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Rinnovabili: un investimento che piace anche al CFO e all’ESG

L’energy management e gli investimenti in rinnovabili sono passati da semplice tendenza a vera esigenza aziendale, volta ad aumentare l’efficienza energetica, a ridurre al minimo le emissioni di CO2 e a rafforzare la reputazione. Il confronto con Stefano Gasparini, CEO di Innovatec Power

Pubblicato il 30 Ott 2023

rinnovabili

Il mercato delle energie rinnovabili, che nel 2022 ha registrato un record di capacità superando i 300 GW secondo il World Energy Transitions Outlook 2023, è destinato a crescere. Le tendenze normative mostrano una sempre maggiore attenzione degli organi istituzionali verso questo tipo di energia, la quale riveste un ruolo cruciale dal punto di vista della sostenibilità, della riduzione dei costi e dell’efficientamento energetico dei sistemi economici nazionali.

In questo contesto, sono le tecnologie eoliche e solari a rappresentare un asset strategico per le imprese, dato il potenziale per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e la possibilità di fornire soluzioni modulabili secondo esigenze specifiche.

L’interesse verso queste tecnologie viene rafforzato anche dallo scenario geopolitico globale, in cui è emerso il ricorso alle rinnovabili come passo essenziale per garantire l’indipendenza energetica e contrastare la fragilità dei mercati di energie fossili – spesso soggetti a forti oscillazioni dei prezzi delle materie prime. Pertanto, le necessità economiche e l’attuale panorama di mercato – in cui la stessa crisi energetica e climatica globale giocano un ruolo di primo piano – evidenziano l’urgenza di accelerare la transizione verso l’energia pulita.

Il ruolo attuale e futuro degli investimenti nelle rinnovabili

Il panorama degli investimenti nel settore delle energie rinnovabili sta vivendo un momento storico, come sottolineato dall’incremento di 1.3 trilioni di dollari investiti nel 2022 in tecnologie per la transizione energetica (inclusi interventi di efficientamento) nel report Global Landscape of Renewable Energy Finance del 2023. Nonostante ciò, per tenere il passo verso l’obiettivo di contenimento dell’aumento della temperatura globale a 1.5°C, gli investimenti annuali dovrebbero almeno quadruplicare.

Fonte: Annual global investment in renewable energy, energy efficiency and other transition-related technologies, 2015-2022, IRENA, Global Landscape of Renewable Energy Finance, 2023.

Analizzando la composizione attuale del mercato, si evidenzia un investimento senza precedenti di 500 miliardi di dollari nelle energie rinnovabili, sebbene ciò rappresenti meno di un terzo dell’investimento medio annuo necessario. Tale flusso, seppur significativo, non sta procedendo alla velocità necessaria per accelerare il progresso verso l’accesso universale all’energia, con particolare riguardo alle soluzioni off-grid che nel 2021 hanno raccolto soltanto mezzo miliardo di dollari rispetto ai 2.3 necessari.

Di fronte a questo scenario e data la spinta normativa dovuta all’avvicinarsi delle deadline per il raggiungimento degli obiettivi 2030 e 2050, le opportunità di investimento e innovazione sono in forte crescita. Lo sottolinea Stefano Gasparini, CEO di Innovatec Power, società parte del gruppo Innovatec che si occupa di progettazione, fornitura e realizzazione di impianti fotovoltaici per l’efficientamento energetico aziendale: “la misura dell’investimento necessario a colmare il gap per il raggiungimento degli obiettivi comunitari apre nuovi orizzonti per gli investitori e promette una spirale virtuosa di innovazione che gioverà ai diversi stakeholders coinvolti nella catena del valore delle energie rinnovabili”.

Rinnovabili, la spinta regolamentare all’adozione del fotovoltaico aziendale

Anche la regolamentazione gioca un ruolo importante nel favorire l’adozione delle energie rinnovabili. L’Unione Europea sta promuovendo l’utilizzo di energie rinnovabili, tra cui il fotovoltaico, attraverso una serie di normative. La Direttiva sulle energie rinnovabili 2018/2001, recentemente revisionata (RED III) a marzo 2023 a causa degli sviluppi geopolitici tra Russia e Ucraina e con l’obiettivo di accrescere l’indipendenza energetica da fonti fossili, stabilisce un nuovo obiettivo per l’incremento di almeno il 42.5% dello share di energie rinnovabili nell’energy mix dell’Unione entro il 2030.

Parallelamente, con il Green Deal, l’UE fa un ulteriore passo avanti: punta a rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Assieme alle necessità di reporting, imposte con normative come la Corporate Social Responsibility Directive (CSRD) o la Dichiarazione non finanziaria (DNF), questi obiettivi definiscono un quadro sfidante che spinge verso una maggiore adozione del fotovoltaico. La normativa però non comporta solo obblighi, bensì può rappresentare anche un vantaggio sostanziale per le aziende.

Il valore dell’energia solare per la finanza aziendale e la sostenibilità

Nel breve periodo, i benefici economici si concretizzano principalmente in un risparmio sui costi energetici, grazie alla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili, caratterizzati da prezzi soggetti a fluttuazioni. Questo permette di mitigare le spese relative al riscaldamento, raffreddamento ed elettricità, delineando un quadro economico più stabile.

Proiettando lo sguardo verso il medio e lungo termine, gli investimenti su impianti alimentati a energia solare rappresentano una leva di valorizzazione degli immobili essendo, al contempo, una scelta sostenibile e di lunga durata, data la minima manutenzione richiesta da tali impianti, comportando così in un risparmio ulteriore sui costi di gestione.

“Il passaggio alle rinnovabili può richiedere l’utilizzo di ingenti capitali per il setup degli impianti produttivi ma, con la diminuzione dei costi delle tecnologie fotovoltaiche e l’aiuto dato dagli sgravi fiscali, attuare la transizione rappresenta un investimento redditizio che può garantire benefici e risparmi sia nel breve che nel lungo periodo”, sostiene Gasparini.

Andando più nello specifico sul fotovoltaico, poi, i dati dell’International Energy Agency (IEA) rivelano una certa espansione del mercato italiano e, secondariamente, europeo. I prezzi elevati dell’elettricità hanno infatti rafforzato la competitività del fotovoltaico e diversi Paesi hanno attuato politiche per facilitare il ricorso al fotovoltaico in linea con gli impegni – nazionali e comunitari – di sovranità energetica.

Come riporta l’IEA, il mercato fotovoltaico europeo ha mostrato una forte crescita con 39 GW installati, guidata dalla Spagna (8,1 GW) e, nelle posizioni successive, da Germania (7,5 GW), Polonia (4,9 GW) e Paesi Bassi (3,9 GW). Questa crescita è spinta dal calo dei costi dei pannelli solari, dagli incentivi pubblici e dalla maggiore consapevolezza sull’importanza delle energie rinnovabili. In Italia, gli impianti fotovoltaici hanno raggiunto un nuovo record di installazione, passando da 76.000 unità nel 2009 a circa 900.000 nel 2022, grazie anche alle favorevoli condizioni climatiche del Belpaese.

Le rinnovabili dal punto di vista del CFO

L’accesso a diversi incentivi economici fa poi la differenza per investire nell’installazione di un impianto fotovoltaico. Attraverso il meccanismo del Credito di Imposta, ad esempio, è possibile far fronte ai costi relativi all’acquisto e all’installazione degli impianti: l’ammontare dell’incentivo varia a seconda del fatturato aziendale e dell’importo dell’operazione, con differenti modalità di erogazione. D’altro canto, l’Ecobonus è un incentivo sotto forma di detrazione IRPEF, finalizzato alla riqualificazione energetica degli immobili: il provvedimento è destinato a cittadini e imprese con un’agevolazione del 50% o del 65% a seconda della natura dei lavori effettuati.

Tali incentivi fiscali, uniti ai vantaggi economici precedentemente descritti, delineano un quadro complessivo alquanto favorevole per il settore, sottolineando come la transizione verso un modello energetico più sostenibile e rinnovabile rappresenti una scelta proficua, sia dal punto di vista economico che ambientale.

“Ragionando in maniera strategica e abbracciando una visione di medio-lungo periodo, con la crisi climatica in corso e la transizione energetica che inevitabilmente dovrà subire un’accelerazione, investire in soluzioni energetiche rinnovabili rappresenta un’opportunità chiave per mitigare il rischio operativo legato all’approvvigionamento energetico e giocare d’anticipo rispetto al mercato garantendo un vantaggio competitivo sulla concorrenza, riducendo i costi grazie alla spinta finanziaria pubblica dovuta alla regolamentazione”, queste le parole di Gasparini.

La sinergia tra obiettivi finanziari ed ESG

In questo contesto, la transizione verso un’energia più pulita non è più vista come un’opzione ma come un imperativo, una vera e propria bussola che guida le decisioni strategiche in un mercato sempre più attento alle performance ESG aziendali.

Le rinnovabili, quali l’energia solare ed eolica, sono risorse preziose per mitigare l’impatto delle emissioni di gas serra. Un dato eloquente emerge quando si analizza il potenziale di un megawattora (MWh) di energia solare fotovoltaica, che può ridurre le emissioni di circa 0,53 tonnellate di CO2 rispetto alle fonti energetiche tradizionali.

Non è un caso che i costi di installazione degli impianti rinnovabili siano diminuiti considerevolmente nel corso dell’ultimo decennio, rendendo questi investimenti sempre più accessibili e convenienti. “La riduzione del 70% del costo medio per watt installato di un impianto fotovoltaico tra il 2010 e il 2020 è un indicatore di come la tecnologia abbia raggiunto una maturità tale da poter competere sul piano economico con le fonti energetiche tradizionali”, commenta Gasparini.

Fonte: IEA, Average prices for selected technologies, 2014-2022.

L’aspetto economico non può essere dunque trascurato. L’integrazione di tecnologie adeguate è essenziale per ridurre ulteriormente il consumo di energia, abbattendo sia i costi che le emissioni. Ma non solo: progetti ben congegnati possono anche condurre all’acquisizione di crediti di carbonio, una risorsa vendibile sul mercato che può rappresentare una fonte di reddito aggiuntiva. In questa prospettiva, la transizione energetica si configura come una scelta lungimirante per le aziende orientate a rispondere alle aspettative dei CFO e del reparto ESG.

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Davide Gordon
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