Reportage

#DigiGreen Day: la sostenibilità diventa azione concreta

Una giornata dedicata al fare, alle best practice, alle esperienze in campo e a quelle nascenti. Così per IBM la sostenibilità non è solo un obiettivo ma un piano di lavoro reale che vede coinvolte le istituzioni, le città, le imprese, le associazioni

Pubblicato il 13 Mar 2023

Stefano Rebattoni, amministratore delegato di IBM Italia, e il Sindaco di Milano Giuseppe sala sul palco di #DigiGreen Day

Un incontro per fare rete, fare conoscenza, vedere casi d’uso concreti. Un incontro per trasformare un obiettivo, ma anche una responsabilità, in azione concreta.
È questo lo spirito con il quale Stefano Rebattoni, amministratore delegato di IBM Italia, ha aperto i lavori di DigiGreen Day, una giornata dedicata alla sostenibilità non solo ambientale ma anche sociale ed economica, nella quale IBM ha voluto mettere assieme le energie di sistema per avviare una riflessione aperta e condivisa su un tema sicuramente centrale nelle agende delle imprese, delle istituzioni e dei cittadini.
“Oggi la sostenibilità rappresenta la risposta alle tante sfide da affrontare, dalla transizione ecologica alla decarbonizzazione, alla riduzione dei consumi energetici. Ma la sostenibilità deve essere intesa anche in senso sociale, per creare condizioni per un sistema-paese/città/imprese più equo ed inclusivo”, ha spiegato il manager, sottolineando anche la necessità di pensare alla sostenibilità come leva di supporto al business.
Del resto, secondo uno studio condotto dalla stessa IBM su un campione di 1.400 CEO in tutto il mondo, la sostenibilità viene indicata come priorità, anche e soprattutto perché consente un aumento di competitività e ritorno di business.
“Eppure, nonostante la sensibilità sul tema sia forte, sono ancora poche, il 23% del campione, le realtà che hanno intrapreso il percorso verso un modello di impresa più sostenibile”.
Un percorso nel quale il digitale, in particolare il cloud, l’IoT, l’Intelligenza Artificiale, aiutano a dare concretezza al tema della sostenibilità, rendendola, di fatto, possibile.
È un percorso che deve coinvolgere tutti, partendo dalle istituzioni ,arrivando a chi gestisce pubbliche amministrazioni e poi ai singoli settori di industria.

Gilberto Pichetto Fratin: giocare di squadra per una armonia sostenibile

Ed è qui che si inserisce l’intervento di Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, intervenuto in collegamento all’evento.
Pichetto Fratin ha subito evidenziato come parlare di sostenibilità non significa prendere in considerazione le sole risorse naturali, ma significa ridurre lo stress di sistema e “creare armonia nelle tre dimensioni ambientali, economica e sociale”.
Con gli obiettivi ambiziosi sul tavolo, l’accordo di Parigi, la riduzione del riscaldamento globale, la neutralità climatica, è necessario uno sforzo collettivo, ha sottolineato il ministro. E in questo scenario, il digitale è fondamentale per velocizzare processi e procedure, per aumentare l’efficienza.
Importanti sono poi i fondi resi disponibili dal PNRR e Pichetto Fratin ne ricorda la destinazione d’uso, dalle smart grid, alla digitalizzazione dei parchi nazionali, all’utilizzo di tecnologie per il monitoraggio del cambiamento climatico e la tutela della biodiversità.
La sostenibilità è un gioco di squadra, è come una orchestra sinfonica che crea armonia sostenibile. È fondamentale anche per le aziende e noi come governo ne vogliamo sostenere l’azione, sburocratizzando, liberando risorse, favorendo la collaborazione pubblico-privato”.

Giuseppe Sala: Il cambiamento parte dalle città

Stefano Rebattoni, amministratore delegato di IBM Italia, e Giuseppe sala sul palco di #DigiGreen Day
Stefano Rebattoni, amministratore delegato di IBM Italia, e il Sindaco di Milano Giuseppe sala sul palco di #DigiGreen Day

Di cambiamento straordinario parla invece il Sindaco di Milano Giuseppe Sala. “Un cambiamento che va affrontato con tempi lunghi e chiarezza di visione”.
Sala fa riferimento ad alcune delle problematiche che, come sindaco, si trova ad affrontare.
“Il primo è legato al costo dell’abitare: dobbiamo trovare la formula giusta affinché chi lo desidera possa vivere nella città senza doversene allontanare per il costo”.
E se il Comune richiede, ad esempio, che i grandi progetti edilizi portino con sé una quota di investimenti destinati ad edilizia convenzionata o social housing, dall’altro lato non può fare nulla per arginare il fenomeno degli affitti brevi, che “toglie molto al mercato”.
Il vulnus, sottolinea, è che “in Italia manca un grande piano casa, tutto sembra abbandonato alle sole logiche di mercato”.
Il secondo tema è ambientale ed è connesso alla mobilità. “Bisogna trovare una formula chiara, ma un punto è incontrovertibile: a Milano abbiamo troppe macchine”.
È un tema di ampio respiro e non più differibile, perché in gioco c’è l’attrattività di una città. “Non sono categorie vacue del pensiero: nessuno vuole vivere in un luogo che ha lo stigma dell’aria non sana”, sostiene con forza.
Per altro, Giuseppe Sala partecipa a C40, la rete dei sindaci delle città metropolitane europee, avendo al suo interno la responsabilità proprio sulle tematiche green. Ed è dal confronto con altre realtà internazionali che nascono alcune sue considerazioni.
“Abbiamo fatto bene finora sul tema della gestione dei rifiuti e anche su quello degli impianti di riscaldamento, tenendo conto che nessun edificio comunale, dalle case alle scuole, utilizza più il gasolio. Bene abbiamo fatto sui certificati, mentre c’è ancora da fare sui percorsi di digitalizzazione per tutte le fasce di popolazione. Non abbiamo fatto abbastanza sullo sviluppo urbanistico e siamo indietro sul tema della mobilità e qui bisogna trovare le formule giuste. Il limite dei 30 allora in città – sostiene affrontando una delle questioni più dibattute degli ultimi mesi – forse non è saggio in tutta la città. A Bruxelles è adottato da tre anni, non c’è stato un cambiamento particolarmente significativo dal punto di vista dei livelli di CO2, ma ha portato con sé due conseguenze positive: la diminuzione degli incidenti e la riduzione del numero di auto: oggi un proprietario di casa su 2 non possiede più la macchina”.
Bisogna capire come favorire una mobilità diversificata, ed è qui che si inserisce il progetto “Milano in a5 minuti”, ma servono anche best practice e fondi, tanti fondi, per sostenere il trasporto pubblico.
“Bisogna avere più coraggio. I cittadini devono essere più incalzanti anche verso l’amministrazione comunale, ma bisogna anche dare un ruolo alle città – è la sua conclusione -. Il cambiamento o avviene nelle città o non avviene”.

Giovanni Margutti, IBM: 5 imperativi per un percorso di sostenibilità

Stefano Rebattoni, amministratore delegato di IBM Italia, e Gianni Margutti, General Manager di IBM Consulting
Stefano Rebattoni, amministratore delegato di IBM Italia, e Gianni Margutti, General Manager di IBM Consulting, sul palco di #DigiGreen Day

Ed è partendo proprio dalle parole dei due rappresentanti delle istituzioni che Gianni Margutti, General Manager di IBM Consulting spiega cosa significa quel “Tradurre le responsabilità in azione”, che è il mantra della giornata.
“Significa avere un percorso strutturato, allineare gli obiettivi della sostenibilità agli obiettivi di business, con un approccio operazionalizzato, mettendo in campo tecnologie, competenze e soluzioni”.
Il percorso, così come definito da Margutti, si articola in cinque passaggi chiave, o, per meglio dire, cinque imperativi:
– definire una strategia e una roadmap
– gestire i dati ESG, operazionalizzare il reporting, valutare i rischi
– basarsi su asset e infrastrutture intelligenti
– scegliere responsible computing e green IT
– definire supply chain sostenibili e promuovere la circolarità
.

Quattro tavoli di confronto su singoli settori di industria

A dimostrazione che, dunque, la sostenibilità “si può fare”, la giornata è proseguita con quattro tavoli di confronto, moderati dal giornalista Nicola Porro, su altrettanti settori di industria, così da mettere in luce metodologie e best practice.

Energia

Lucia Leonessi, direttore generale di Confindustria Cisambiente, Stefano Saglia, Consigliere di ARERA, e Gianluca Fusco, Environment, Trading, Generation e Distirbution IT Manager di A2A, erano i panelist del confronto dedicato ad energy e utility.
Combattiva, Leonessi ha subito messo sul tavolo un tema centrale: la necessità di considerare anche il rifiuto come risorsa rinnovabile.
“Dopo tre anni di sperimentazione diventerà operativo il R.E.N.T.R.I., il Registro Elettronico Nazionale sulla Tracciabilità dei Rifiuti, che ci aiuterà nel tracciamento totale, puntuale e digitale dei rifiuti. Le nostre sono aziende molto più tecnologiche di quello che si possa pensare: hanno laboratori, fanno ricerca. Senza il digitale non potremmo fare nulla. Il digitale può darci una griglia di riferimento per comprendere comportamenti ed evitare eventi che potrebbero essere perniciosi per la salute e per l’ambiente. Credo però che sia fondamentale cominciare a pensare anche ai rifiuti come a una risorsa”.
Concorda Stefano Saglia: “In effetti stiamo cercando di entrare anche nel mondo dei rifiuti, anche se non è un facile esercizio. Obiettivo dovrebbe essere arrivare a una tariffa puntuale, così che il cittadino paghi non una TARI generica, ma in base alla quantità e alla qualità dei rifiuti che produce. Dal punto di vista tecnologico è già fattibile, ma culturalmente è un grosso salto”.
Per questo, secondo Saglia, la rivoluzione va fatta sui comportamenti e sulle convenienze.
“La prima politica green è il risparmio, ma senza dati non si fa risparmio. Con gli smart meter già raccogliamo molte informazioni, ma molto è ancora da fare, così come bisogna lavorare molto sull’intelligenza della rete, necessaria per garantire efficienze. Ma qui servono investimenti formidabili”.
Più arretrato, ammette il manager, è il settore idrico, ancora molto parcellizzato (“ci sono 180 operatori in Italia”). E anche qui sono necessari investimenti e visione.
La voce degli operatori è rappresentata da Gianluca Fusco, che racconta di un piano industriale basato su transizione ed economia circolare, nel quale il digitale rappresenta oggi un collante necessario tra processi e business. “Il mercato ha capito che la rivoluzione che sta avvenendo nel nostro mondo è elemento di vantaggio competitivo. E A2A vuole essere tra i primi tre player italiani nel mondo delle rinnovabili”.

Banche e Finanza

Anna Monticelli, Climate Change Senior Expert di Intesa Sanpaolo e Romano Stasi, Segretario Generale di ABI Lab e COO di CERTIFin, sono invece i portavoce del mondo Finance.
“La banca – ha raccontato Monticelli – per la sua operatività ha un forte impatto, per questo la definiamo un sistema digitale che può essere innovato tenendo in considerazione impatto ambientale e di consumi. In Intesa Sanpaolo è un processo partito anni fa, alla ricerca di un bilanciamento tra tecnologia, impatto ambientale, sostenibilità attraverso una innovazione non solo tecnologica, ma di modelli e di processi con logiche di misurabilità, anche per i clienti”.
Monticelli spiega come in Intesa ogni struttura abbia al proprio interno anche un sustainability manager e di come tutte le attività passino da una cabina di regia della sostenibilità, “un tema sul quale abbiamo messo sul piatto 76 miliardi di euro, con una forte attenzione sia all’ingaggio sulle imprese, sia al tema dei finanziamenti pubblico-privato”.
Dal canto suo Stasi racconta come oggi il 90% degli istituti di credito si sia posta obiettivi di carbon neutrality e in generale abbia messo in campo iniziative ESG.
“Le banche sono partite dalla loro operatività, ad esempio dall’impatto degli edifici, per arrivare a occuparsi anche dei clienti. Servono però modelli univoci di rendicontazione per certificare la postura ambientale delle imprese, misurando le iniziative su metriche acquisite. Bisogna lavorare su standard e open data”.

Moda e Retail

Sono Cristina Lazzati, Direttrice Mark Up, Gdoweek, Fresh Point Magazine e Italian Food Excellence, ed Enrico Marcuzzi, CMO di Bofrost, a portare la voce del mondo Retail, della moda e dei beni di consumo.
“Oggi il consumatore cittadino chiede all’industria di essere responsabile e di non far pagare tutta a lui la sostenibilità”, è l’esordio di Lazzati che spiega come sia fondamentale prestare attenzione a ciò che le giovani generazioni chiedono. “I Millennial hanno acceso l’attenzione su questi temi, ma la Generazione Y è più pragmatica: non basta che si racconti la sostenibilità, vogliono i fatti. Per questo bisogna trovare un linguaggio chiaro e pragmatico che arrivi loro, magari stimolandoli su alcune tematiche ancora sottovalutate come la questione dei rifiuti tessili”.
Cambiano anche i comportamenti. “Il negozio è tornato iconico e i consumatori cominciano ad avere ben chiaro il tema dei costi legati ad esempio all’ecommerce. C’è chi, su piccola scala, comincia ad adottare una mobilità elettrica o leggera, chi ragiona per trovare modalità per risparmiare spazio e tempo. Ma servono dati per razionalizzare i sistemi”.
Dal suo canto, Marcuzzi evidenzia come per Bofrost la lotta allo spreco e la sostenibilità siano temi importanti. “Anche la nostra realtà sta cercando best practice, ma spesso ci si scontra con i limiti dell’infrastruttura. Siamo però di fronte a un processo irreversibile, nel quale il dato è fondamentale”.
Piuttosto che a una conversione all’elettrico di tutta la propria flotta di furgoni, troppo onerosa, Bofrost punta all’installazione sul mezzo di una blackbox che analizzi il comportamento di guida e a sistemi di ottimizzazione dei percorsi.

Industria

Con Renata Mele, Senior Vice President Sustainability, Leonardo e Augusto De Castro, Direttore Generale MADE Competence Center Industria 4.0, si ascolta infine la voce del mondo industriale.
“In Leonardo sviluppiamo tecnologie strategiche per la sostenibilità e il digitale è centrale in questa visione. Ci siamo dotati di una grande infrastruttura digitale HPC che usiamo per migliorare le nostre performance. Creiamo gemelli digitali dei nostri prodotti, per modellizzarli, capire come fare manutenzione, come ridurre gli stress. Il digital twin consente di limitare l’impatto in fase di progettazione, ridurre i test fisici, intervenire sulla sostenibilità nostra e dei nostri clienti. E lo stesso vale per tutto il tema dei training virtuali per l’addestramento dei piloti”.
Ma ci sono altri ambiti nei quali Leonardo sta lavorando e che hanno a che vedere con la sostenibilità. “Parliamo dell’utilizzo di dati satellitari per il monitoraggio territoriale o l’agricoltura, ma anche di sviluppo di piattaforme digitali per l’efficienza energetica, per la gestione di sistemi digitali, per la gestione del trasporto pubblico…”.
Dal canto suo De Castro racconta come Made sia l’epitome della collaborazione pubblico-privato. “Il nostro obiettivo è dare informazioni e formazione alle piccole e medie imprese, aiutandole a pensare a questi temi come a qualcosa di loro stretto interesse. Le PMI sono state travolte da fenomeni globali che hanno portato in primis a un aumento dei costi dell’energia e materie prime. Dobbiamo aiutarle a costruire supply chain resilienti, ma anche ad abbracciare nuove metodologie, come i digital twin, e nuove logiche, come quelle del reuse e dell’economia circolare”.

Tre mercati per tre business talk

L’ultima parte della giornata di lavoro è stata dedicata a tre business talk di ulteriore approfondimento su tre tematiche specifiche: Energy & Utilities, Financial Services, Supply Chain.

Energy & Utilities

Moderato da Gianluigi Torchiani, giornalista di Digital360, il panel dedicato a Energy e Uitlities ha visto la partecipazione, accanto a Stefano Saglia e Gianluca Fusco, di Danilo Perrucci, Head of Sustainability & Energy Management Global Practice, BIP, Stefania Asti, Sustainability SW Sales Leader, IBM Italia e Luca Lo Presti, Client Partner, Energy & Utilities IBM Italia.
Nel corso dell’incontro è stato messo in luce come il comparto, da alcuni anni a questa parte, stia affrontando le sfide della transizione energetica e della decarbonizzazione, ad esempio attraverso l’introduzione delle fonti rinnovabili e delle smart grid. Una trasformazione direttamente collegata al cambiamento climatico, dal momento che produzione trasporto e consumo di energia sono responsabili di buona parte delle emissioni globali climalteranti. Occorre dunque limitare quanto più possibile l’impatto ambientale delle risorse fossili, sposando l’efficienza e la generazione distribuita. Ma problematiche del tutto simili interessano anche settori contigui a quello energetico, come il waste e il water, chiamati a evolversi in direzione della sostenibilità. Questo processo cambiamento che avrebbe però ben poche probabilità di successo senza l’uso intensivo delle moderne tecnologie digitali. L’analisi dei dati e l’impiego di tecnologie di Ai e automazione costituiscono infatti l’architrave del futuro del mondo energy & utility, consentendo di avere in tempo reale il polso sullo stato di funzionamento di impianti, macchinari e processi.

Supply Chain

Il secondo panel, dedicato alla trasformazione delle supply chain e moderato da Paola Capoferro, giornalista di Digital360, direttrice di People&Change e Responsabile editoriale di Digital4SupplyChain, ha visto infine accanto a Cristina Lazzati, Renata Mele e Augusto De Castro anche Matteo Oliveri, Managing Consultant, Supply Chain Management & Optimization, IBM Italia ed Emiliano Pacelli, Senior Sustainability SW Technical Manager, IBM Italia.
Alla luce di tutto quanto emerso nel corso della giornata, appare chiaro come anche sulle supply chain siano impattate dal tema della sostenibilità.

Esposti come siamo a eventi improvvisi, ragionare in ottica reattiva non basta più. Serve una logica predittiva, che richiede però la capacità e la volontà di riprogettare le catene di approvvigionamento sulla base di nuovi criteri per renderle meno dipendenti da singoli nodi critici, trasformandole in sistemi più resilienti e più agili nell’affrontare imprevisti e mutamenti del mercato.

Puntare sulla digitalizzazione non è più un’opzione, bensì una condizione obbligatoria per essere parte di filiere di settore efficaci ed efficienti. Automatizzare i processi ha una ricaduta positiva sull’intero ecosistema. Si tratta di un processo di trasformazione digitale a lungo termine, e oltre a dati, cloud ibrido e AI, anche edge computing e blockchain intervengono per risolvere molti degli ostacoli attuali. Esistono una serie di soluzioni dedicate alla resilienza della supply chain che, a partire da una “torre di controllo cognitiva”, analizzano in tempo reale i dati consentendo consentono di reagire tempestivamente ai cambiamenti e avere già pronte delle alternative.

Non solo. Le tecnologie digitali sono anche in grado di favorire uno sviluppo sostenibile ed etico delle supply chain. Una supply chain resa sostenibile con il contributo della tecnologia si traduce in un sistema produttivo e commerciale più solido, resiliente e responsabile a livello globale.

Financial Services

Nella sessione dedicata ai Financial Services e moderata da Mauro Bellini, giornalista di Digital360 e direttore della testata ESG360.it, accanto a Romano Stasi e Anna Monticelli, sono intervenuti Alberto Fietta, Head of Banking and Financial Markets, IBM Italia, Pietro Lanza, Banks & Insurances Director, IBM Italia e Marco Cetti, Director, Deloitte Consulting,.
Abbiamo potuto osservare come il percorso verso una sustainable banking implichi pianificazione strategica, interventi sulle operations, ripensamento delle attività di business: tutti aspetti che sono chiamati a tenere in considerazione l’impatto delle logiche ESG con un ruolo fondamentale per i dati e per il digitale.
Le banche sono infatti chiamate a svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento nell’indirizzare e nel sostenere la trasformazione sostenibile del mondo privato, ma perché questo possa avvenire è necessario affrontare i temi dell’accesso e della Governance ai dati ESG. Una particolare attenzione a questo riguardo è stata poi posta alla crescita di attenzione che stanno vivendo i temi del Risk management e le valutazioni legate ai rischi ESG dove un ruolo chiave è svolto proprio dalle capabilities tecnologiche che consentono nuove possibilità in termini di capacità predittiva, di simulazione e di gestione di modelli previsionali. Una risposta, quella della tecnologia, che sta portando innovazione anche a livello dei climate change stress test previsti dalle normative.

Per rendere possibile questo compito la via che sta percorrendo il mondo bancario passa dalla capacità di sviluppare business practices ispirate alla sostenibilità in uno scenario in cui le banche stanno a tutti gli effetti integrando la sostenibilità nella governance della loro organizzazione come testimonia il 76% delle banche (del campione ABILab) che ha introdotto considerazioni ESG sia a livello di ripensamento delle logiche di business sia per quanto attiene agli sviluppi organizzativi.
Rimanendo poi al campione ABI Lab il 90% delle banche ha definito strategie con obiettivi di riduzione delle emissioni relative alla propria organizzazione e una quota del 55% ha adottato obiettivi di carbon neutrality.
Tra gli ambiti che concorrono in modo sempre più significativo alla riduzione dell’impatto della propria organizzazione l’IT svolge un ruolo sempre più importante ed è proprio sulla Green IT che si sta concentrando una attenzione che vede un maggiore allineamento tra i temi dell’IT, dell’innovazione, della sicurezza e appunto della sostenibilità. Il contributo della Green IT è tra l’altro uno dei temi che stanno al centro del recente accordo tra Banca Intesa Sanpaolo e IBM dove si affrontano anche in temi di una modernizzazione IT in linea con gli obiettivi Net Zero dell’istituto (QUI per leggere l’articolo dedicato n.d.r.).
Nello stesso tempo appare chiaro come i temi della sostenibilità incidano sul modello di business del mondo bancario e pongano un grande tema di data collection, di data analysis, di rendicontazione e in definitiva di “misurabilità e rappresentazione delle performance di sostenibilità. Un tema questo che incide in modo diretto sulle strategie e sulle operations e al quale occorre rispondere con piattaforme IT espressamente pensate per gestire questo nuovo livello di complessità, per garantire appunto la capacità di misurare le performance di sostenibilità e per gestire le richieste legate alla rendicontazione e agli impegni relativi alla comunicazione. In questo ambito si collocano soluzioni come Envizi di IBM che hanno espressamente lo scopo di rispondere a queste specifiche esigenze.
In questa accresciuta complessità si deve nuovamente riportare l’attenzione sul ruolo che l’IT è chiamato svolgere nel garantire che le scelte di business delle aziende da una parte e le scelte di investimento del mondo finanziario dall’altra siano in grado di presidiare in modo sempre più preciso e affidabile il tema dei rischi. Senza dimenticare poi che accanto ai rischi climatici sui quali si tende a portare più frequentemente l’attenzione, il mondo bancario deve essere nella condizione di soppesare con la miglior precisione possibile, ad esempio, anche i rischi di transizione che le imprese devono affrontare nel momento in cui attivano i loro percorsi di sostenibilità.
In questo scenario c’è poi un tema di orientamento generale del mondo bancario. Si deve partire, a questo riguardo, dalla considerazione che i temi della sostenibilità e dell’ESG sono destinati a “mettere alla prova” le banche in diverse aree dove i dati stanno assumendo un ruolo strategico anche in relazione all’evoluzione delle normative e dove i livelli di attenzione si focalizzano appunto su Governance, Risk Management, Disclosure & Reporting e Entity footprint. Ecco che diventa fondamentale parlare di un framework di soluzioni in grado di abilitare il presidio di questi obiettivi e nel quale si collocano capability tecnologiche a loro volta in grado di essere nativamente sostenibili.
Alzando poi ulteriormente lo sguardo a una sostenibilità che rappresenta sempre di più un fattore di competitività ecco che entra in gioco una prospettiva di ESG Cognitive Data Engine che permetta una connessione rapida e flessibile dei canali di dati e una corretta integrazione nei processi del mondo bancario. Siamo dunque in una dimensione che vede concretamente un presidio dei rischi, una integrazione dell’ESG nel core business bancario e finanziario e una capacità di modellazione dei servizi in funzione di dati che mettono in relazione rischi e nuove opportunità di sviluppo.
Lo scenario che mette in relazione innovazione e sostenibilità non si ferma però a questa dimensione. Se si parla legittimamente di Green Finance, ovvero della capacità strategica del mondo bancario di stimolare e sostenere lo sviluppo sostenibile della società, dell’economia e dei territori, ecco che entra in gioco anche il ruolo in questo mondo dei temi dell’open innovation, di sostegno alle startup e di supporto a progetti e percorsi legati, più specificatamente, alla circular economy. Sono tante le ragioni che sostengono il mondo bancario in questa sfida, la possibilità di finanziare e dunque sostenere le imprese che affrontano la trasformazione legata al paradigma della circolarità e la sfida di una gestione più responsabile delle risorse. Una sfida, che nell’accezione delle peculiarità del business bancario e finanziario, ha anche il pregio di permettere la creazione di condizioni caratterizzate da una minore esposizione ai fattori di rischio. E sempre nel solco di un percorso verso la circolarità, ancora una volta alzando lo sguardo verso prospettive di innovazione che permettono di creare un ponte tra innovazione ambientale, sociale e mondo finanziario le prospettive legate all’impatto si fondono con i temi della valorizzazione del Capitale naturale e di una innovazione che punta anche alla rigenerazione dell’ambiente e delle risorse. Qui si colloca inoltre il supporto del mondo finanziario a modelli di business capaci di unire i temi della responsabilità sociale alle nuove risposte che le imprese possono dare alla domanda di sostenibilità che arriva dai cittadini e dai consumatori.

Un altro grande tema è infine rappresentato dalla “nuova frontiera” se così si può definire delle PMI. Green procurement, sustainable requirement, nuove normative spingono anche le imprese di minori dimensioni in questa direzione e i fattori abilitanti, perché anche questa grandissima e importantissima realtà della nostra economia possa contribuire alla svolta sostenibile è rappresentata dalla capacità di unire l’accesso alle capability tecnologiche adeguate a questa trasformazione con lo sviluppo e la diffusione di competenze adeguate. E qui si conferma l’importanza del ruolo del cloud ad esempio e di piattaforme e servizi espressamente pensati per supportare l’adozione delle logiche ESG presso small and medium business.

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Maria Teresa Della Mura
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