Cogliere l’opportunità di costruire insieme un futuro migliore, contribuendo a risolvere alcune delle criticità che minacciano l’umanità, e a combattere “i venti contrari alla crescita economica globale e alla stabilità”. E’ questo il contenuto centrale della dichiarazione conclusiva del G20 che si è appena concluso a Nuova Delhi, in India: “Anni di sfide e crisi a cascata – si legge nel documento – hanno annullato i risultati ottenuti con l’Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”. Tra i problemi più importanti la dichiarazione evidenzia le emissioni globali di gas serra che continuano ad aumentare, con il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, l’inquinamento, la siccità, il degrado del territorio e la desertificazione. A questo si affianca l’aumento dei prezzi delle materie prime, compresi i prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, e le sfide globali della povertà e della disuguaglianza, le pandemie e i conflitti, che colpiscono duramente le donne, i bambini e le persone più vulnerabili.
I 12 obiettivi approvati dal G20
Tra gli obiettivi – declinati in 12 punti – che i capi di Governo si sono dati nel corso del summit ce ne sono diversi che riguardano proprio la sostenibilità. Eccone di seguito un quadro:
Il primo punto si propone di accelerare una crescita forte, sostenibile, equilibrata e inclusiva, velocizzando anche la piena ed efficace attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (punto 2).
Il punto 3 fissa l’obiettivo di “perseguire percorsi di sviluppo a basse emissioni di gas serra/basse emissioni di carbonio, resilienti al clima e sostenibili dal punto di vista ambientale, sostenendo un approccio integrato e inclusivo. Accelereremo con urgenza le nostre azioni – si legge nella dichiarazione – per affrontare le sfide dello sviluppo e del clima, promuovere stili di vita per lo sviluppo sostenibile e conservare la biodiversità, le foreste e gli oceani”.
I capi di governo prendono poi l’impegno di migliorare l’accesso alle cure e favorire maggiori forniture e capacità produttive nei Paesi in via di sviluppo per prepararsi meglio alle future emergenze sanitarie (punto 4), e “promuovere una crescita resiliente (punto 5) affrontando con urgenza ed efficacia le vulnerabilità del debito vulnerabilità del debito nei Paesi in via di sviluppo” e aumentando i finanziamenti da tutte le fonti (punto 6) per accelerare i progressi degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
I Paesi del G20 hanno inoltre convenuto sul fatto di impegnarsi per accelerare gli sforzi e aumentare le risorse per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi (punto 7), compresi quelli che riguardano il contenimento dell’innalzamento delle temperature. L’ottavo punto riguarda la volontà di portare aventi le riforme necessarie per migliorare l’efficacia delle banche multilaterali di sviluppo, e il nono propone di spingere sul miglioramento dell’accesso ai servizi digitali e alle infrastrutture pubbliche digitali, sfruttando le opportunità di trasformazione digitale per stimolare una crescita sostenibile e inclusiva.
Passando al capitolo che riguarda il lavoro, il punto 10 prevede di promuovere un’occupazione sostenibile, di qualità, sana, sicura e remunerativa, facendo tutti gli sforzi necessari per colmare i divari di genere e promuovere la piena, equa, effettiva e significativa partecipazione delle donne all’economia (punto 11) anche come decision makers.
Infine il punto 12 sposta l’attenzione sui Paesi in via di sviluppo, facendo in modo che i loro punti di vista siano più integrati nella futura agenda del G20 e abbiano più voce nel processo decisionale globale.
In primo piano la “vision” dei Paesi in via di Sviluppo
A evidenziare che per raggiungere l’obiettivo della transizione ecologica globale sia necessario tenere in alta considerazione non soltanto gli obiettivi fissati dal mondo occidentale, ma anche il punto di vista dei Paesi in via di sviluppo del Sud del pianeta, è il primo ministro indiano Narenda Modi: “Democratizzare l’azione per il clima – afferma parlando con il Sole24ore – è il modo migliore per dare slancio al movimento: come gli individui prendono decisioni nella loro vita di tutti giorni in base alla loro salute a lungo termine, così possono adottare decisioni sul proprio stile di vita sulla base dell’impatto sulla salute a lungo termine del pianeta”.
Il tema che è emerso con prepotenza dal summit di Nuova Delhi è che se i Paesi del mondo sviluppato si pongono obiettivi più stringenti per l’ambiente e la sostenibilità, dall’altra i Paesi “in rampa di lancio” vogliono raggiungere l’obiettivo in tempi più lunghi per non rallentare il loro processo di crescita, proponendosi quindi di raggiungere l’obiettivo “net zero” non nel 2030, ma nel 2060 ( la Cina) o nel 2070 (l’India).
“Riteniamo necessario – sottolinea Modi – abbandonare un atteggiamento di contrasto al cambiamento climatico che si riduce a ciò che non si dovrebbe fare, per passare su un approccio più costruttivo focalizzato su quanto può essere fatto”.
Rinnovabili, triplicare la capacità installata entro il 2030
Tra gli obiettivi più ambiziosi del summit c’è la decisione di triplicare la capacità installata di rinnovabili entro il 2030 a livello globale. I Paesi del G20 perseguiranno e incoraggeranno “gli sforzi per triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale attraverso obiettivi e politiche esistenti”, recita il punto 30 della dichiarazione finale, passando così la palla alla riunione del Cop28 che si terrà a dicembre a Dubai.
Ma a questo impegno, però, non se ne è aggiunto uno altrettanto forte sui combustibili fossili, né quello per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. La formula adottata nella dichiarazione finale è così abbastanza blanda, e testimonia l’impagno di “raggiungere l’obiettivo globale di zero emissioni nette di gas serra/neutralità di carbonio entro o intorno alla metà del secolo, tenendo conto degli ultimi sviluppi scientifici e in linea con le diverse circostanze nazionali”.
Il G20 ha inoltre quantificato le risorse necessarie per assicurare la transizione ecologica dei Paesi in via di sviluppo: si tratta di 5.900 miliardi di dollari entro il 2030, mentre per arrivare effettivamente alla neutralità carbonica entro il 2030 saranno necessarie risorse aggiuntive pari a 4mila miliardi di dollari.