Oltre ad avere risvolti economici importanti, la raccolta e il riciclo dei RAEE, ovvero i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, rivestono un ruolo cruciale in ottica ESG. Tale rapporto è strettamente legato alla natura stessa dei RAEE: secondo il D. Lgs. 49/2014, vengono considerati rifiuti elettronici tutti quei prodotti che per funzionare dipendono dalla corrente elettrica – collegati alla rete oppure alimentati da pile e batterie – di cui ci si vuole liberare perché non più funzionanti o obsoleti. Come noto, gli apparecchi elettronici spesso contengono sostanze pericolose come mercurio e piombo, nocivi per l’ecosistema, e non possono dunque essere dispersi nell’ambiente senza alcun controllo.
Il volume di questi rifiuti è tale da imporre il massimo livello di attenzione. Secondo l’ultimo rapporto del Centro di Coordinamento RAEE, negli ultimi due anni in Italia sono stati avviati a corretto riciclo poco più di 361.000 tonnellate di RAEE: si tratta di circa di 6,12 kg per ogni cittadino italiano e questo quantitativo, purtroppo, fa riferimento soltanto ai rifiuti elettronici smaltiti a norma di legge.
Riciclo RAEE, l’importanza dell’ESG nel contesto aziendale
Se, per i privati cittadini, il corretto smaltimento dei RAEE è soprattutto una questione di rispetto delle normative e di sensibilità ambientale, per le aziende entrano in ballo i criteri ESG, dal momento che il mancato impegno in tal senso può avere impatti significativi sulla reputazione aziendale, sulla redditività a lungo termine e sulla valutazione del rischio.
Occorre infatti considerare che la direttiva 2008/98/CE ha introdotto un preciso impianto per quanto concerne responsabilità e costi di gestione con la Responsabilità Estesa del Produttore (EPR o Extended Producer Responsibility) applicata ai RAEE, che comporta l’obbligo per i produttori di gestire la fase finale della vita dei prodotti immessi sul mercato.
Con l’adesione ai Sistemi Collettivi, tuttavia, le imprese hanno la possibilità di andare oltre il mero adempimento normativo attraverso l’applicazione di criteri ESG. Questo significa, da un punto di vista prettamente ambientale, puntare su corretta gestione e riciclo dei RAEE, così da assicurare una riduzione dell’impatto sugli ecosistemi. Inoltre, l’adozione di pratiche ESG include anche l’integrazione del design sostenibile nella produzione di apparecchiature elettroniche, così da estendere la durata utile delle stesse e facilitando il riciclo.
Al di là degli aspetti ambientali, ci sono anche da considerare quelli sociali e di governance, ovvero la “S” e “G” dell’acronimo ESG: nel primo caso, il buon governo dei RAEE può creare nuove opportunità di lavoro, soprattutto nel settore del riciclo, a tutto vantaggio delle comunità locali; nel secondo, i produttori di apparecchi elettronici devono gestire al meglio i rifiuti di cui hanno responsabilità, pena conseguenze legali e reputazionali di un certo livello.
Eppure, come spiega Giuseppe Ziliani, CEO di Haiki Electrics, parte del gruppo Haiki+, non mancano gli ostacoli che impediscono un corretto trattamento e riciclo dei RAEE nel nostro Paese: “a pesare è la dispersione dei RAEE, a sua volta spesso originata dall’attribuzione ai rifiuti elettronici di un codice EER errato (Elenco Europeo dei Rifiuti), ma anche l’esistenza di flussi paralleli che vengono sfruttati da chi sceglie di operare a proprio vantaggio al di fuori dai canali ufficiali. Senza dimenticare, poi, che si assiste spesso a un conferimento sbagliato, soprattutto dei RAEE di piccole dimensioni, da parte dei cittadini”.
Recupero e riciclo RAEE, come orientarsi
Ma come dovrebbe essere realizzato un corretto trattamento dei RAEE in osservanza dei criteri ESG? In linea di massima, i RAEE richiedono un processo di smantellamento specializzato in cui vengono separati i componenti elettronici per categorie. “Un procedimento”, riporta Ziliani, “che coinvolge la rimozione delle parti riutilizzabili, come circuiti, schede, e componenti, che possono essere recuperati e reintrodotti nella catena produttiva per un nuovo utilizzo. Ma oltre agli aspetti più strettamente tecnici, un approccio efficace al riciclo dei RAEE passa inevitabilmente dalla gestione completa del ciclo di vita di questi rifiuti”.
Ciò implica la necessità di tracciabilità in ogni fase, dall’identificazione e raccolta dei rifiuti elettronici al loro trasporto e relativo recupero. In questo senso, affidarsi a un unico interlocutore specializzato consente alle imprese di garantire la compliance alle normative vigenti, assicurando un’appropriata lavorazione dei RAEE e minimizzando il rischio di impatti ambientali negativi e di mancati adempimenti.
I punti di forza del gruppo Haiki+ nella raccolta e riciclo RAEE
A questa esigenza risponde il gruppo Haiki+, forte dell’ecosistema integrato per la gestione dei rifiuti nato dall’unione di quattro realtà già attive nel sistema dell’economia circolare: Haiki Recycling, Haiki Mines, Haiki Cobat e Haiki Electrics. In particolare, sul fronte dei RAEE è attiva Haiki Electrics, che “unisce l’esperienza di tre aziende specializzate in raccolta, trattamento e valorizzazione dei RAEE di categoria R1, R2, R3, R4 e R5, inclusi freddo e clima, grandi e piccoli elettrodomestici, TV, monitor e sorgenti luminose”, sottolinea Ziliani, “per noi la gestione di questo tipo di scarti è cruciale per la sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale. Il nostro impegno inizia dalla raccolta iniziale fino alla valorizzazione finale dei rifiuti, comprese le frazioni più specifiche come le plastiche ricavate dai RAEE”. Con la divisione Haiki Electrics, viene assicurato il massimo supporto alle imprese per la raccolta, il trattamento, recupero e riciclo dei RAEE, in modo da perseguire uno sviluppo sostenibile che apporti vantaggi concreti non solo all’ecosistema, ma anche al business.