Energy Transition

Fotovoltaico nelle cave dismesse per decarbonizzare i settori “hard to abate”

Federbeton e Anepla chiedono un iter burocratico più snello per gli impianti fotovoltaici, identificando in questa tecnologia una leva fondamentale per ridurre le emissioni di carbonio e accelerare la decarbonizzazione in settori notoriamente più inquinanti e difficili da riconvertire

Pubblicato il 19 Ott 2023

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L’energia rinnovabile, in particolare il fotovoltaico, è una delle leve principali per accelerare il passo verso la transizione energetica. Tuttavia, la burocrazia italiana rappresenta ancora un ostacolo significativo per il settore, poiché di fatto frena la realizzazione di progetti chiave. In questo contesto, le cave dismesse potrebbero svolgere un ruolo cruciale, offrendo una soluzione innovativa e sostenibile per la decarbonizzazione dei settori “hard to abate”.

Il ruolo delle cave per ridurre le emissioni e accelerare la transizione energetica

Nonostante i progressi legislativi come il Decreto Legge Ucraina del 2022, che ha introdotto un iter semplificato per l’installazione di impianti fotovoltaici, la burocrazia continua a costituire un “collo di bottiglia”. Delle 814 istanze protocollate per iniziative fotovoltaiche, solo il 2,7% è stato concluso in via definitiva, mentre il 76% è ancora bloccato in fase di istruttoria tecnica. Questa situazione ritarda il processo di decarbonizzazione e mette a rischio gli obiettivi italiani di energia rinnovabile al 2030.

In tale scenario, le cave dismesse offrono un’opportunità unica. L’idea di destinare le aree estrattive all’installazione di impianti fotovoltaici è stata avanzata da Federbeton e Anepla, due federazioni industriali che rappresentano rispettivamente i produttori di cemento e calcestruzzo e i produttori estrattori lapidei ed affini.

Una mossa strategica che potrebbe contribuire in modo significativo alla riduzione delle emissioni di CO2. Difatti, con appena mille ettari di superficie dedicati al fotovoltaico nelle cave dismesse, si stima che si potrebbe abbattere l’emissione di mezzo milione di tonnellate di CO2.

“Iter burocratici più veloci per il fotovoltaico”, l’appello delle federazioni industriali

La possibilità di installare impianti fotovoltaici nelle cave dismesse, spiega Nicola Zampella Direttore Generale di Federbeton, rappresenterebbe un risparmio potenziale in termini di emissioni di oltre il 5% e renderebbe gli impianti di produzione autonomi dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico. Inoltre, ridurrebbe il rischio derivante dall’instabilità dei costi energetici, contribuendo a mantenere la competitività dell’industria italiana.

Francesco Castagna, Direttore di Anepla, aggiunge che le cave dismesse sono già state individuate come “aree idonee” per l’insediamento di impianti fotovoltaici dal legislatore nazionale. Tuttavia, sottolinea la necessità di un intervento di riorganizzazione, in particolare nella fase istruttoria in sede di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), per garantire che la burocrazia non penalizzi, invece che sostenere, le migliori e più lungimiranti iniziative imprenditoriali capaci di garantire i target italiani di energia rinnovabile da raggiungere entro il 2030.

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