La decarbonizzazione è un traguardo che assai raramente è associato al settore dell’Oil & gas: piuttosto, sempre più spesso, gli operatori del comparto sono ritenuti i maggiori responsabili dell’inquinamento e della crisi climatica globale. Eppure, negli ultimi anni, anche questo mondo è stato chiamato – giocoforza – ad avviare una trasformazione: le compagnie petrolifere e del gas devono infatti affrontare la transizione energetica e la sostenibilità del proprio business, rispondendo così alle pressioni che arrivano dai Governi, dall’opinione pubblica e dal settore finanziario. Per affrontare questo nuovo percorso le aziende sono chiamate a una reinvenzione dei propri modelli di business. Di tutti questi argomenti si parlerà in occasione dell’edizione 2021 di OMC Med Energy Conference & Exhibition di Ravenna, in programma dal 28 al 30 settembre, non a caso dedicata al tema “Rethinking Energy together: alliances for a sustainable energy future”.
Un’economia ancora fondata sugli idrocarburi
Come mette infatti in evidenza Fausto Torri, Managing Director – Energy Industry Lead di Accenture, sponsor della manifestazione, l’impatto dell’oil &gas sulla produzione di emissioni climalteranti è innegabile: “Viviamo ancora in un’era in cui circa l’80% dell’energia che consumiamo arriva dalle fonti fossili: le emissioni globali di CO2 correlate all’energia ammontavano nel 2020 a 40 giga tonnellate. Di questa quantità, quasi due terzi è legata all’industria del petrolio e del gas con il 20% emesso direttamente attraverso attività di estrazione, lavorazione, trasporto e raffinazione e l’80% destinato per altri usi, come carburante per trasporto o nella produzione di prodotti petrolchimici. In poche parole, questo significa che oggi il motore dell’economia globale è ancora fortemente incentrato sulla catena degli idrocarburi: si tratta di una evidenza con la quale dobbiamo fare i conti”.
Il peso del Finance
D’altra parte, più o meno da una decina di anni a questa parte, le grandi multinazionali dell’energia si sono rese conto dell’impossibilità di continuare il proprio business senza pensare alle conseguenze ambientali. Per ragioni etiche e normative, ma anche finanziarie: “Il filone ESG sta diventando una caratteristica fondamentale per gli investimenti nel settore: occorre porsi in una prospettiva di transizione, di una reinvention, oppure è lo stesso mondo finanziario che fa vivere questa industry – l’energia è infatti un settore altamente capital intensive –, che spinge questi attori a cambiare direzione, in una prospettiva di lungo termine. Dunque quello della reinvention è un tema che non si può più evitare, poiché è una questione di sopravvivenza per l’intero settore”.
Le 5 C di Accenture per la Reinvention
Reivention, dunque, e non certo chiusura o scomparsa, anche perché il mondo ha bisogno di energia: la stima di Accenture è che oggi il consumo globale si aggiri intorno ai 550 Exajoule, destinati a diventa circa 700 nel 2050, con una crescita quasi esclusivamente concentrata nei paesi non sviluppati. Difficile pensare che per quella data il petrolio e il gas siano scomparsi dalla faccia del pianeta: “E’ la stessa IEA a dire che se oggi l’oil & gas fa i 4/5 dell’energia mondiale, al 2050 saremmo intorno ai 2/3. Non si può pensare di abbandonare improvvisamente la nostra primaria fonte di energia, che sta consentendo anche al mondo di risollevarsi dalla crisi pandemica, fin tanto che le tecnologie sostitutive non saranno pronte. Per questo motivo abbiamo sviluppato il concetto di reinvention: questa industry tradizionale deve essere reinventata, guardando alla sostenibilità (abbattimento delle emissioni) e alla digitalizzazione”, spiega Torri. Accenture, in particolare, ha delineato un percorso fatto di 5 C per la transizione del settore Oil & gas: 1) competitività (diversificazione degli asset e attenzione agli aspetti ESG 2) Connettività (investimenti nel digitale e nella cloud security 3) carbonio (riduzione delle emissioni 4)cliente (sviluppo di un’offerta di servizi diversificata 5) Cultura (attenzione alle competenze interne).
Come tagliare le emissioni
Da un punto di vista tecnologico esistono già oggi tutta una serie di soluzioni che possono consentire a questo settore di essere meno inquinante, ad esempio riducendo il famigerato flaring (le fiamme che caratterizzano le raffinerie) oppure abbattendo i consumi nelle operazioni di perforazione, senza dimenticare tecnologie innovative come la carbon sequestration. In questo caso l’idea è di far arrivare meno carbonio in atmosfera, magari immagazzinandolo sottoterra nei giacimenti esauriti da tempo, che potrebbero diventare dei mega serbatoi di CO2. Le compagnie petrolifere hanno poi la possibilità di effettuare investimenti nell’idrogeno e nei biocarcaburanti, per non parlare delle vere e proprie fonti rinnovabili: “Ad oggi il costo del capitale per investimenti in nuovi impianti è favorito se la direzione è quella di costruire impianti più sostenibili. Tutte le aziende del settore oil e gas stanno facendo investimenti nelle Fer, anche se la capacità al momento è ancora bassa. Il percorso programmato da queste aziende per i prossimi 3-5 anni è notevole, si parla di raddoppiare e triplicare l’attuale capacità da fonti pulite”.
L’impatto della digitalizzazione
Esiste poi un ambito che risulta fondamentale per un attore come Accenture, quello cioè della digitalizzazione: “Siamo certi che l’energia del futuro sarà sempre più basata sui sistemi digitali, con l’utilizzo di tecnologie come il cloud e l’analisi dei dati, che possano permettere di affrontare l’energy transition in un modo più smart e fluido, riducendo al contempo le emissioni. Chiunque abbia visto una raffineria si può essere fatto un’idea della vastità e complessità tecnologica che c’è dietro questi impianti, che porta alla produzione di una quantità di dati enorme. Eppure, sinora solo una minima parte dei dati prodotti è stata sfruttata per tenere sotto controllo emissioni e consumi energetici, nonostante i numerosi benefici. Il paradosso è che l’industry oil & gas ha conosciuto in passato un’evoluzione enorme dal punto di vista informatico, ma la più recente rivoluzione digitale è stata invece meno affrontata rispetto ad altri settori. Il risultato è che negli impianti oil e gas le tecnologie ict sono rimaste quelle di tanti anni fa”.
Il ruolo di Cloud e AI
In questo senso Accenture lavora con i principali operatori del settore soprattutto su due fronti: cloud e intelligenza artificiale: la logica è che l’utilizzo di piattaforme di condivisione dei dati basate su cloud rappresenti un beneficio enorme per l’oil & gas, anche dal punto di vista della reportistica destinata al mondo esterno. Inoltre il cloud costituisce la base infrastrutturale su cui far viaggiare gli algoritmi di AI, che a loro volta consentono di far funzionare al meglio gli impianti e con tempistiche più veloci. La combinazione di sostenibilità e digitalizzazione può insomma rappresentare l’arma vincente per questa industry: secondo una recente ricerca Accenture oggi solo un numero esiguo di aziende definite «Twin Transformer» mostrano una vision unitaria che lega trasformazione digitale e transizione sostenibile. Proprio questi player, pionieri sia nell’adozione del digitale che nell’implementazione di azioni di sostenibilità avranno probabilità 2,5 volte superiori rispetto alle altre di recuperare più rapidamente dalla crisi COVID-19 e di essere tra i “leader di domani”.
Un hackathon per cercare nuove idee
Ovviamente la transizione energetica e la “Twin Trasformation” richiedono inoltre un’attenzione particolare alle le competenze dei dipendenti: le oil company – o le energy integrated company secondo le diciture attuali – dovranno disegnare percorsi personalizzati di upskillng e reskilling per permettere a ogni dipendente di avere le giuste competenze per essere parte attiva della trasformazione, supportare nuovi processi e aumentare la produttività. Perché questa transizione possa compiersi serviranno naturalmente anche nuove idee: per questo motivo Accenture è sponsor tecnico del primo OMC Energy Hackathon, in collaborazione con la sezione italiana di SPE. L’iniziativa coinvolge studenti e giovani professionisti dai 20 ai 30 anni, destinati sempre più protagonisti dei nuovi scenari che la transizione energetica sarà in grado di ampliare. I team saranno invitati a sviluppare nuove idee e soluzioni per l’industria energetica al fine di raggiungere l’obiettivo 7 dell’AGENDA 2030 dell’ONU, focalizzato sul tema “Energia pulita e accessibile”.