Quando parliamo di ambiente costruito parliamo di un ecosistema che abbraccia tantissime dimensioni, dalle abitazioni alle infrastrutture, dagli stabilimenti industriali ai centri commerciali, dagli edifici pubblici alle strutture per la mobilità. Un insieme di asset che rappresenta una significativa fonte di emissioni globali, pari a qualcosa come 14,4 gigatoni metrici di CO2 equivalente ogni anno. In relazione alle emissioni complessive si tratta di un “contributo” che arriva a pesare per il 26% alle emissioni totali di gas serra e per il 37% relativamente a quelle derivanti dalla combustione.
Come ridurre le emissioni di un settore composto da asset così eterogenei?
Davanti alla necessità di agire, con una visione strategica e con un approccio fortemente orientato ai risultati McKinsey ha voluto condurre un’analisi approfondita su oltre 1.000 possibili strategie per la decarbonizzazione, valutandone l’efficacia in termini di costi e scalabilità.
Le strategie più promettenti sono state poi esaminate in relazione a sei tipologie principali di asset:
- abitazioni monofamiliari
- abitazioni plurifamiliari
- immobili commerciali di tutte le altezze
- edifici industriali
- infrastrutture.
Dietro a questi sei tipologie di asset si collocano oggi i tre quarti dell’ambiente costruito.
Il metodo dell’analisi
Per ogni tipologia di ambiente McKinsey ha esaminato il costo netto delle leve applicabili per la riduzione delle emissioni ed è stato confrontato con il costo delle pratiche tradizionali. Nello stesso tempo le leve sono state valutate sia in valore assoluto sia se dovessero essere applicate su scala. E per calare l’efficacia di queste prospettive nella realtà ogni leva è stata poi esaminata in relazione ai dati relativi a quattro diverse aree geografiche in rappresentanza di due zone climatiche. Con questa indagine si è potuto valutare anche gli effetti dei fattori che sono specifici di una area geografica come il clima appunto ma anche come le normative vigenti. Un dato che permette di comprendere la loro influenza sul costo di implementazione di ciascuna leva.
Va sottolineato l’importanza per l’applicabilità determinate leve e per la loro influenza sul business di considerare con attenzione i cambiamenti relativi ai quadri normativi e politici. Mentre per quanto riguarda nello specifico gli incentivi, che come è ben noto nascono per favorire e accelerare l’adozione di determinate leve, non sono stati presi in considerazione dalla ricerca proprio allo scopo di fornire un quando delle potenzialità a prescindere da fattori importanti ma non strutturali. In concreto il report ha scelto di non tenerne conto per mettere a disposizione una visione di come sia oggi possibile raggiungere gli obiettivi fissati attraverso l’impegno e le progettualità degli attori dell’ecosistema.
Due grandi tipologie di emissioni
Sempre dal punto di vista del metodo il report considera due grandi tipologie di emissioni
- Le emissioni collegate a tutte le fasi del processo di costruzione comprendendo tutte le fasi legate alla produzione stessa o come il trasporto di materiali da costruzione.
- Le emissioni legate al funzionamento e alla manutenzione di edifici e strutture.
L’indagine condotta da McKinsey ha identificato 22 strategie chiave con le quali si potrebbe arrivare a una riduzione del 75% delle emissioni totali dell’ambiente costruito nel caso in cui fossero adottate su larga Il messaggio forte di questa ricerca è che tutti i settori dell’ambiente costruito possono trarre vantaggio da percorsi di decarbonizzazione. Se si guarda ad esempio alla leva legata all’utilizzo delle pompe di calore si nota che si può arrivare a a ottenere una riduzione del 60% delle emissioni derivanti dal riscaldamento degli ambienti residenziali. Il tema dell’industrializzazione delle strategie decarbonizzanti è importante perché permette di allargare il raggio d’azione di queste leve anche grazie a una riduzione dei costi produttivi. Un aspetto questo che può contare su diversi fattori come una maggiore efficienza a livello di approvvigionamento, come lo sviluppo di catene di fornitura più efficienti. Se poi l’obiettivo primario è quello della decarbonizzazione queste strategie hanno anche tutto il potenziale per generare nuove forme di valore per tutto l’ecosistema degli attori che operano nell’ambiente costruito e che accettano di affrontare queste sfide.
McKinsey sottolinea a questo scopo che per sfruttare queste opportunità gli operatori di settore devono valutare con attenzione la propria capacità di azione e devono avere il coraggio di valutare e nel caso sperimentare nuovi modelli operativi. La spinta fondamentale per questa trasformazione, su più leve, arriverà dalle forme di collaborazione lungo la catena del valore di ogni settore. Non ci può infatti essere, ad esempio, una reale decarbonizzazione se unitamente all’evoluzione dei processi produttivi e gestionali degli ambienti costruiti non si va a integrare ad esempio anche una trasformazione a livello di produzione dei materiali utilizzati per la loro costruzione.
Una trasformazione che deve comprendere tutto l’ecosistema
La capacità di generare valore grazie a queste leve si concretizza solo se si riesce a costruire un coinvolgimento con tutto l’ecosistema dell’ambiente costruito. Per raggiungere questo obiettivo è importante che gli operatori si mettano nella condizione di sviluppare nuove capacità anche con la realizzazione e con il lancio di imprese green. In questo senso sarà sempre più importante progettare, sviluppare e implementare soluzioni per la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio per i cementifici e i cluster industriali ad alte emissioni. Nello stesso tempo sarà altrettanto importante il lavoro per la trasformazione degli asset esistenti in asset verdi con specifiche sempre più precise per le soluzioni e per i materiali verdi oltre che per un approccio alle vendite che possa favorire la diffusione di questi asset.
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