Il mondo building e, in senso ancora più esteso tutto il mondo che comprende la gestione e le attività legate agli asset immobiliari, è da tempo oggetto di una speciale attenzione per quanto riguarda i temi della sostenibilità ambientale e sociale. La rilevante crescita delle tematiche legate ai rating ESG (Environmental, Social, Governance) a livello di scelte strategiche di imprese e organizzazioni, impone una rilettura dei criteri gestionali e un arricchimento in termini di portfolio di attività. Tanto le organizzazioni che possiedono asset immobiliari, quanto quelle che ne usufruiscono in termini di servizi, possono trarre importanti benefici nel momento in cui la gestione, la manutenzione e il Lifecycle management di questi asset si ispira a criteri ESG, ovvero nel momento in cui si garantisce un miglioramento dell’impatto ambientale e sociale e una governance generale ispirata a criteri etici consolidati e certificati.
Davanti a una crescente sensibilità di cittadini e consumatori verso le tematiche della sostenibilità ambientale e sociale e all’attenzione degli investitori, orientati a premiare le imprese che uniscono performance di business a performance ambientali e sociali, ecco che il Facility management può fare la differenza e può rappresentare un tassello strategico nella composizione dei rating ESG. In particolare, per indirizzare il real estate management e il mondo building verso i criteri ESG, un ruolo fondamentale è rappresentato da quell’innovazione digitale che intreccia e unisce una competenza di dominio tecnologico con la conoscenza profonda del rapporto tra ambienti, persone, organizzazioni in qualsiasi ambito e in qualsiasi declinazione. Ed è proprio su questa convergenza tra competenze nel Facility management e competenze sull’innovazione digitale che si colloca eFM, realtà nata 21 anni fa con l’obiettivo di promuovere la digital transformation in tutto il ciclo di vita di un immobile.
La coerenza tra Facility management e ESG
“Il tema ESG è assolutamente coerente anche con il Facility management e una accurata gestione dei servizi di facility può portare vantaggi importantissimi in termini di sviluppo di logiche Environmental, Social, Governance. Come eFM stiamo lavorando molto su questo fronte e oggi possiamo contare sia sulle competenze che abbiamo sviluppato grazie al nostro posizionamento, sia su un nostro asset peculiare che sta un po’ al “cuore” delle logiche ESG, vale a dire la capacità di disporre di metriche, di informazioni, di dati in grado di garantire un deployment dei nostri servizi orientato sui criteri portanti del framework ESG”, spiega Giuseppe Capicotto, General Manager eFM.
Il valore chiave di questa prospettiva, come mette ancora in evidenza Capicotto, è nella capacità di garantire “a valle” una compliance, in termini di dati rispetto ai criteri ESG, e di lavorare nello stesso tempo alla organizzazione dei servizi in modo coerente con i pilastri e le logiche fondanti stesse delle strategie di sostenibilità.
I valori che possono trarre vantaggio da una gestione innovativa, fortemente orientata al digitale, del mondo facility riguardano tutti i fattori chiave dell’acronimo ESG: l’ambiente, la dimensione sociale e la governance. Su tutte queste dimensioni l’abbinamento tra digitale e competenze, nella gestione dei servizi e nella conoscenza degli ambienti, fanno la differenza, e soprattutto mettono a disposizione dati, vale a dire la materia prima che sta alla base dei processi di conoscenza dei rating.
Ridurre i fattori di rischio e garantire redditività con la “servitizzazione” del patrimonio immobiliare
Per fare un esempio del valore e dei dati possiamo soffermarci sulla “G” di Governance.
“In questo momento, con la crisi pandemica in atto – spiega Capicotto – uno dei principali obiettivi è rappresentato dalla mitigazione dei fattori di rischio e dalla necessità di rendere flessibile, il più possibile, l’uso del patrimonio immobiliare. Tutti i grandi player dispongono di un asset immobiliare che sente la necessità di passare da una dimensione fissa a una dimensione sempre più variabile. E spesso questa necessità deve essere affrontata in tempi rapidi e con elevati livelli di personalizzazione. Allo scopo di rispondere a questa domanda e rendere “variabili” questi asset è necessario abbracciare l’idea e la prospettiva della “servitizzazione del patrimonio” e del suo utilizzo. In questo modo è possibile ridurre il rischio finanziario ed economico collegato alla gestione di questi asset, soprattutto in un momento delicato e denso di tanti possibili cambiamenti come quello che si sta vivendo”.
Questa prospettiva, nella gestione della Governance secondo eFM, è al momento un tema molto sensibile per tutte quelle realtà che dispongono di grandi patrimoni immobiliari e risponde appieno alla domanda di dati e di gestione di quelle società che effettuano i rating ESG.
“Introdurre concetti di servitization del patrimonio immobiliare consente da un lato di ridurre l’esposizione al rischio, di disporre di strumenti di Risk management che sono molto apprezzati dagli investitori e dall’altro ben si sposa con i criteri di sostenibilità. La gestione flessibile del patrimonio immobiliare, in funzione dell’utilizzo, consente infatti di intervenire ad esempio su tutti i livelli in cui si registrano sprechi di risorse”. Non è un caso, a questo proposito, che eFM abbia scelto come claim descrittivo delle proprie attività un messaggio molto chiaro ed esplicito come “Sustain engaging places for a better life”.
“Engaging places” porta con sé la volontà di aumentare la qualità della vita dei luoghi, del real estate. “Sustain” è direttamente correlato ai temi della sustainability, ma soprattutto si lega al concetto di maintain, vale a dire rendere il patrimonio immobiliare in linea con i requisiti di qualità, gestione, trasparenza, disponibilità e sostenibilità economica. Parliamo dunque di gestione sostenibile, sia dal punto di vista green, ma anche dal punto di vista di nuovi strumenti e di nuove leve che portano benefici sul piano economico-finanziario”.
Il ruolo degli Smart contract: efficienza, automazione e affidabilità
L’impegno di eFM in questo ambito trova traduzione concreta anche nella scelta di introdurre strumenti innovativi come gli smart contract nella gestione del patrimonio immobiliare.
“Anche grazie agli Smart contract siamo nella condizione di abilitare il concetto di “Space as a Service”, mettendo a disposizione spazi normati con regole contrattuali chiare e misurabili aggiungendo un livello di automazione che viene appunto garantito dai contratti intelligenti – prosegue -. In un ambito come il Facility management, rendere un contratto smart significa introdurre un elemento di trasparenza che certifica la corretta esecuzione delle attività”. Questo anche dal punto di vista della gestione di tematiche che potrebbero non essere immediatamente visibili nel momento in cui si eroga un servizio. Nel contratto sono infatti previste clausole in base alle quali la disponibilità degli spazi risulta degradata se il fornitore di servizi, ad esempio non avesse provveduto al DURC, o non utilizzasse nella sua gestione prodotti o materiali ecosostenibili.
Questo significa anche poter contribuire alla sostenibilità sociale ed ambientale, e nel caso specifico al rispetto del Goal 8 degli Sdgs “Decent work” e al Goal 13 “lotta contro il cambiamento climatico”.