Scenari

Nature Restoration Law: il ruolo chiave dell’agricoltura rigenerativa

La legge che punta al ripristino del 20% degli ecosistemi naturali entro il 2030 e che si pone l’obiettivo di arrivare a recuperare i sistemi naturali degradati prima del 2050, può trovare un “alleato” nella regenerative agricolture. L’opinione di Piero Manzoni, CEO di Simbiosi

Pubblicato il 25 Lug 2023

Piero Manzoni, CEO di Simbiosi

La recente approvazione della Legge europea sul ripristino della natura da parte del Parlamento Europeo e la discussione presso il Consiglio d’Europa, aprono una serie di scenari che abbiamo già iniziato ad analizzare nel servizio “La legge sul ripristino della natura: quali prospettive e impegni per finanza e ESG” e che possono contribuire alla creazione di nuove forme di sviluppo in campo agroindustriale.

La legge non ha avuto e non avrà “vita facile”. Al Parlamento Europeo ha avuto 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astensioni e una accesa discussione al termine della quale in ogni caso i deputati europei confermano l’impegno UE verso l’ambiente e verso una grande opera di ripristino degli ecosistemi che è considerato come uno strumento indispensabile per contrastare il cambiamento climatico e per proteggere la biodiversità da un progressivo e preoccupante peggioramento.

Creare le condizioni per una produzione agroalimentare sostenibile

Uno dei temi chiave che hanno sollevato non poche discussioni è rappresentato dall’obiettivo di creare, ma sarebbe corretto dire ri-creare, le condizioni per una produzione agroalimentare che sia effettivamente in grado di migliorare la propria capacità produttiva riducendo il consumo e lo spreco di risorse e di aumentare la sicurezza alimentare.

Uno dei temi che più sono stati al centro del dibattito riguarda i ventilati rischi di un possibile contrasto tra le finalità legate agli obiettivi di ripristino della natura e di protezione della biodiversità, con la gestione delle attività produttive “tradizionali”. Rischi che vanno al di là dei cosiddetti rischi di transizione e che rappresenterebbero un freno al normale sviluppo delle attività economiche e produttive.

In particolare nel mondo dell’agricoltura si sono levate voci molto preoccupate che hanno interpretato gli obiettivi di questa legga come una minaccia al settore nel suo complesso. Una situazione per certi aspetti quasi paradossale, considerando le finalità della legge, ma per altri aspetti queste posizioni sono anche un segno di quanto il tema della transizione sostenibile sia un tema che impone di valutare e di rappresentare in modo chiaro sia i rischi sia le prospettive che si devono affrontare nel momento in cui si percorrono nuovi modelli produttivi. Modelli oggi più accessibili rispetto al passato, ma certamente non privi di difficoltà, anche in termini di adozione e trasformazione rispetto a pratiche consolidate.

Il ruolo dell’agricoltura rigenerativa

In questo senso la prospettiva della Nature Restauration Law rappresenta un vero passo in avanti. Non c’è più solo un impegno e un “adempimento” normativo che ci pone nella condizione di evitare di provocare danni all’ambiente, ma si va oltre e l’impegno parla di ripristino e per certi aspetti di rigenerazione.

E davanti a questo termini, rigenerazione dell’ambiente, e a questa prospettiva, è interessante la chiave di lettura che arriva da Piero Manzoni, CEO di Simbiosi, che ha scelto di creare una Nature Based Solutions Valley in cui ha ricreato in una fetta di Pianura Padana tra Pavia e Milano le condizioni di biodiversità e di fertilità di 1.000 anni fa utilizzando sapientemente l’innovazione tecnologica e digitale unitamente a un grande lavoro a livello di tecniche agritech.

Manzoni, in una nota di Simbiosi, sottolinea come l’agricoltura rigenerativa sia alla base del metodo Neorurale adottato nella Nature Based Solutions Valley e va interpretata come un insieme di “pratiche agricole e di innovazioni tecnologiche che permettono il recupero della biodiversità perduta del suolo, che permetto di mantenerlo intatto insieme alla sua capacità igroscopica, e che sostengono e ampliano la capacità naturale della vegetazione di stoccare CO2 e di ottimizzare l’uso dell’acqua”.

Manzoni ricorda inoltre l’importanza dei servizi ecosistemici basati su “pratiche, tecnologie e dati che realizzano esternalità positive per le comunità e i territori in termini paesaggistici e climatici e creano sinergie con le attività umane, industriali e produttive”.

A proposito di Simbiosi suggeriamo la lettura del contributo di Piero Manzoni all’Agridata Green Summit 2022 di xFarm

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