smartworking che hanno trasformato il modo di lavorare con impatti significativi, anche se non univoci, sui consumi, sulla flessibilità degli stili di vita e sulle opportunità di lavoro connesse al luogo di residenza.
Focus: Governance
Il pilastro Governance è l’ultimo dei tre criteri esposti precedentemente. Su questo piano la trasformazione digitale delle imprese impone di adeguare e integrare i modelli di controllo e di governance dei processi aziendali ed impatta anche sulle modalità con cui è possibile assicurare l’applicazione dei principi etici su cui l’azione dell’impresa si basa: un caso su tutti è il dibattito sull’utilizzo etico della tecnologia che l’avvento di forme nuove di Intelligenza Artificiale ha portato dai laboratori di ricerca al cuore delle imprese più avanzate. Infine, l’intensa spinta alla esternalizzazione di parti significative dei processi produttivi e commerciali impone di ripensare la governance delle relazioni con la value chain e gli strumenti che ne possono garantire l’efficacia.
L’IT per la sostenibilità
Un ultimo tema di assoluto rilievo riguarda il ruolo che l’IT aziendale e i sistemi informativi possono e devono svolgere per sostenere la trasformazione sostenibile dell’azienda.
Non può sfuggire come quest’ultima, con tutti i nuovi obblighi di rendicontazione che comporta, imponga di rilevare, misurare e rendicontare pubblicamente, in modo formalmente adeguato, nuove classi di informazioni che oggi non vengono tracciate e, quando richieste, danno origine a affannose e improvvisate rincorse che producono fogli excel che, al meglio, ne costituiscono un proxy.
Un’ implicazione non trascurabile della trasformazione sostenibile è infatti l’estensione del modello dei dati aziendali e ha come conseguenza la necessità di rivederne la governance, per garantire a tutte le informazioni richieste dagli standard di legge o di mercato il livello di qualità, di affidabilità e di comparabilità che le normative applicabili e gli stakeholder richiedono.
Le conseguenze per i sistemi informativi sono importanti e questo trasforma il CIO in uno degli attori essenziali per governare la trasformazione sostenibile e i fornitori degli strumenti applicativi un interlocutore che può agevolare o ritardare il processo.
In qualche modo, siamo all’inizio di una fase che ricorda l’affermarsi dei primi ERP, tra gli anni ‘90 e primi anni 2000.
Di conseguenza, la Direzione IT può avere un ruolo fondamentale all’interno dell’organizzazione per il raggiungimento degli obiettivi strategici di sostenibilità. Infatti, con lo sviluppo di applicativi e sistemi informativi specifici è possibile ottimizzare i processi di business riducendo gli sprechi e mettere a terra iniziative strategiche legate alla sostenibilità.
La Direzione IT svolge quindi un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei criteri ESG in azienda, perché apporta valore alle iniziative di business evolvendo in maniera sostenibile le tecnologie a supporto e monitora costantemente il raggiungimento degli obiettivi strategici tramite tool di Data Management e la reportistica associata.
Conclusione
Spesso il percorso della sostenibilità in azienda inizia altrove rispetto alle direzioni dei sistemi informativi o ai responsabili della trasformazione digitale che sentono la trasformazione sostenibile come un cambiamento che li riguarda solo marginalmente.
È invece necessario e urgente che il CIO, il CISO, l’innovation manager siano attori proattivi del processo di trasformazione sostenibile e che se ne sentano corresponsabili in prima persona.
Questo consentirà di allocare correttamente le risorse e di dare risposte adeguate e tempestive, di costruire una competenza che si affermerà come parte essenziale del bagaglio professionale dei CIO del futuro, oltre a far sentire i professionisti dell’IT parte attiva di un cambiamento che interessa direttamente la vita di ciascuno di noi.
Articolo originariamente pubblicato il 23 Giu 2023