Il punto

Space economy e sostenibilità: il legame si fa sempre più stretto e l’Italia è fra i protagonisti

Nel 2021 sono stati 11,5 i miliardi di dollari investiti per lo spazio dall’Unione Europea, secondo budget al mondo dopo gli Usa: Italia sesto Paese per spese in questo ambito in relazione al Pil. Secondo l’Osservatorio Space economy del Politecnico di Milano, le tecnologie satellitari hanno un impatto diretto sui 17 Sustainable Development Goals, sul Green Deal e sul Pnrr. Per il nostro Paese il comparto rappresenta un driver strategico di sviluppo economico e sociale

Pubblicato il 25 Gen 2022

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Forse non tutti lo sanno, ma le tecnologie satellitari e la Space economy rappresentano oggi due fra i più rilevanti driver in grado di traghettare il mondo verso il  raggiungimento dei 17 Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite, aiutando anche a centrare gli obiettivi del Green Deal europeo e del PNRR. Difficile a credersi? Affatto, se si pensa alle loro possibili applicazioni: dalla realizzazione di mappe di copertura del suolo per sviluppare modelli climatici o immagini multispettrali e radar per costruire modelli predittivi sulla deforestazione, sino alla creazione di mappe di suscettibilità sulle zone a rischio frane e al monitoraggio dei livelli di inquinamento o delle dune nel deserto.

Non solo. La ricerca spaziale può giocare un ruolo importante anche nell’ambito della transizione digitale e ecologica, della mobilità sostenibile, dell’inclusione e della salute. Le nuove infrastrutture SatCom saranno infatti centrali per lo sviluppo della telecomunicazione, della crittografia quantistica, della telemedicina. Inoltre, la protezione del pianeta e la transizione ecologica richiedono applicazioni avanzate di osservazione dallo spazio, mentre la mobilità intelligente e la guida autonoma potranno svilupparsi solo con sistemi satellitari di posizionamento e geo-localizzazione.

Space Economy e SDGs

In questo quadro l’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano – che questa mattina ha presentato i nuovi dati al convegno “La Space Economy per la competitività e lo sviluppo sociale del Paese” – ha studiato l’adozione di applicazioni satellitari per la sostenibilità, analizzando in particolare il contributo dell’Osservazione della Terra, della Navigazione e della Comunicazione ai diversi SDG. Ne è emerso come l’Osservazione della Terra può avere un impatto diretto su 10 SDGs e indiretto su altri 6, la Navigazione un impatto diretto su 6 SDGs e indiretto su altri 9, la Comunicazione un impatto diretto su 4 SDGs e indiretto su altri 11. Ad esempio, l’Osservazione della Terra e la Navigazione possono avere un ruolo concreto nell’ottimizzare il suolo agricolo avendo un impatto sull’SDG 2 di “Zero Hunger”. Mentre i sistemi di monitoraggio remoto degli impianti possono influire positivamente sull’SDG 7 di “Affordable and Clean Energy” che si prefigge di garantire l’accesso all’Energia. 

“La Space Economy assumerà un ruolo strategico sempre più rilevante per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e transizione dell’agenda europea e italiana – chiariscono Angelo Cavallo e Antonio Ghezzi, Direttori dell’Osservatorio Space Economy -. In questa prospettiva, per l’Italia il 2021 ha rappresentato una tappa fondamentale in cui il settore ha saputo accreditarsi come uno dei fattori chiave per la competitività internazionale e lo sviluppo sociale del Paese. La sfida futura sarà far corrispondere i risultati alle aspettative suscitate”.

Space Economy fattore chiave per la competitività dell’Italia

La ricerca evidenzia che il 2021 è stato un anno importante per la Space Economy italiana, riconosciuta uno dei fattori chiave per la competitività e lo sviluppo sociale del Paese. Dalle aziende dell’industria spaziale (il cosiddetto Upstream), agli IT provider e system integrator (Downstream) fino alle imprese utenti finali, è convinzione diffusa che le tecnologie satellitari in combinazione con le tecnologie digitali più avanzate siano oggi un driver fondamentale per l’innovazione e la sostenibilità nei settori più diversi. In questa prospettiva saranno mobilizzati nei prossimi anni ingenti investimenti pubblici e privati.

Gli investimenti in Space Economy sono già significativi in tutto il mondo. Per i programmi spaziali si stima una somma dei budget governativi a livello globale tra 86,9 miliardi e 100,7 miliardi di dollari. Per entità di spesa, nell’anno fiscale 2021, appena dopo gli Stati Uniti (ampiamente al primo posto nel mondo con gli 43,01 miliardi di dollari), viene l’Europa con 11,48 miliardi di dollari, seguita da Cina, Russia, Giappone e India: grazie a Copernicus, EGNOS e Galileo, l’UE possiede sistemi spaziali di livello mondiale, con più di 30 satelliti in orbita (e l’intenzione di raddoppiarli nei prossimi 10-15 anni) e una previsione di spesa di 14,8 miliardi di euro nel periodo 2021-2027, la somma più alta mai stanziata prima.

Ben 88 Paesi nel mondo investono in programmi spaziali, 14 dei quali hanno capacità di lancio; l’Italia è tra i 9 dotati di un’agenzia spaziale con un budget di oltre 1 miliardo di dollari all’anno. Analizzando gli investimenti dei singoli Paesi in relazione al PIL (0,06% nel 2019), il nostro Paese si colloca al sesto posto al mondo, dopo Russia, Usa, Francia, India e Germania, e al terzo in Europa. Con 589,9 milioni di euro, l’Italia è il terzo contribuente all’European Space Agency nel 2021, dopo Francia (1065,8 milioni) e Germania (968,6).

Oltre 12 miliardi di euro di finanziamenti privati

Ma sono significativi anche gli investimenti privati nelle startup della Space Economy. Nel 2021, si stimano complessivamente 12,3 miliardi di euro di finanziamenti a livello globale, una cifra rilevante con un sempre maggiore coinvolgimento del mercato azionario: ben 606 imprese nel 2021 si sono quotate tramite il meccanismo di Spac (Special Purpose Acquisition Company), contro una sola nel 2020.

A fronte di questi investimenti, si stima che il mercato della Space Economy valga oggi 371 miliardi di dollari di ricavi a livello globale, di cui il 73% riconducibile all’industria satellitare (che include servizi satellitari di telecomunicazione, navigazione ed osservazione della Terra, prodotti per l’equipaggiamento a Terra come sensori, antenne o GPS). Complessivamente, le stime 2021 di crescita sono rimaste costanti rispetto all’anno precedente (il cui valore era stimato a 366 miliardi di dollari).

Ma la Space Economy cresce anche in termini di satelliti in orbita. Nel 2021 se ne contano in totale 4838, con un aumento in particolare dei piccoli satelliti (sotto i 600 kg): solo nel 2020 ne sono stati lanciati il 40% (pari a 1202 satelliti) di quelli lanciati negli ultimi 10 anni. E qui si gioca uno dei paradossi del settore: da un lato improntato al green e alla promozione della sostenibilità, l’Economia dello Spazio conta infatti anche una massa totale dei satelliti orbitanti di circa 564 tonnellate, in un trend di aumento costante che porta con sé certamente grandi opportunità, ma anche il rischio di inquinamento dello spazio e di collisioni involontarie tra carichi operativi e detriti spaziali.

Un settore di rilevanza strategica

“Il 2021 è stato un anno importante per la crescita dell’attività spaziale, testimoniata dall’aumento del numero di satelliti in orbita, dall’accelerazione nei viaggi spaziali con civili realizzate da aziende come SpaceX, Blue Origin, Virgin Galactic, ma soprattutto dalla consapevolezza diffusa sulla rilevanza strategica della Space Economy – affermano Paolo Trucco e Franco Bernelli Zazzera, Responsabili scientifici dell’Osservatorio Space Economy -. Oggi la Space Economy è sempre più centrale nelle dinamiche di innovazione cross-settoriale delle attività economiche, nel dibattito pubblico e nelle politiche industriali di molti Paesi. I prossimi anni saranno fondamentali per un pieno sviluppo dei servizi e l’ampliamento delle opportunità, con il PNRR e il New Deal Europeo a trainare innovazione e nuove infrastrutture nel nostro Paese”.

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