La buona notizia è che solo il 5% ritiene che il nostro destino sia ormai segnato: il 48% è consapevole di trovarsi di fronte a una vera e propria emergenza planetaria di fronte alla quale non bisogna perdere tempo, mentre un altro 47% pensa ancora che, se agiamo tutti insieme, possiamo fare la differenza.
Ma di fronte alla certezza di avere un pianeta da salvare, cosa ci spaventa di più dell’emergenza ambientale in atto? Pensiamo di poter fare in qualche modo la differenza? E se sì, quali aspetti teniamo maggiormente in conto? ONO Exponential Farming, start-up innovativa attiva nel settore dell’agritech, ha realizzato una survey per indagare la percezione del rischio ambientale nella popolazione italiana, esplorandone la consapevolezza, i pericoli top of mind e il desiderio di reagire per contribuire a un mondo più sano.
In vetta il climate change, ma la fame spaventa
Tra i rischi maggiormente percepiti primeggia il riscaldamento globale, segnalato dal 95% degli intervistati e seguito in seconda posizione dalla presenza della plastica nei mari (76%) e dall’inquinamento (72%). Una classifica abbastanza prevedibile, specie in considerazione dell’ampia copertura mediatica riservata a questi temi e dal loro riverbero social (il 48% dei rispondenti ricorda di aver assistito a iniziative sulla plastica nei mari navigando sui social).
I gradini più bassi riservano però delle sorprese: infatti, il 26% annovera tra le emergenze ambientali più urgenti la difficoltà nell’approvvigionamento di cibo, insieme a desertificazione e disponibilità di acqua potabile. Del resto, oggi la fame affligge 821 milioni di persone (dati WFP) e, secondo l’organizzazione umanitaria internazionale Azione contro la Fame, 27 dei 35 Paesi altamente minacciati dal climate change soffrono di insicurezza alimentare estrema. Per non parlare del fatto tra le potenziali conseguenze dirette dell’attuale crisi c’è la diminuzione dei rendimenti globali delle colture pari al 50% (lo evidenzia il report Climate Change – A Hunger Crisis In The Making).
La tecnologia per ridurre l’impatto ambientale dell’agrifood
Non a caso quindi, le maggioranza delle azioni correttive e sostenibili dichiarate dagli intervistati va in questa direzione: il 32% riduce gli sprechi di cibo e acqua e ha adottato un consumo consapevole; e il 26% predilige alimenti coltivati o allevati in modo sostenibile. Ma se questi sono piccoli, importanti passi che tutti dovremmo intraprendere, devono essere anche affiancati da un’evoluzione negli approcci e nella tecnologia, che ci consenta di rendere i nostri sistemi alimentari più equi, resilienti e sostenibili nel lungo periodo.
E’ qui che si inserisce Ono Exponential Farming che, con sede a San Giovanni Lupatoto (Verona), ha ideato una piattaforma di coltivazione verticale brevettata modulare e scalabile, completamente automatizzata, in cui possono essere coltivati ortaggi, alghe e insetti in modo intensivo. Sistemi di machine learning e AI consentono di dare luogo a una coltivazione idroponica indoor efficiente, con un notevole risparmio di acqua e priva di pesticidi e prodotti chimici.