“Non si deve perdere più nemmeno un minuto per attuare qualsiasi azione possa contribuire a ottenere effetti a livello di mitigazione dei cambiamenti climatici”. Se si deve interpretare uno dei messaggi dell’intervento del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres in merito ai rischi della crisi climatica si deve focalizzare l’attenzione sul fatto che l’invito è quello di alzare il più possibile l’attenzione sulle misure di adattamento a un cambiamento che è già ampiamente consolidato e che sta a sua volta cambiando pesantemente le nostre vite. Parlando a New York ha usato un’espressione molto forte sottolineando che le temperature che stanno caratterizzando questo mese di luglio sono il segnale di un passaggio da una fase di riscaldamento globale a un’Era di ebollizione globale.
In questo intervento non mancano altre espressioni molto forti nelle quali si fa riferimento a una estate crudele che si concretizza in eventi metereologici sempre più intensi e pericolosi che preannunciano purtroppo ulteriori disastri per il pianeta.
Fiducia nella scienza e coesione per agire
Il grande tema della fiducia verso il lavoro degli scienziati e verso le previsioni che continuano a mostrare segnali di peggioramento della situazione climatica è anche un messaggio in preparazione del prossimo COP28. Guterres menziona la responsabilità delle attività dell’uomo nell’accelerazione dei cambiamenti climatici e purtroppo, i fenomeni che si stanno vivendo e osservando in queste settimane in tante parti del mondo sono state oggetto di previsioni da tempo da parte degli scienziati. La differenza che colpisce rispetto all’esito di molte previsioni, come nota il segretario generale delle Nazioni Unite, è nella rapidità e nelle dinamiche di questi cambiamenti.
Il grande tema che sarà discusso a COP28 riguarda le misure, le progettualità per la mitigazione e per l’adattamento e, come è stato osservato recentemente anche nel Summit sui sistemi alimentari, servono misure eccezionali per finanziare queste trasformazioni. Trasformazioni che sono evidentemente sempre più interconnesse. Rimanendo alla grande questione dei sistemi alimentari al summit di Roma si è espressa la necessità di investimenti per 400 miliardi di dollari, per una trasformazione che permetta di non perdere la capacità produttiva in molte aree del pianeta e di recuperarla in aree in cui la biodiversità è stata da tempo compromessa. Un tema questo che è anche al centro del Nature Restauration Law o legge sul ripristino della natura da poco approvato dal Parlamento Europeo.
Una trasformazione che non ha confini e che amplifica i rischi
Gli effetti di amplificazione dei rischi e degli impatti legati all’interconnessione dei sistemi energetici, industriali, alimentari e sociali appare sempre più evidente. Le difficoltà legate alle attività produttive che sono costrette a forme di adattamento i cui tempi sono spesso dettati dall’urgenza e dalle conseguenze di fenomeni metereologici estrem si “salda” con l’impossibilità di continuare pratiche agricole consolidate perché il rapporto tra territorio e condizioni climatiche non permette la crescita delle stesse coltivazioni che si sono effettuate per decenni e va a impattare sull’abitabilità stessa di interi territori che è compromessa e in larghissima misura a danno della qualità della vita. Per l’adattamento occorrono misure imponenti perché se il cambiamento climatico si muove con dinamiche più veloci rispetto a quelle rappresentate in molte previsioni, le forme di adattamento a queste condizioni devono essere studiate e implementate in tempi drammaticamente sempre più veloci. E un fattore determinante perché questa prospettiva si possa concretizzare è rappresentata dalla fiducia nella scienza, dalla capacità di unire tutte le forze nella ricerca e nell’innovazione, mai così importante come in questo periodo.
Per questa trasformazione serve un forte impegno politico
Le conseguenze sono sempre più evidenti e sempre più vaste e davanti a questa realtà il segretario generale delle Nazioni Unite ha riportato l’attenzione sulla necessità di agire in modo particolare sull’utilizzo dei combustibili fossili. Un impegno inderogabile per impedire che la situazione possa continuare a peggiorare e come forma primaria di mitigazione per una riduzione strutturale nelle emissioni, per la quale serve oggi più che mai un fortissimo impegno a livello politico.
In questo senso è arrivato anche il richiamo al prossimo Climate Ambition Summit di New York (QUI per maggiori informazioni n.d.r.) previsto a settembre, al quale occorre arrivare con un impegno forte da parte dei Paesi sviluppati a un maggior impegno per raggiungere la carbon neutrality il più vicino possibile al 2040.
Il messaggio anche politico del segretario generale delle Nazioni Unite è di rispondere in modo sempre più chiaro e convincente a quelle forme di negazionismo che frenano e rallentano l’azione verso il clima. Il lavoro degli scienziati ci dice che esiste una relazione diretta tra cambiamento climatico e tante attività umane sulle quali si può agire, che possono essere oggetto di una trasformazione certamente non facile ma non impossibile. Una trasformazione che prevede sacrifici che possono essere ripagati nel tempo, sia in termini di riduzione dei rischi, sia per predisporre condizioni per nuove forme di sviluppo. E il richiamo forte, come è arrivato dal Summt sui sistemi alimentari, è al ruolo sempre più importante dell’innovazione.