Grazie alla sua capacità di fornire dati accurati e aggiornati su vasta scala, la tecnologia satellitare si sta sempre più affermando come strumento fondamentale per il monitoraggio dei progetti di Carbon Offset e Nature-based.
Questi progetti, che mirano a ridurre le emissioni di CO2 e attraverso la conservazione, il ripristino o la gestione sostenibile degli ecosistemi naturali, richiedono un monitoraggio costante per valutare l’efficacia delle azioni intraprese e garantire la trasparenza e la veridicità delle riduzioni delle emissioni di carbonio: un compito non di semplice portata, ma perfettamente all’altezza delle più innovative frontiere della tecnologia.
In un contesto in cui la raccolta di dati selezionati in tempo reale è cruciale per la buona gestione del progetto ambientale, affidarsi alle capacità del controllo satellitare ha un valore decisivo. La soluzione consente infatti di agire su ogni aspetto, rilevando anomalie e imponendo verifiche nella massima rapidità: “Un contributo essenziale – spiega Giulia Burchi, Impact and Project Manager di Green Future Project – per raggiungere risultati che, altrimenti, richiederebbero sforzi ingenti e non sostenibili”.
Perché serve la tecnologia satellitare nel Carbon Offsetting
Ma come si declina, nel concreto, questo supporto? “Le immagini satellitari – spiega Burchi – sono in grado di raccogliere dati in tempo reale con estrema facilità: a seconda del progetto, i satelliti hanno la capacità di trasmettere dati su componenti selezionate e questo è di estrema importanza in un’operazione di monitoraggio. Se si parla di riforestazione, la tecnologia satellitare permette ad esempio di valutare la crescita in altezza degli alberi, mentre per i progetti di conservazione forestale è essenziale comprendere la percentuale di copertura boschiva per analizzarne le eventuali diminuzioni. In caso di anomalie, significa che qualcosa sta cambiando e che è necessario un controllo”.
Ma il valore dell’IT non si esaurisce qui. “In ambito Nature-Based e Carbon Offset – continua Burchi – è necessario andare oltre il calcolo dello stock di CO2 equivalente (CO2e): quando il focus è posto sulla capacità di preservare una foresta o di rigenerare un ecosistema, diventa fondamentale analizzare anche altre esternalità positive. E in questo la tecnologia satellitare offre un aiuto cruciale”.
Le applicazioni della tecnologia satellitare per i progetti ambientali
Entrando nel dettaglio, sono svariate le applicazioni che rendono la tecnologia satellitare particolarmente preziosa per il monitoraggio di un progetto ambientale. Una delle principali è la capacità di mappatura e valutazione degli ecosistemi: la tecnologia satellitare permette di visionare in modo dettagliato e continuo le aree in cui vengono implementati progetti Nature-Based e di Carbon Offset. Ciò include l’analisi di copertura forestale, biodiversità, risorse idriche ed eventuali elementi critici degli ecosistemi: dati, dunque, che sono essenziali per stabilire basi di partenza, pianificare le azioni e valutare l’impatto delle attività di conservazione o ripristino.
Altra funzione chiave è il monitoraggio delle variazioni degli ecosistemi nel tempo: attraverso riprese satellitari periodiche, diventa facile misurare l’efficacia delle misure di conservazione o ripristino messe in atto, “ad esempio osservando l’evoluzione degli habitat naturali e l’effetto delle pratiche di gestione sostenibile” – commenta Burchi. Ma non meno importante è la funzione di rilevamento delle minacce, che consente di identificare tempestivamente minacce agli ecosistemi, come deforestazione illegale, incendi, siccità o invasione di specie non autoctone, e di intervenire rapidamente per mitigare i danni e proteggere gli investimenti in termini di carbonio e biodiversità.
A questo si affiancano poi verifica e reporting: i dati satellitari forniscono prove concrete e misurabili dei risultati ottenuti dai progetti di Carbon Offset e Nature-Based, facilitando la verifica e il reporting in conformità con standard e certificazioni internazionali. Questa trasparenza è cruciale per costruire fiducia tra investitori, partner e stakeholder, e per garantire che i crediti di carbonio generati siano basati su riduzioni reali e verificabili delle emissioni.
Il tutto senza dimenticare che i satelliti forniscono una copertura globalee possono raccogliere dati anche dalle regioni più remote e inaccessibili del pianeta: un’opzione particolarmente vantaggiosa per il monitoraggio di progetti Nature-Based e Carbon Offset situati in aree difficili da raggiungere attraverso metodi di monitoraggio terrestri.
Il ciclo di vita di un progetto Carbon Offset certificato
“Tutto ciò dimostra come la tecnologia satellitare sia uno strumento indispensabile per il monitoraggio efficace dei progetti Nature-Based e di Carbon Offset”, chiarisce Giulia Burchi, puntualizzando che il ciclo di vita di un progetto certificato con crediti di carbonio resta comunque un percorso “molto lungo e laborioso, che comporta un impegno minimo di 2 o 3 anni, tenendo presente che decidere di certificare un processo al fine di ottenere crediti per venderli su mercato volontario è una scelta che impone anche notevoli quantità di capitale”.
1. Dall’ideazione alla selezione dello standard, sino al PDD
Il percorso prende il via con la fase di ideazione e sviluppo del progetto: dalla concezione dell’idea alla valutazione preliminare della fattibilità sino all’identificazione degli obiettivi specifici. È il momento in cui si definisce il contesto in cui il progetto va a operare, si analizzano le potenziali riduzioni di emissioni di gas serra e si sviluppa un piano dettagliato che descriva come queste riduzioni verranno realizzate.
Si passa quindi alla valutazione e selezione dello standard: “I progetti di compensazione di carbonio – spiega Burchi – devono aderire a standard riconosciuti a livello internazionale, come il Verified Carbon Standard (VCS), Gold Standard, o il Clean Development Mechanism (CDM), che definiscono i criteri di qualità e le metodologie per la quantificazione delle riduzioni di emissioni. La scelta dello standard è fondamentale per garantire la credibilità del progetto”. Su questa base si predispone una documentazione dettagliata, che include il Documento Descrittivo del Progetto (PDD) secondo lo standard scelto. Questo report descrive gli obiettivi, la metodologia, le previsioni di riduzione delle emissioni, e le strategie di monitoraggio e verifica.
2. Dalla validazione a implementazione e monitoraggio
Si procede poi con la validazione, processo indipendente condotto da un’entità terza autorizzata, che autenticala conformità del progetto e conferma la sua idoneità a generare crediti di carbonio: un passaggio che, chiarisce Burchi, “assicura che il progetto sia in grado di evitare o rimuovere le emissioni”.
E qui si pone il primo focus satellitare: durante l’implementazione, il progetto deve infatti essere monitorato secondo le procedure stabilite nel PDD. Grazie a tecnologie ad hoc, come quella che si avvale dell’apporto dei satelliti, il monitoraggio consente di raccogliere i dati necessari per dimostrare che, ad esempio, i livelli di biomassa in superficie rispecchiano le previsioni circa le emissioni ridotte o evitate.
Una volta raccolti i dati di monitoraggio, un’altra entità terza indipendente verifica i risultati del progetto rispetto ad aspettative e metodologie approvate e, se il progetto soddisfa tutti i criteri, le riduzioni di emissioni vengono certificate e convertite in crediti di carbonio.
3. Vendita e report
Il ciclo di vita del progetto procede con la fase di vendita e ritiro, in cui i crediti di carbonio certificati possono essere venduti a imprese, governi o individui che desiderano compensare le proprie emissioni di gas serra, per poi chiudersi con la fase di report, con la produzione di documenti periodici su attività e risultati ottenuti.
“Si tratta di rapporti che – chiarisce Burchi – possono portare a revisioni delle strategie di monitoraggio o di implementazione per aumentare l’efficacia del progetto. Il ciclo di vita di un progetto certificato con crediti di carbonio è infatti predisposto affinché assicuri che ogni progetto contribuisca in modo reale e misurabile alla lotta contro la crisi climatica in corso, garantendo al contempo trasparenza e fiducia tra tutte le parti interessate”.
Perché serve un approccio strutturato nel monitoraggio dei progetti
Agire nel modo corretto, adottando un approccio ben strutturato, è però fondamentale. “Non si può procedere alla cieca, ma è necessario seguire step ben delineati – aggiunge Burchi – In questo contesto, la tecnologia satellitare è un valore inestimabile poiché consente di visualizzare in tempo reale i risultati e l’efficacia dei progetti di Carbon Offset. Questo aspetto è cruciale per garantire un monitoraggio accurato e per fornire dati affidabili sull’impatto delle iniziative intraprese”.
Non ultimo, il monitoraggio satellitare facilita una comunicazione trasparente e aperta, elemento sempre più richiesto nell’ambito delle normative sulla sostenibilità e la responsabilità sociale d’impresa, come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) dell’Unione Europea. “Questo strumento – puntualizza Burchi – consente alle aziende di dimostrare con chiarezza e onestà i finanziamenti effettuati per i progetti ambientali scelti, rafforzando così la fiducia dei consumatori, degli investitori e di altre parti interessate”.
Come muoversi allora? “La valutazione dei criteri per i progetti di Carbon Offset richiede un’attenzione meticolosa e l’intervento di esperti nel campo è per questo la scelta ottimale – spiega Burchi -. Tra gli aspetti fondamentali da considerare vi è l’addizionalità, che si riferisce alla necessità che il progetto non possa essere avviato o proseguito senza il sostegno finanziario derivante dalla vendita dei crediti di carbonio. Un altro punto critico è il rischio di over crediting, che si verifica quando si ottengono più crediti di quelli effettivamente meritati, spesso a causa di una metodologia di valutazione non sufficientemente rigorosa. Ma è essenziale monitorare anche il fenomeno del leakage, ovvero l’eventualità che il progetto possa indirettamente causare effetti negativi al di fuori del suo ambito diretto, annullando in parte i benefici ambientali ottenuti”.
Il valore di una soluzione a 360 gradi
Nel ventaglio di opzioni presenti sul mercato, la climate tech Green Future Project – nonché B Corp e Digital Partner certificato RINA – propone per questo una piattaforma d’avanguardia che fornisce una soluzione completa a quanti desiderano non solo compensare le proprie emissioni di carbonio, ma anche misurare e ottimizzare la propria impronta carbonica attraverso strategie mirate al miglioramento. La società offre un portfolio di progetti certificati con crediti di carbonio, accuratamente selezionati secondo criteri globalmente riconosciuti, al fine di garantire un’offerta affidabile e di qualità.
“La nostra proposta si distingue per l’integrazione della tecnologia satellitare, elemento che amplifica la nostra capacità di offrire trasparenza senza precedenti – fa notare ancora Burchi, ricordando l’esempio concreto del progetto di conservazione forestale Envira, attivato in Brasile.
“Grazie a questa tecnologia, siamo in grado di analizzare i dati specifici di ciascun progetto in base alle esigenze, unendo il know-how di Green Future Project con le più avanzate soluzioni satellitari”, chiosa Burchi, “questo approccio consente di fornire una soluzione a 360 gradi che accompagna i nostri clienti nel percorso da zero a cento nella gestione e ottimizzazione della propria impronta carbonica, proponendo un viaggio completo verso la sostenibilità, supportati da tecnologia di punta e progetti certificati che assicurano risultati tangibili e misurabili”.