Best practice

Google Cloud: ora il cliente può scegliere la Region più “sostenibile”

L’azienda rafforza il suo impegno ESG con un nuovo tool: Region Picker, per aiutare i clienti a individuare la zona in cui operare anche in base alla carbon footprint, oltre a costi e latenza. E mentre diventa concreto l’obiettivo zero emissioni di CO2 entro il 2030, BigG annuncia per il quarto anno consecutivo il raggiungimento dell’obiettivo 100% rinnovabili

Pubblicato il 28 Apr 2021

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Prima fra i Big a centrare l’obiettivo del 100% di energia rinnovabile (per il quarto anno consecutivo). Ma anche azienda sempre più a servizio della sostenibilità, grazie ad un nuovo strumento messo a disposizione dei clienti per valutare, fra le altre cose, l’impronta di carbonio e orientare così le loro scelte. Google Cloud si conferma fra i campioni dell’ESG e annuncia nuovi impegni su questo strategico fronte, ormai al centro delle linee di business e degli obiettivi pianificati per il futuro.

Acquistata la potenza energetica di un milione di tetti solari

Sul fronte energetico, Google Cloud fa sapere di aver nuovamente abbinato nel 2020 il 100% del suo consumo globale di elettricità agli acquisti di energia rinnovabile. “Siamo stati la prima azienda della nostra dimensione a raggiungere questo traguardo nel 2017 e da allora abbiamo ripetuto il risultato ogni anno – spiega l’azienda in una nota -. Nel complesso, abbiamo firmato accordi per acquistare energia da oltre 50 progetti di energia rinnovabile, con una capacità combinata di 5,5 gigawatt, circa la stessa di un milione di tetti solari”.

Raggiungere il 100% di energia rinnovabile anno dopo anno non è un’impresa facile, perché la quantità di elaborazione eseguita nei data center di Google continua a crescere. Ciò è stato particolarmente vero nel 2020, un anno in cui il lavoro, la scuola, gli appuntamenti dal medico, i primi appuntamenti e le visite con i propri cari di molte persone sono stati trasferiti online. Anche se Google Meet e Duo hanno ospitato oltre un  trilione di minuti di videochiamate  nel 2020, “il nostro approvvigionamento di energia rinnovabile ha tenuto il passo”, chiarisce Google Cloud.
In che modo? “Il percorso verso il 100% inizia con la riduzione della quantità di energia che utilizziamo – spiega BigG -. I ricercatori hanno recentemente scoperto che l’elettricità dei data center mondiali è  rimasta pressoché invariata nell’ultimo decennio , anche se le esigenze di elaborazione sono aumentate del 550%. E noi abbiamo guidato questa tendenza: rispetto a cinque anni fa, ora forniamo circa  sette volte più potenza di calcolo con la stessa quantità di energia elettrica“.

Pacchetto di accordi in quattro continenti

Il risultato dello scorso anno è stato anche dovuto al  pacchetto globale di accordi sull’energia rinnovabile  annunciato alla fine del 2019. Quando questi progetti sono stati messi in linea nel corso del 2020, “centinaia di nuove turbine e centinaia di migliaia di nuovi pannelli solari hanno iniziato a convertire vento e elettroni”, aggiunge Google Cloud, puntualizzando anche che “i progetti di energia rinnovabile avviati nel 2020 hanno abbracciato quattro continenti”. Il portfolio che ne emerge è un ventaglio di best practise variegate:

  • Il primo progetto eolico offshore, nel tempestoso Mare del Nord, ha iniziato a fornire elettroni alla rete in cui opera il data center Google in Belgio;
  • In Cile, Google ha iniziato ad acquistare energia da un nuovo parco solare nella regione di Antofagasta per far fronte al crescente carico in Sud America;
  • I pannelli solari distribuiti su centinaia di tetti di case popolari hanno aiutato Google a procurarsi nuova energia pulita a Singapore;
  • Negli Stati Uniti, progetti solari ed eolici su larga scala hanno dato un impulso ai data center dall’Oklahoma all’Alabama alla Virginia.

Zero emissioni entro il 2030

Il prossimo step guarda ancora più in grande e proietta Google, entro il 2030, a funzionare completamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza emissioni di anidride carbonica. “Raggiungere questo obiettivo – puntualizza l’azienda – significa allontanarsi da un modello zero netto di “emissione e compensazione” e invece puntare allo “zero assoluto”, dove semplicemente non emettiamo mai carbonio dalle nostre operazioni fin da subito. Risolvere questa sfida non è solo importante per Google, ma sarà anche essenziale per la transizione completa delle reti elettriche verso l’energia priva di emissioni di carbonio”.

Region Picker: il tool che aiuta a selezionare la regione “più sostenibile”

E proprio sul fronte della carbon footprint, e delle possibilità di calcolo di questo importante fattore ESG, Google Cloud annuncia l’altra grande novità del momento: Google Cloud Region Picker.

“Quando si tratta di sostenibilità, facciamo di più quando ci muoviamo insieme – premette l’azienda -. Ecco perché collaboriamo con organizzazioni non profit, organizzazioni di ricerca, governi e aziende per creare tecnologia e strumenti per accelerare cambiamenti significativi. Tecnologie come l’apprendimento automatico si stanno dimostrando inestimabili per affrontare sfide uniche come l’identificazione delle specie nella biodiversità e progetti di ripristino come quelli realizzati da Wildlife Insights. Strumenti di analisi dei dati come BigQuery possono fornire informazioni dettagliate sui dati sul consumo di energia in tempo reale, aiutando i gestori dell’energia a prendere decisioni che riducono i costi e l’impronta di CO2. E un’infrastruttura iperefficiente sta aiutando clienti come Carrefour a ridurre il loro consumo di energia”.

In questo contesto di impegni ecosistemici si inquadra Region Picker, un selettore di regioni di Google Cloud, che mette a disposizione la percentuale oraria media di energia senza carbonio (CFE%) e aiuta a valutare input chiave come prezzo, latenza per gli utenti finali e impronta di carbonio, per favorire la scelta della miglior regione di Google Cloud su cui operare.


Utilizzando il selettore della regione, si soppesano i fattori da “Non importante” a “Importante” e si seleziona la regione da cui proviene il traffico utente, se applicabile. Per quasi il 90% degli sviluppatori e dei dirigenti IT che, secondo i dati dell’azienda, passerebbero a un’opzione di data center più sostenibile, questo strumento dovrebbe aiutarli a prendere quella decisione rapidamente, utilizzando solo tre input: 

  1. L’ impronta di carbonio, che si basa sulla quantità di fornitura di energia senza emissioni di carbonio per ciascuna regione;
  2. 
Il costo, che utilizza il prezzo per le istanze di calcolo generiche nella regione;
  3. La latenza, che viene approssimata utilizzando la distanza fisica tra i paesi selezionati e la città o il paese della regione.

L’elenco delle regioni di Google Cloud consigliate cambia in modo dinamico e viene classificato in base ai valori inseriti nello strumento.

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