Il tema dei crediti di carbonio è da diverso tempo al centro di un ampio dibattito. Alcuni episodi di progettualità con risultati discutibili hanno messo in ombra i reali obiettivi di questo sistema, indebolendo la fiducia che deve accompagnare queste azioni. Al netto delle ombre che si sono allungate, non va infatti dimenticato che i crediti di carbonio rappresentano un asset fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici, sia come strumento di carbon avoidance che permette la riduzione o la prevenzione delle emissioni di CO2, sia come strumento per il raggiungimento del Net Zero grazie alla rimozione ed al sequestro “strutturale” e duraturo della CO2 attraverso i carbon removal.
“In entrambi i casi – come sottolinea Paolo Viganò, fondatore e Presidente di Rete Clima – il vero valore di questi progetti dipende dalla capacità delle aziende di sfruttarne tutto il potenziale per ottenere risultati affidabili, dimostrabili, rendicontabili e comunicabili in sicurezza e nel tempo”.
Valutare la qualità e l’affidabilità dei progetti di carbon credit
In qualità di Impresa Sociale nata per supportare le aziende nei loro percorsi di decarbonizzazione e percorsi ESG, Rete Clima ha voluto investire in un nuovo servizio per restituire fiducia e credibilità ai progetti di generazione dei carbon credits. Ed è su questo punto che Viganò invita a focalizzare l’attenzione.
“Per garantire alle imprese la possibilità di guardare all’offsetting superando incertezze e perplessità Rete Clima ha scelto di proporre, prima in Italia, un servizio di rating dei progetti che generano crediti di carbonio”. Si tratta di un servizio che riguarda in primis i progetti NBS (Nature Based Solution), cioè i progetti orientati alla tutela, conservazione e promozione di ecosistemi naturali e dello stock di carbonio in essi contenuto, ma che coprono efficacemente anche tutte le altre tipologie di progetti.
Per arrivare ai traguardi aziendali di carbon neutrality e – in prospettiva – di Net Zero, il punto di partenza è rappresentato da una valutazione solida dell’impronta di carbonio aziendale, dall’identificazione delle aree più carbon intensive, da un’analisi degli impatti a livello di value chain.
Individuati gli ambiti di potenziale criticità e di miglioramento si passa poi all’azione di decarbonizzazione. La quale passa sicuramente in primis attraverso una pianificazione della riduzione dell’impronta carbonica aziendale, per poi passare ad una fase di compensazione delle emissioni residue.
“In questo scenario – osserva Viganò – è ragionevole iniziare a lavorare su una carbon neutrality che affidi un ruolo chiave alla riduzione emissiva, ma che contempli anche una azione di neutralizzazione emissiva tramite progetti di carbon avoidance e di carbon removal. Per le imprese – prosegue – si tratta di scelte molto importanti, che devono essere supportate da un maggiore livello di conoscenza rispetto al passato”.
Offsetting: serve una visione precisa dei risultati che si possono ottenere
Il mercato ha bisogno di un approccio più preciso e deterministico, servono dati che possano dimostrare i risultati che i progetti di carbon offset sono in grado di raggiungere e mantenere nel tempo. Non solo, se si intende portare la decisione relativa al carbon offsetting sul piano strategico nella gestione dell’impatto di una impresa, si deve mettere l’impresa nella condizione di scegliere i progetti più adeguati ai piani di carbon neutrality o Net Zero che si intendono sviluppare.
“E si deve anche offrire una chiara prospettiva dei risultati che si possono raggiungere – precisa Viganò -, degli impegni economici che si devono sostenere, della coerenza con le altre progettualità e con gli altri fattori che concorrono alla trasformazione sostenibile dell’azienda”.
Non va poi dimenticato che il percorso attraverso il quale si integra il carbon offsetting nell’ambito delle strategie aziendali, consente di valorizzare la maggiore affidabilità dei risultati ottenibili anche in termini di minore esposizione ai rischi di greenwashing nelle azioni, nelle asserzioni, nella rendicontazione e nella comunicazione aziendale.
“Come Rete Clima abbiamo scelto di proporre in Italia un servizio in grado di valutare i progetti di carbon credit sulla base di un vero e proprio rating. Grazie al nostro aiuto le imprese possono così orientarsi nel mare magnum dei progetti di offsetting, disponendo di elementi per valutare la tipologia di progetto più solida e più vicina alle proprie esigenze. Si tratta di un dato sintetico – spiega – che è frutto di una collaborazione con società internazionali specializzate in rating, che si integra con le certificazioni che accompagnano i progetti di carbon offsetting, offrendo un ulteriore strumento di analisi e di affidabilità”.
Si parla dunque di una valutazione aggiuntiva su progetti certificati, che hanno quindi già attraversato una fase di auditing e di certificazione nella quale si è accertata la loro rispondenza alle condizioni di eleggibilità previste dagli standard carbonici. “A queste verifiche si aggiungono quelle del nostro sistema di rating che abbiamo predisposto per rispondere a tre grandi dimensioni: il primo – spiega – è rappresentato dal carbon score, il secondo misura i criteri dell’addizionalità e il terzo riguarda le performance in forma di permanenza delle rimozioni”.
Il metodo adottato
Queste verifiche, appunto finalizzate alle valutazione del livello di solidità dei progetti, sono condotte sulla base di una serie di tecniche in grado di accertare e aggiungere prove di ulteriore veridicità alle azioni predisposte, come possono essere i dati provenienti dalla sensoristica IoT, foto satellitari, misure effettuate in campo.
Il tutto per definire un carbon scoring rappresentativo della reale natura del progetto, anche con lo scopo di verificare l’assenza di rischi di generazione di crediti di carbonio in quantità maggiore rispetto alla reale capacità del progetto.
In merito al tema chiave della doppia verifica dell’addizionalità, i dati raccolti vengono analizzati in funzione allo scenario nel quale si sviluppa il progetto, per accertare che le emissioni calcolate non vengano assorbite o ridotte indipendentemente dalla presenza e dagli sviluppi del progetto stesso.
Per quanto attiene poi alla “permanenza della rimozione” questa fase consente di verificare il tempo di stoccaggio del carbonio grazie al progetto, offrendo elementi informativi rilevanti anche per quanto attiene allo sviluppo di progetti Net Zero.
Una ulteriore verifica prevista dal rating prevede di indagare i possibili rischi di “Leakage”, ovvero che alla corretta riduzione delle emissioni in una determinata area di progetto non corrisponda un aumento delle emissioni in un’altra area, sempre a causa del medesimo progetto.
A fronte di questa metodologia e delle modalità di verifica implementate è stata definita una scala di rating, simile a quella già utilizzata nel mondo finanziario: lo schema prevede infatti 8 differenti livelli che partono dalla tripla “AAA” per il livello di rating più elevato sino alla lettera “D” che rappresenta la valutazione più bassa.
Sulla base di questi criteri, nella visione di Rete Clima il servizio di analisi del rating dei progetti compensativi rappresenta “il presupposto per mettere a disposizione delle imprese la possibilità di scegliere in modo sicuro tra un ampio numero di progetti, in funzione del proprio necessario volume di carbon offsetting, dell’effort economico e del livello di affidabilità che si intende garantire”.
Ed è sul tema della garanzia e tracciabilità dell’intero processo di decarbonizzazione e di “climate action” che si colloca il Programma Climate Plus di Rete Clima, lanciato nel 2022.
Tale programma è caratterizzato dallo sviluppo di un iter di carbon assessment, di pianificazione ed attuazione delle azioni di riduzione e di compensazione (tramite progetti di offsetting internazionali con i rating più elevati), oltre che di sviluppo di soluzioni Nature Based Solutions (NBS) nazionali.
Tali progetti naturali nazionali ricadono entro la Campagna Foresta Italia, un’iniziativa promossa da Rete Clima in collaborazione con Coldiretti e PEFC Italia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), capace di portare le Aziende oltre la propria carbon neutrality appunto grazie a soluzioni naturali capaci di generare un “plus” ecosistemico, climatico ed ambientale sul territorio nazionale.
Perché la solidità e la tracciabilità devono essere alla base di ogni azione di sostenibilità e di decarbonizzazione.