“Lasciatemi dire soltanto una cosa riguardo al fatto che noi facciamo tutto questo “bla, bla, bla”. Beh, il “bla, bla, bla”, a volte, è solo un modo per nasconderci e nascondere la nostra incapacità di perseguire l’obiettivo con le azioni — e soprattutto con azioni coerenti. Ma in realtà e in una certa misura, quando ci troviamo di fronte a cambiamenti così trasformativi, esso è utile per convincere le persone che l’azione è necessaria; per convincere la gente che i numeri che abbiamo citato qui — 1,5ºC, zero emissioni nette e così via — non sono qualcosa che è stato creato ad arte. Che questi numeri ci vengono dati dalla scienza, e la gente va convinta di questo. Forse sono troppo ottimista, ma la mia sensazione è che i leader siano tutti assolutamente convinti della necessità di agire, e della necessità di agire in fretta“.
Con queste parole, in aperta risposta alle parole dell’attivista svedese Greta Thunberg (che aveva appunto accusato i politici mondiali di perdersi in troppe parole davanti alla sfida climatica), il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha aperto il suo intervento in occasione della chiusura di Youth4Climate, la conferenza dei giovani che ha accompagnato la tre giorni di lavori della pre-Cop26 a Milano tra fine settembre e inizio ottobre. Mentre il summit giovanile si chiudeva con una serie di richieste importanti e l’appello a fare di più per fermare il surriscaldamento globale, il premier ha colto l’occasione per riferire alla numerosa platea la posizione degli interlocutori, i Big che animeranno la 26a Conferenza delle parti delle Nazioni Unite sul clima, in programma a Glasgow dall’1 al 12 novembre.
“La domanda che tutti questi eventi, come l’evento odierno, come la COP26, il G20, stanno effettivamente ponendo è: Come faremo?“, ha domandato Draghi, ammettendo davanti alle centinaia di giovani che “siamo noi adulti ad aver creato questo problema: non lo avete creato voi”. Per il Presidente del Consiglio, alla luce delle ultimi sviluppi globali, la risposta non può che andare in una direzione: “Nulla in questo campo può essere fatto senza la vostra partecipazione al processo decisionale, è inimmaginabile – ha spiegato -. La vostra partecipazione è essenziale. Le dimensioni di queste trasformazioni sono talmente enormi che non possono essere paracadutate su persone come voi, né sui paesi più poveri. Quindi, il primo passo è quello di essere consapevoli di ciò che abbiamo fatto, e credo che questa consapevolezza sia stata in larga misura raggiunta”.
Ma serve altro. “Il secondo passo – ha aggiunto il premier – è quello di essere assolutamente convinti della necessità di agire e di agire in fretta, ed ecco la vera sfida. Penso che il vostro malcontento, la vostra perdita di fiducia, siano dovuti alla lentezza di questo processo, alla necessità di raggiungere compromessi senza fine. Invece è la velocità che conta adesso, perché ancora una volta la scienza ci dice che abbiamo un tempo limitato”. “Quindi la sfida è questa – ha puntualizzato – ed è qui che valuterete i nostri sforzi. E tutti noi possiamo essere giudicati in base a quello che facciamo, in primo luogo dai giovani. Ora, quella che ci attende nei prossimi mesi è un’opportunità, forse un’opportunità immensa”.
Il riferimento concreto è alla possibilità di raggiungere un accordo per un impegno di 100 miliardi di dollari a favore dei Paesi in via di sviluppo (“e non parlo di prestiti, parlo di sovvenzioni”, ha chiarito il premier). Un obiettivo, questo, essenziale quanto l’allineamento degli obiettivi fra tutti i Paesi del mondo: “Il che significa – ha fatto notare Draghi – che ogni Paese dovrebbe condividere gli stessi numeri”.
“Tutto ciò sarà difficile – ha ammesso in conclusione il premier -. Tutti i leader si stanno impegnando al massimo, ma questo non è sufficiente. Occorre definire azioni, programmi e obiettivi chiari. E non dimenticare mai i più deboli e i più poveri in tutto questo”.
Italia in prima linea nella lotta al climate change
In apertura di Youth4Climate, Draghi aveva già fatto presente che “l’Italia sta facendo tutto il possibile per garantire che i vari Paesi si muovano nella giusta direzione e rapidamente. Nel quadro dell’Unione europea – aveva detto – abbiamo contribuito ad istituire il programma “Next Generation EU” per assicurare una ripresa equa e sostenibile. La transizione ecologica è uno dei tre pilastri di questo programma, assieme alla digitalizzazione e all’inclusione sociale”. In questo quadro, aveva puntualizzato che “l’Italia ha dedicato il 40% delle risorse del suo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) alla transizione ecologica.
Il nostro obiettivo è quello di aumentare la quota delle fonti rinnovabili nel nostro mix energetico, rendere più sostenibile la mobilità, migliorare l’efficienza energetica dei nostri edifici e proteggere la biodiversità. Ma se vogliamo avere successo – aveva fatto notare -, tutti i Paesi devono fare la loro parte, a partire da quelli del G20”.
Immagini e video tratti dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri