Nel mese di ottobre 2024, il WWF Internazionale e la Zoological Society of London (ZSL) hanno pubblicato il Living Planet Report, uno studio globale sullo stato della natura e delle specie animali nel mondo.
Quest’anno, il rapporto intitolato “Un sistema in pericolo” evidenzia che, tra il 1970 e il 2020, le dimensioni medie delle popolazioni animali monitorate sono diminuite del 73%. (Lo studio è accessibile in forma integrale sul sito del WWF a questo link n.d.r.)
Tutte le principali categorie mostrano un calo significativo: un drammatico -85% per le specie d’acqua dolce, -69% per quelle terrestri e -56% per quelle marine.
Il monitoraggio della fauna richiede indici precisi, validi a livello internazionale, per confrontare dati nel tempo e nello spazio. Il Living Planet Report non solo utilizza questi strumenti, ma presenta casi studio che suggeriscono possibili soluzioni per invertire queste tendenze.
La biodiversità: un patrimonio insostituibile
La biodiversità rappresenta la varietà della vita sulla Terra. Non è solo fonte di bellezza e meraviglia, ma anche il fondamento della nostra esistenza: dal cibo all’aria che respiriamo, tutto dipende dalla diversità biologica.
Una definizione comune descrive la biodiversità come “la variabilità tra organismi viventi, inclusi ecosistemi terrestri, marini e acquatici, e i complessi ecologici di cui fanno parte”. Questa diversità si declina in diversi livelli:
- Diversità genetica: variazioni genetiche all’interno di una specie o popolazione, fondamentali per l’evoluzione e l’adattamento ai cambiamenti, inclusi quelli climatici.
- Diversità di specie: varietà e abbondanza di specie in un’area, indicatori di ecosistemi sani e resilienti.
- Diversità delle popolazioni: variabilità tra individui all’interno di una specie in specifiche aree geografiche.
- Diversità degli ecosistemi: varietà degli ecosistemi in una regione, riflesso della complessità dei paesaggi naturali.
- Diversità funzionale: ruoli ecologici negli ecosistemi, come il ciclo dei nutrienti e la decomposizione.
Misurare questa complessità non è semplice, ma è cruciale per comprendere e proteggere la biodiversità.
Come si misura la biodiversità?
Misurare la biodiversità richiede indicatori standardizzati a livello globale. Il Living Planet Report utilizza diversi indici fondamentali:
- Living Planet Index (LPI): misura i cambiamenti nella dimensione delle popolazioni animali dal 1970, fornendo un quadro dell’allarme per specifiche specie e supportando azioni mirate.
- Red List Index (RLI): monitora il rischio di estinzione delle specie, sulla base della Lista Rossa dell’IUCN.
- Biodiversity Intactness Index (BII): valuta la percentuale di biodiversità originale ancora presente in una comunità terrestre.
Tutti questi strumenti indicano un declino globale della biodiversità. Gli scienziati avvertono che il tasso di estinzione delle specie è oggi centinaia di volte superiore rispetto ai livelli naturali, principalmente a causa delle attività umane.
Casi studio: declini e successi
Il Living Planet Report include esempi emblematici di declini drammatici e successi nella conservazione:
- Elefante africano di foresta (Gabon)
Nel Parco Nazionale Minkébé, la popolazione di elefanti è diminuita dell’80% tra il 2004 e il 2014, principalmente a causa del bracconaggio e del commercio d’avorio. Questa perdita è critica, considerando che metà degli elefanti di foresta africani vive in quest’area.
- Tartaruga embricata (Australia)
Nella Grande Barriera Corallina settentrionale, il numero di femmine nidificanti mature è calato del 57% dal 1990 al 2018. Minacciata dalla perdita di habitat, cambiamenti climatici e pesca illegale, la specie rischia l’estinzione locale entro il 2026.
Esempi di successo:
- Bisonte europeo: da estinto in natura nel 1927, è stato reintrodotto in 10 Paesi europei, raggiungendo oggi una popolazione di circa 6.800 esemplari.
- Gorilla di montagna: tra il 2010 e il 2016, la popolazione è cresciuta del 3% grazie a interventi mirati e alla collaborazione delle comunità locali. È l’unica grande scimmia a non essere in rapido declino.
Conclusioni: agire subito
I dati del Living Planet Report 2024 sono un chiaro segnale di allarme. Sebbene il declino della biodiversità sia evidente, possiamo ancora invertire la rotta, ma dobbiamo agire immediatamente e in modo collettivo.
“Non è esagerato affermare che ciò che accadrà nei prossimi cinque anni determinerà il futuro della vita sulla Terra” (Living Planet Report).
Il Pianeta ha bisogno di noi. E noi abbiamo bisogno del Pianeta.
La stato della Biodiversità in Italia non va meglio
L’Italia, riconosciuta come uno dei paesi europei con la maggiore biodiversità grazie alla sua varietà di habitat, climi e specie, sta affrontando un significativo declino della sua ricchezza naturale.
Alcuni dati chiave sulla biodiversità italiana:
- 25%: regressione della Posidonia oceanica dal 1990 al 2005, su scala nazionale, a causa dell’inquinamento, della pesca intensiva e delle attività di dragaggio.
- 68%: gli ecosistemi italiani risultano a rischio, con una situazione particolarmente critica nell’ecoregione padana, a causa dell’agricoltura intensiva e dell’urbanizzazione.
- 30%: degli ecosistemi italiani si trova in stato di degrado e richiede interventi urgenti di ripristino.
- Specie aliene invasive: sono presenti circa 3.000 specie aliene, con un aumento del 96% dagli anni Novanta, contribuendo al 54% delle estinzioni conosciute di specie animali.
Habitat ed ecosistemi a rischio
Secondo l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale):
- Il 54% della flora e il 53% della fauna terrestre in Italia sono in uno stato di conservazione sfavorevole.
- L’89% degli habitat terrestri presenta condizioni critiche, mentre gli habitat marini mostrano uno status favorevole solo nel 63% dei casi.
Il ruolo delle aziende: verso un futuro Nature Positive
In un contesto di declino globale della biodiversità, le aziende giocano un ruolo cruciale. La transizione verso un modello di business Nature Positive – ovvero impegnato non solo a ridurre il proprio impatto sulla natura, ma anche a ripristinarla e migliorarla – è oggi una priorità riconosciuta a livello globale.
Un’azienda Nature Positive non si limita ad applicare pratiche sostenibili, ma adotta un approccio proattivo, contribuendo a:
- Ridurre l’impronta ecologica: attraverso strategie di mitigazione del cambiamento climatico, riduzione delle emissioni di CO2 e gestione sostenibile delle risorse naturali.
- Ripristinare ecosistemi degradati: investendo in progetti di riforestazione, conservazione della fauna selvatica e recupero degli habitat.
- Integrare la biodiversità nella strategia aziendale: misurando e monitorando l’impatto delle proprie attività sugli ecosistemi e implementando indicatori come il Living Planet Index.
Perché le aziende devono agire?
La perdita di biodiversità rappresenta non solo una crisi ambientale, ma anche un rischio economico e reputazionale per le imprese. Il Forum Economico Mondiale stima che oltre 44 trilioni di dollari, più della metà del PIL globale, dipendano moderatamente o fortemente dalla natura. Settori come l’agricoltura, la pesca, il turismo e persino la finanza sono vulnerabili a una natura in declino.
Adottare un approccio Nature Positive consente alle aziende di:
- Proteggere e rafforzare le proprie filiere produttive.
- Soddisfare le crescenti aspettative dei consumatori, che richiedono prodotti e servizi sostenibili.
- Contribuire agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), in particolare all’SDG 15 (Vita sulla Terra).
Esempi di aziende Nature Positive
Alcuni settori e organizzazioni stanno già facendo la differenza:
- Settore agroalimentare: aziende impegnate nella riduzione della deforestazione, come quelle che aderiscono alla Science-Based Targets for Nature, stanno trasformando le pratiche agricole rendendole più sostenibili.
- Industrie manifatturiere: attraverso l’uso di materiali riciclati e programmi di economia circolare, molte imprese stanno riducendo il consumo di risorse naturali.
- Settore finanziario: istituzioni che promuovono investimenti sostenibili incentivano progetti di conservazione e ripristino ambientale.
Da uno studio fatto da Deloitte Climate & Sustainability Vediamo che meno dell’1% delle aziende sa quanto le proprie attività dipendono dalla natura e dai servizi ecosistemici che essa fornisce. Il 5% delle aziende valuta l’impatto delle proprie operazioni sulla natura e sulla biodiversità, ricordando che il WEF (World Economic Forum) ha sottolineato che il 100% del PIL dipende dai servizi ecosistemici forniti da un ambiente naturale sano
Un’opportunità per guidare il cambiamento
Essere Nature Positive non è solo una responsabilità etica, ma una strategia di leadership. Le aziende che abbracciano questa visione si posizionano come pionieri nel mercato, creano valore per gli stakeholder e contribuiscono a costruire un futuro in cui uomo e natura possano prosperare insieme.
La Trasformazione è al centro dell’attenzione, Alessandra Prampolini, direttrice generale del WWF Italia, ha dichiarato: “Il sistema Terra è in pericolo, e noi con lui. Il Living Planet Report ci avverte che le crisi collegate alla perdita della natura e al cambiamento climatico stanno spingendo le specie animali e gli ecosistemi oltre i loro limiti. Le decisioni e le azioni dei prossimi cinque anni segneranno il futuro della nostra vita sul pianeta. La parola chiave è trasformazione: dobbiamo cambiare il modo in cui tuteliamo la natura, per trasformare il sistema energetico, per milgiorare il sistema alimentare che rappresenta uno dei motori principali della perdita di biodiversità globale, e per indirizzare il sistema finanziario verso investimenti più equi e inclusivi.