La discussione e la promozione del ruolo del digitale a favore della sostenibilità è ormai un movimento di pensiero consolidato e convergente: la trasformazione digitale e la transizione verso la sostenibilità – sebbene di natura diversa e soggette ciascuna a una dinamica propria – evidenziano forti sinergie nel loro abbinamento ossia la capacità di rafforzarsi a vicenda.
Il digitale per la sostenibilità nel ruolo delle twin transition
Della combinazione delle due transizioni – la cosiddetta “twin transition” – se ne è iniziato a parlare in modo consistente a partire dal 2019/2020: il World Economic Forum (ha pubblicato un documento di linee guida e un manuale), la Global Enabling Sustainability Initiative (GeSI, la partnership strategica del settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione ha prodotto il report Digital with Purpose) per passare alle indicazioni strategiche della Commissione Europea (con la Relazione di previsione strategica 2022 – in merito all’abbinamento tra transizione verde e transizione digitale nel nuovo contesto geopolitico ed il Green Digital Act) e poi arrivare all’ultima pubblicazione del 2023 dello United Nations Development Programme (UNDP) con il documento “SDG Digital Acceleration Agenda” che sancisce ed in un certo senso ufficializza il ruolo cruciale delle tecnologie digitali per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.
Ed anche in Italia ci stiamo muovendo grazie principalmente ad associazioni ed università quali l’associazione Sloweb, la Fondazione Sostenibilità Digitale, l’Osservatorio “Digital & Sustainable” del Politecnico di Milano School of Management e le edizioni del Green & Blue Festival.
Il digitale per la sostenibilità: cosa significa esattamente
Le tecnologie digitali quindi abilitano, supportano e/o accelerano la sostenibilità nelle dimensioni sia ambientale sia sociale …ma concretamente cosa significa?
Nella dimensione “ambientale” il contributo del digitale alla sostenibilità è acclarato e si sta diffondendo rapidamente principalmente grazie alla capacità di raccogliere dati in tempo reale e in forma granulare (si veda: Kupers R., et al., Enabling business decisions that integrate Natural Capital. Learning from a complex systems perspective, ICAEW per Natural Capital Coalition, 2015, n.d.r.) abbinata alla capacità di analisi, correlazione ed interpretazione di dati eterogenei. Tali capacità consentono di rendere efficiente e produttivo l’uso delle risorse, abilitare modelli on demand/just-in-time, garantire reattività nel monitoraggio e ripristino secondo schemi circolari, assicurando velocità nel decision-making e comprendendo il profilo di consumo così da abilitare progettazioni di prodotti/processi sostenibili e micro-transazioni più efficienti, produttive e commerciali.
Diviene possibile attivare le cosiddette politiche di precisione (si veda: Azzone G., A. Balducci, P. Secchi, Infrastrutture e Città. Innovazione, coesione sociale e digitalizzazione, cit. n.d.r.), che aiutano a identificare e comprendere i fabbisogni specifici di diversi segmenti della popolazione o, al limite, di singoli individui o della natura stessa, e di progettare politiche di precisione in grado di rispondere a queste necessità in modo molto più personalizzato e preciso di quanto avviene tradizionalmente – garantendo livelli avanzati di trasparenza, tracciabilità e certificazione nelle filiere e nei settori.
Uno sguardo alla dimensione sociale
Per quanto concerne la dimensione “sociale” (denominata spesso “Digital Social Innovation”) il contributo del digitale alla sostenibilità è meno consolidato e copre molteplici aspetti. Si possono riscontrare due prospettive (complementari).
In primo luogo il digitale – abilita nuovi modi per connettersi, condividere, comunicare e collaborare – supera barriere geografiche, culturali, sociali reinventando il modo in cui la società opera e genera soluzioni aperte ed accessibili che acquisiscono valore quando più utenti le usano ed il sistema cresce (network effect) (si veda: Srnicek N., Platform Capitalism, Polity Press, Cambridge 2017 n.d.r.) – soluzioni terminologicamente caratterizzate da applicazioni con prefissi quali “open” e “crowd” – ad esempio, open data e crowdsourcing.
In secondo luogo la possibilità di contribuire a risolvere problemi legati in termini generali allo “human well-being” – declinato in temi rilevanti quali il rispetto dei diritti umani, l’eliminazione delle disuguaglianze, la garanzia di condizioni di vita e di lavoro dignitose, l’inclusione, la diffusione dell’istruzione – facendo leva su un mix di tecnologie digitali che combina l’analisi dei dati con le tecnologie di collaborazione.
In sintesi potremmo dire che le tecnologie digitali ci aiutano a salvaguardare la risorsa naturale che sta diminuendo (l’ambiente) ed a rafforzare la risorsa naturale che sta invece aumentando (le persone) – in modo coerente ali Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.
SDG Digital Acceleration Agenda come punto di riferimento
E proprio l’United Nations Development Programme (UNDP) ha pubblicato a Settembre 2023 il documento “SDG Digital Acceleration Agenda” in cui viene analizzato e chiarito il ruolo cruciale delle tecnologie digitali per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Agenda 2030): in particolare viene evidenziato come le tecnologie digitali ne possono supportare il raggiungimento in termini di contributo positivo e di accelerazione (“Digital as a catalyst for the SDGs”) verificando sul campo l’effettivo impatto e valutando le modalità con cui le tecnologie digitali, consolidate o all’avanguardia, sono in grado di produrre un impatto trasformativo positivo.
Considerando che già molte aziende stanno utilizzando gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per definire e comunicare il loro impegno per lo sviluppo sostenibile, la SDG Acceleration Agenda può costituire una valida indicazione di “alto livello” di come orientare ed utilizzare le tecnologie digitali a favore dei propri impegni per la sostenibilità. Diciamo di “alto livello“ perché è fondamentale declinare operativamente tali linee guida generali per renderle efficaci in azienda, evitando che sia solo un esercizio di stile.
Le tre misure chiave del digitale per la sostenibilità
Questo significa in buona sostanza adottare tre misure essenziali:
- esplicitare nella strategia aziendale sia l’impegno per la sostenibilità sia il ruolo del digitale integrando sostenibilità e digitale nelle decisioni aziendali – partendo dal board – con la coscienza che il vantaggio competitivo non può essere di lungo termine, se non integra il rafforzamento sinergico delle diverse forme di capitale “intangibili” presenti in azienda (natural social, human) con quelli tipicamente “tangibili” (financial, operational) per cui spesso il digitale è la “terra di mezzo”;
- valutare concretamente le opportunità offerte da sostenibilità e digitale nel revisione e/o ri-disegno del modello di business e dei processi aziendali partendo dalle priorità emerse in sede di analisi dei temi rilevanti – “guardando fuori” dall’azienda (coinvolgendo stakeholders e valutando le opportunità sul mercato) e “gestire dentro” (attribuendo valore alla gestione integrata dei nuovi rischi ambientali ed adottando flussi informativi/modelli decisionali diversi) abilitati dal digitale;
- predisporre le opportune competenze e gli idonei comportamenti per la duplice transizione a tutti i livelli dell’azienda – anche se con profondità e contenuti ovviamente differenti – secondo un percorso di awareness, capability, engagement.
Ultima doverosa considerazione: solo effetti positivi del digitale per la sostenibilità? Purtroppo no: da non dimenticare comunque il “dark side of the moon” del digitale ossia l’impatto carbonico del settore ICT che attualmente rappresenta il 3,9% delle emissioni globali ma che potranno salire al 14% nel 2040. Ma questa è un’altra storia…