Nel contesto della lotta al cambiamento climatico, il sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione Europea EU ETS rappresenta uno degli strumenti più significativi adottati per ridurre le emissioni di gas serra.
Attraverso il meccanismo di “cap and trade“, l’EU ETS stabilisce un tetto massimo alle emissioni totali consentite, obbligando le aziende a detenere permessi per ogni tonnellata di CO2 emessa. Questo sistema ha generato un mercato dinamico, in cui il prezzo delle quote di emissione riflette l’equilibrio tra offerta e domanda. L’andamento dei prezzi degli EU ETS rappresenta un indicatore importante anche in termini di efficacia delle politiche ambientali europee e della loro incidenza sulle strategie aziendali.
Una altalena nei prezzi delle quote di emissione
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a significative fluttuazioni dei prezzi delle quote di emissione, influenzate da una serie di fattori. Inizialmente, il mercato ha sofferto di un eccesso di offerta di permessi, il che ha portato a prezzi relativamente bassi e a dubbi sulla capacità del sistema di incentivare efficacemente la riduzione delle emissioni. Tuttavia, con l’introduzione della Market Stability Reserve (MSR) nel 2019, un meccanismo volto a regolare l’offerta di quote sul mercato, si è assistito a un progressivo rafforzamento dei prezzi.
L’anno 2020 ha segnato una svolta, con i prezzi delle quote che hanno iniziato a salire in modo sostanziale, raggiungendo livelli record. Questo aumento è stato guidato da diversi fattori, tra cui l’ambizioso obiettivo dell’UE di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, come parte del Green Deal europeo attraverso il meccanismo del Fit for 55. Questo obiettivo ha alimentato le aspettative di un inasprimento del mercato delle quote di emissione, spingendo al rialzo i prezzi.
Inoltre, la crescente consapevolezza delle imprese e degli investitori riguardo ai rischi legati al cambiamento climatico ha aumentato la domanda di quote, contribuendo ulteriormente all’aumento dei prezzi. Anche la ripresa economica post-pandemia ha giocato un ruolo, con un incremento della produzione industriale che ha portato a un aumento della domanda di quote di emissione. Così come anche i riflessi legati ai rating ESG che influenzano le politiche climatiche delle aziende.
Quali fattori influenzano i prezzi EU ETS
Guardando al futuro, l’andamento dei prezzi degli EU ETS sarà influenzato da diversi fattori. La revisione del sistema EU ETS, prevista nell’ambito del Fit for 55 package, mira a rafforzare ulteriormente il mercato delle quote di emissione, riducendo il numero di permessi disponibili e ampliando il campo di applicazione del sistema a nuovi settori. Queste modifiche potrebbero portare a un aumento dei prezzi delle quote.
Tuttavia, esistono anche potenziali fattori di rischio che potrebbero influenzare l’andamento dei prezzi, tra cui l’incertezza economica globale, le variazioni nella produzione di energia rinnovabile e le politiche ambientali di altri paesi. Inoltre, la crescente attenzione alle soluzioni tecnologiche per la CCS cattura e lo stoccaggio del carbonio potrebbe modificare le dinamiche di domanda e offerta sul mercato delle quote di emissione.
L’andamento dei prezzi degli EU ETS rimane un barometro fondamentale per valutare l’impegno dell’Europa verso la decarbonizzazione e la transizione energetica. Mentre il sistema di scambio di quote di emissione continua ad evolversi, sarà cruciale monitorare come i prezzi rispondono alle politiche ambientali, alle innovazioni tecnologiche e alle dinamiche di mercato, per assicurare che l’EU ETS rimanga uno strumento efficace nella lotta contro il cambiamento climatico.
Differenze tra Quote e Permessi di emissione
Per comprendere al meglio le potenzialità dell’EU ETS è importante avere ben chiara la differenza tra Quote e Permessi di emissione.
Le quote di emissione sono strumenti utilizzati nell’ambito degli Emission Trading System per regolare le emissioni di gas a effetto serra. Le aziende e le industrie coinvolte in attività che producono emissioni di CO2 ricevono un certo numero di quote. Ogni quota rappresenta l’autorizzazione ad emettere una tonnellata equivalente di CO2. Le quote possono essere assegnate gratuitamente alle aziende che ne hanno diritto o vendute all’asta. In particolare le quote di emissione a titolo gratuito mirano a bilanciare la riduzione delle emissioni con la protezione della competitività industriale a livello internazionale.
I permessi di emissione sono spesso utilizzati in modo intercambiabile con le quote di emissione, ma ci sono alcune differenze. I permessi di emissione sono autorizzazioni specifiche concesse a un’azienda o a un impianto per emettere una quantità specifica di CO2. Questi permessi possono essere concessi dal governo o da altre autorità regolatorie.
A differenza delle quote di emissione, i permessi non sono necessariamente scambiabili sul mercato. Le quote di emissione di CO2 sono parte di un sistema più ampio di regolamentazione delle emissioni, mentre i permessi di emissione sono autorizzazioni specifiche concesse a singole entità.
Quali aziende hanno diritto all’assegnazione gratuita di quote di emissioni
Le quote di emissione di CO2 assegnate a titolo gratuito nell’ambito del Sistema di Scambio delle Quote di Emissione dell’Unione Europea (EU ETS) sono destinate principalmente a settori industriali specifici come i seguenti.
Grandi Impianti di Combustione. Questi includono impianti con una potenza calorifica di combustione superiore a 20 MW. I grandi impianti di combustione per rifiuti pericolosi e urbani non rientrano in questa categoria1. Raffinerie di Petrolio e coke. Le raffinerie di petrolio e gli impianti di produzione di coke ricevono quote di emissione a titolo gratuito. Impianti per la produzione e trasformazione dei metalli ferrosi. Questi includono impianti che lavorano acciaio e ferro. Industrie che operano in settori a rischio di Carbon Leakage. Alcuni settori, esposti al rischio di delocalizzazione a causa dei costi del carbonio, ricevono un’assegnazione di quote a titolo gratuito. Questi settori ricevono il 100% del proprio benchmark di riferimento.
Per settori meno esposti, l’assegnazione gratuita viene gradualmente ridotta. Dopo il 2026, l’assegnazione gratuita per questi settori sarà ridotta al massimo al 30% e raggiungerà lo 0% alla fine della fase 4 (cioè nel 2030).