Per le imprese del mondo manifatturiero, la sostenibilità è qualcosa di più di un obiettivo legato alla riduzione delle emissioni e alla responsabilità sociale, peraltro fattori importantissimi. Infatti, i temi legati alla sustainability devono essere letti in strettissima relazione con una trasformazione del settore che ha le sue basi in un rapporto diretto e inscindibile tra transizione ecologica e trasformazione digitale.
Un rapporto che per Marco Taisch, professore del Politecnico di Milano e Scientific chairman del World Manufacturing Forum, – nel suo intervento all’Industry 4.0 360 Summit, organizzato dal gruppo Digital360 – parte da un presupposto molto chiaro: “Non ci può essere una transizione ecologica senza una profonda trasformazione digitale”.
Per Taisch la “domanda di sostenibilità” e in generale dei temi che si rifanno alla transizione ecologica rappresentano una ulteriore spinta e accelerazione per i processi di digitalizzazione. Il docente del Polimi sottolinea un po’ provocatoriamente che “se si può pensare a una trasformazione digitale senza sostenibilità, non è invece possibile attuare una transizione ecologia senza il supporto fondamentale del digitale”.
Il ruolo di nuovi modelli come la servitization
Un supporto, quello del digitale, che per Taisch si concretizza anche e soprattutto nella individuazione di nuovi modelli di produzione, di nuove relazioni tra attori della catena del valore e di un diverso approccio nella gestione delle risorse; come, ad esempio, nel caso della servitization. Nello specifico, Taisch sottolinea come questo approccio basato sul passaggio “dal prodotto al servizio” permetta di percorrere e di attuare anche nuovi modelli di business che aprono a molte aziende nuove opportunità.
Il presupposto di tutto è nei dati da intendersi come fattore abilitante per queste innovazioni; dati che – partendo da quelli forniti dallo stesso corredo di Internet of Things che oramai “veste” gli strumenti di produzione e i prodotti – permettono di cambiare il rapporto tra clienti e prodotti e di raccogliere, analizzare e rendicontare i dati relativi ai consumi, alle emissioni, ai parametri sui quali si costruiscono i temi della sostenibilità e che rappresentano una delle basi dell’ESG.
E il manifatturiero ha tanto da dire a questo riguardo, per quanto attiene alla ottimizzazione nei consumi di energia per fare un esempio e per quanto riguarda le emissioni di CO2 sia dirette che indirette. Appare evidente, come rimarca Taisch, che le prospettive che si aprono – nel momento in cui si creano le condizioni per lo sviluppo di “un Made in Italy e di una manifattura ispirata a modelli circolari e più sostenibili” – sono atte ad aumentare la competitività del manufacturing italiano e generare nuovo valore, un valore che comprende anche i tanti ambiti nei quali si declinano i principi della sostenibilità. Il tutto implica una trasformazione nel concetto stesso di valore che allarga i suoi confini anche al di là del manifatturiero in senso stretto, estendendosi ragionevolmente a coloro che partecipano alle value chain, ai servizi, alla logistica, ai trasporti.
Gestione delle risorse, efficienza e sostenibilità con l’Intelligenza Artificiale
E se i dati sono il presupposto di questa trasformazione, un ruolo centrale lo svolgono le tecnologie attraverso le quali si lavora sui dati a partire dall’Intelligenza Artificiale. L’AI svolge un ruolo fondamentale anche sui temi della sostenibilità permettendo di raggiungere nuove forme di efficienza, di migliorare la qualità dei prodotti e di ottenere nuovi livelli di produttività e di riduzione degli sprechi.
Peraltro, Taisch sottolinea l’entusiasmo che accompagna gli sviluppi dell’AI e ricorda il ruolo del programma europeo Gaia-X, ma non dimentica di evidenziare anche la necessità di dare una risposta a questi temi a livello di sistema paese, perché si tratta di percorsi di sviluppo che implicano una governance più generale, per la necessità di affrontare anche i temi etici sui quali è aperto e vivo un ampio dibattito.
E la raccomandazione che si coglie nell’intervento di Taisch, in apertura dell’evento Industry 4.0 360 Summit organizzato dalle testate InnovationPost e Industry4Business, riguarda la necessità di prestare la massima attenzione agli aspetti etici collegati all’utilizzo dei dati e all’Intelligenza Artificiale, di pensare a regolamentazioni che permettano di gestire i rischi connessi con queste forme di innovazione, ma senza correre il rischio opposto di creare troppi vincoli o troppa burocrazia che si trasforma in un freno alla capacità di innovazione delle imprese e che rischia di creare delle sperequazioni con altre aree del pianeta dove le imprese si confrontano con normative più permissive.
Un’attenzione speciale alla sicurezza e al capitale umano
Ma se il manifatturiero ha bisogno di innovazione digitale non di meno c’è un bisogno crescente di sicurezza. Le minacce alla cybersecurity delle imprese sono un dato di fatto e occorre affrontare la digitalizzazione dei prodotti e dei processi con una precisa strategia dedicata alla sicurezza che deve far parte in modo integrante dei processi stessi di digitalizzazione.
L’altro fattore strategico poi che sta a cuore a Marco Taisch e che viene costantemente richiamato è l’attenzione al capitale umano. Se l’industria del futuro deve contare su una maggiore intelligenza, se deve sapere rispondere alla domanda di sostenibilità anche con modelli circolari e deve garantire una maggiore sicurezza, l’altro grande fattore determinante per questo sviluppo è rappresentato dalle competenze, dalla capacità di farle crescere.
Occorre creare un contesto in cui “la formazione sia vissuta nello stesso tempo come un diritto e come un dovere”, in cui si possa diffondere una cultura delle competenze basata sulla constatazione che le aziende sono più efficienti e produttive nel momento in cui i lavoratori sono più aggiornati e dispongono di skill adeguati. Un impegno questo che secondo il docente del Politecnico, deve essere assunto anche dalle imprese insieme alle istituzioni per dare vita a modelli basati su forme di aggiornamento costante e continuo. E per le risposte e le risorse da indirizzare su questo specifico tema arriva l’invito a guardare alle prospettive del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).