La tracciabilità è diventata un imperativo per i brand fashion, soprattutto alla luce delle normative ambientali in rapida evoluzione. Secondo il report State of Fashion 2024 di McKinsey and Company, l’87% dei dirigenti nell’ambito della moda ritiene che queste normative avranno un impatto sull’attività delle loro aziende quest’anno. Le regolamentazioni sullo sviluppo sostenibile si stanno moltiplicando e inasprendo in tutto il mondo, in particolare in ottica di tracciabilità. In diversi paesi europei, ad esempio, sono già in vigore leggi sulla due diligence nella supply chain, mentre il Digital Product Passport (DPP), in attesa di approvazione finale, sarà presto una realtà.
Anche i consumatori chiedono una maggior trasparenza nel livello di informazioni condivise dai brand. L’etichetta è in cima alla lista dei canali di informazione preferiti dai clienti, subito prima del punto vendita e molto prima del sito web del marchio, dei media e dei social network (Première Vision study). Per i brand di moda sostenibile che desiderano conformarsi ai nuovi requisiti ambientali il prima possibile e conquistare la fiducia dei consumatori, la tracciabilità della supply chain pone una serie di sfide.
Garantire la tracciabilità dei materiali lungo tutta la catena del valore
Oggi solo il 19% dei player del settore fashion ha visibilità sulla propria catena del valore oltretutto, una visibilità spesso parziale. Per molti brand, soprattutto quelli con ambiziosi obiettivi di sostenibilità, la visibilità della supply chain rappresenta una vera e propria sfida. Mappare l’intera catena del valore di un capo e garantire la tracciabilità della sua origine è estremamente complesso. Per un prodotto semplice come una T-shirt di cotone, possono essere coinvolte fino a 10 organizzazioni, dalla coltivazione del cotone al punto vendita, inclusi i commercianti.
Per poter dimostrare la sostenibilità dei loro prodotti, i marchi devono essere in grado di tracciare l’intera catena del valore dei materiali certificati. Tradizionalmente, tuttavia, l’origine dei prodotti viene stabilita “a ritroso” su base dichiarativa, seguendo la supply chain produttiva “all’indietro”, dai fornitori di primo livello agli attori a monte, come i produttori di tessuti o di filati. Si tratta di un modo rapido per mappare la supply chain, ma spesso comporta il rischio di un conteggio “doppio o triplo” dei materiali e dei risultati e, a volte, di una rappresentazione errata della supply chain. Ispirandosi alla blockchain, è possibile garantire la tracciabilità del prodotto in un modo diverso, dall’origine della fibra attraverso le varie fasi di lavorazione fino al capo finito, ovvero l’approccio “fiber-forward” alla tracciabilità.
Certificati digitali di autenticità unici e non intercambiabili (“token digitali” in cui un chilogrammo di fibra rappresenta un token digitale distinto) convalidano e registrano le proprietà e la provenienza delle fibre sostenibili in tutte le fasi di trasformazione. Questi dati vengono archiviati in modo sicuro e non possono essere modificati. La piattaforma rileva e registra nuove informazioni in ogni nuova fase della supply chain, monitorando le fasi di produzione di filati e tessuti, i processi di tintura e finitura e infine la produzione di capi, incorporando gli sprechi e le perdite di resa in ogni fase.
In questo modo, i marchi di moda sostenibile possono garantire sia alle autorità di regolamentazione sia ai consumatori che vengono utilizzate solo fibre autentiche e sostenibili.
Come gestire supply chain frammentate e opache
Le catene del valore della pelle e delle calzature sono frammentate e “opache” quanto quelle dei prodotti tessili. Il numero di singoli componenti necessari per produrre un paio di scarpe può variare da 10 ad oltre 50. Per i brand, la sfida è quella di controllare l’intera supply chain, anche a monte delle concerie.
Dato l’elevato numero di componenti e dunque la quantità di informazioni da elaborare, avere una visibilità globale della catena del valore delle materie prime significa non dover utilizzare molteplici strumenti. Per monitorare la qualità dei propri materiali, i marchi devono poter accedere alle informazioni sulla supply chain di tutti i capi delle loro collezioni, dall’abbigliamento alle calzature, fino alla pelletteria, su un’unica piattaforma.
Quanto più una piattaforma diventa il punto di convergenza di tutte le informazioni riportate dai player coinvolti, tanto più sarà in grado di garantire ai brand che tutte le interazioni della supply chain sono state identificate correttamente e che la conformità ai vari standard è stata perfettamente verificata. Per raggiungere questo obiettivo, le piattaforme devono essere in grado di creare partnership estese con i vari stakeholder dell’ecosistema tessile, della pelle e delle calzature.
La verifica di tutti questi dati è un altro aspetto fondamentale. Oltre a offrire una visibilità completa, le piattaforme devono essere in grado di assicurare l’affidabilità dei dati e garantire che le informazioni siano veritiere.
Tecnologie per la conformità alle normative attuali e future
Quando si tratta di sviluppo sostenibile in ambito fashion, si possono già identificare una trentina di normative in vigore o in lavorazione, in particolare in Australia, Canada, Stati Uniti ed Europa (Mappatura della tracciabilità globale e delle normative sulla trasparenza per il fashion sostenibile – Osservatorio Lectra, Maggio 2024), delle quali circa venti avranno un ruolo decisivo. Le regolamentazioni che interessano il settore tessile non sono solo numerose, ma anche sempre più specifiche e rigorose, soprattutto in termini di tracciabilità. In Europa, l’implementazione del DPP richiederà agli operatori del settore moda di condividere i dati dei loro prodotti e facilitarne l’accesso alle autorità, ai partner e ai consumatori.
Di fronte a molteplici nuove normative, i brand fashion devono rapidamente adottare tecnologie avanzate e trovare gli strumenti giusti per gestire efficacemente la propria supply chain, beneficiando così della trasparenza che è ormai indispensabile.
Quando si tratta di tracciabilità, i marchi devono poter fare affidamento su uno strumento che garantisca che ogni transazione nel sistema rifletta accuratamente una realtà spesso molto complessa, in quanto possono esserci più di 300 diversi tipi di trasformazione nella catena del valore tessile, dall’origine della fibra alla vendita al dettaglio. Poiché la tracciabilità non può esistere senza l’intervento di terze parti affidabili per evitare il greenwashing, questo strumento deve anche consentire l’integrazione delle certificazioni emesse da enti indipendenti. Anche l’origine dei materiali (per i fornitori di livello 4 e 5) deve essere verificabile per tutte le catene del valore dei materiali, dal poliestere riciclato alle fibre animali responsabili, dal cotone sostenibile alle fibre di cellulosa artificiali.
I brand possono affidarsi a diverse tecnologie avanzate. In particolare, l’intelligenza artificiale (AI) può svolgere un ruolo cruciale nel garantire che ciascuna operazione del sistema rifletta le complessità del mondo reale e i diversi scenari della supply chain. Creando un sistema di verifica affidabile e integrato per ogni transazione, l’AI può avvisare automaticamente in caso di eventuali rischi di non conformità.
L’accesso in tempo reale a tutti i dati della catena del valore è un’ulteriore risorsa per i marchi, così come le API (Application Programming Interfaces, interfacce di programmazione delle applicazioni) necessarie per lo scambio di dati standardizzati e automatizzati tra brand fashion, fornitori tessili e la piattaforma di tracciabilità. Infine, data la diversità dei partner (produttori, fornitori, importatori, distributori, ecc.) a livello mondiale e la complessità delle normative locali, i marchi hanno bisogno di supporto in tutti i paesi, con una presenza locale lungo l’intera catena del valore.
Nuove sfide portano a nuovi ruoli per i brand
L’evoluzione delle aspettative e dei comportamenti dei consumatori, oltre al crescente numero di normative, stanno cambiando le regole del gioco per i player del mondo fashion. Ciò non è solo fonte di sfide, ma anche di opportunità per i brand, che hanno nuovi ruoli e responsabilità. Dimostrando tecnicamente una maggiore trasparenza, i marchi possono ispirare più fiducia nei consumatori e dare espressione concreta del loro impegno a operare per condizioni di lavoro più sicure e dignitose, promuovere l’economia circolare e contribuire al benessere del pianeta.
La tecnologia sta già svolgendo un ruolo chiave nel consentire ai brand fashion di fare grandi passi avanti nel monitorare le proprie supply chain e posizionarsi in prima linea nello sviluppo sostenibile. Di conseguenza, i marchi possono trarre vantaggi reali dall’implementazione di una soluzione di tracciabilità della supply chain scalabile, sicura e affidabile.