Una sfida importante per chi oggi si occupa della gestione patrimoniale è di riuscire a conciliare la compliance alla direttiva Mifid II e la valutazione corretta dell’idoneità al rischio degli investitori con le loro preferenze in ambito Esg. “L’anno scorso la normativa Mifid II ha introdotto regole Esg specifiche sull’idoneità nell’Unione Europea, cui presto seguiranno le autorità di regolamentazione del Regno Unito – spiega in una nota Oxford Risk, società specializzata nella realizzazione di software per aiutare i gestori patrimoniali e le società di servizi finanziari – I gestori patrimoniali dovranno rivedere i test di idoneità per affrontare questi cambiamenti”.
L’opportunità degli asset gestiti in ambito Esg
La sfida aperta dalla direttiva Mifid II non deve però essere vista come un problema, ma come un’opportunità: si prevede infatti che gli asset gestiti professionalmente in ambito Esg raggiungeranno i 53mila miliardi di dollari in due anni, arrivando a rappresentare un terzo di tutti gli asset gestiti a livello globale.
Adottare uno sguardo a lungo termine
In quest’ottica i professionisti e le società che si occupano della gestione di patrimoni “devono essere consapevoli del fatto che, mentre le preferenze di sostenibilità a breve termine possono cambiare nel tempo – spiega ancora Oxford Risk – un’adeguata valutazione della sostenibilità del cliente dovrebbe catturare accuratamente le preferenze a lungo termine, eliminando la necessità di esclusioni e di operazioni in corso che potrebbero avere un impatto negativo sulla performance del portafoglio del cliente”.
Le soluzioni basate su ricerche comportamentali
Proprio per questo genere di esigenze Oxford Risk ha creato il proprio portafoglio di soluzioni, che si basano su ricerche comportamentali e continuano a evolversi. “Le preferenze in materia di sostenibilità fanno parte della più ampia personalità finanziaria degli investitori – spiega Greg B. Davies, Head of Behavioural Finance di Oxford Risk – Così come gli investimenti sostenibili fanno parte di un più ampio portafoglio di investimenti. Sono inevitabilmente intrecciate con questioni di rischio e con altri obiettivi, sia sociali che finanziari. Le istituzioni finanziarie devono migliorare i loro processi di comprensione del rischio e dell’idoneità all’investimento dei loro clienti – conclude – per garantire non solo la conformità in un ambiente normativo difficile, ma anche per fornire il miglior servizio possibile ai clienti”.
L’aiuto che viene dalla tecnologia
Secondo una recente realizzata da Oxford Risk il 77% degli investitori finanziari prevede un aumento degli investimenti in tecnologia, e circa l’80% del campione afferma che il miglioramento della tecnologia per comprendere meglio la “personalità finanziaria” di un cliente è un modo per ottenere un vantaggio competitivo.
“L’azienda, che costruisce software per aiutare i gestori patrimoniali e altre società di servizi finanziari ad assistere i loro clienti nel prendere le migliori decisioni finanziarie di fronte alla complessità, all’incertezza e ai pregiudizi comportamentali – conclude Oxford Risk – ha sviluppato algoritmi proprietari che classificano i prodotti, le comunicazioni e gli interventi in base alla loro idoneità per ogni cliente in un determinato momento”.