Food sustainability

Serve una maggiore istruzione per ridurre lo spreco alimentare

Fatto salvo che la fase di consumo domestico risulta essere tra le principali cause dello spreco alimentare, la consapevolezza del problema da parte dei consumatori può contribuire a rendere tutti più attenti a sprecare di meno

Pubblicato il 03 Feb 2023

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Secondo i dati di uno studio CREA (con la collaborazione di REF Ricerche e il supporto di indagine e analisi di GFK-Italia), il Bel Paese registra una quantità di spreco alimentare domestico che si aggira in media sui 370 grammi a settimana per famiglia. Se è vero che il consumatore italiano si rivela ancora uno “sprecone” e che sicuramente occorre puntare di più sull’istruzione, c’è da dire che l’Italia è stato il primo Paese in Europa che ha scelto di dotarsi di uno strumento normativo di contrasto allo spreco alimentare con la legge n. 166/2016 (“legge Gadda”) che prevede una serie di misure per ridurre la produzione di rifiuti ed estendere il ciclo di vita dei prodotti con finalità di riuso e riciclo, oltre ad incentivare la redistribuzione delle eccedenze alimentari.

Un passo importante, considerando che a livello europeo i dati non sono incoraggianti: lo spreco alimentare, infatti, ha raggiunto 87,6 milioni di tonnellate di alimenti, per una media di 173 chili a persona. Si stima che in media circa un terzo del cibo prodotto ogni anno nel mondo venga perso prima del consumo. E, secondo i dati, convertendo tale quantità in calorie, circa il 24% di tutto il cibo prodotto viene perso o sprecato tra il campo e la tavola. Inoltre, secondo una ricerca condotta su scala europea, solo 6 persone su 10 riadattano le ricette in base al cibo avanzato.

Carni Sostenibili punta sulla sostenibilità di produzione e consumo

I punti critici della filiera sono da individuare nel settore primario (soprattutto il comparto ortofrutticolo, cerealicolo e della pesca) e nella fase di consumo domestico che risulta essere tra le principali cause dello spreco alimentare (oltre il 50%), seguita da quello della produzione (oltre il 30%). Il restante è riferito ai servizi di ristorazione e distribuzione all’ingrosso e dettaglio. Di conseguenza, investire nell’istruzione e quindi, nella consapevolezza dei consumatori rispetto al problema dello spreco alimentare può contribuire ad aumentare l’attenzione e a ridurre gli sprechi.

Con l’obiettivo di promuovere la produzione sostenibile e il consumo consapevole di carni e salumi, Carni Sostenibili, associazione italiana senza scopo di lucro che rappresenta tutte le filiere della lavorazione e trasformazione delle carni (bovine, suine e avicole), ha realizzato una piattaforma di comunicazione digitale, supportata dalla pubblicazione di studi e ricerche, per promuovere una corretta informazione scientifica e la sua diffusione, in merito alla sostenibilità ambientale, economica e sociale dell’intera filiera della carne che peraltro è tra le più virtuose: lo spreco domestico della sola carne è stimato in appena 11 grammi a settimana per famiglia (3% dello spreco medio).

Il vademecum anti-spreco per l’istruzione dei consumatori

In occasione della Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare (5 febbraio 2023), lancia un piccolo vademecum anti-spreco con un “consulente d’eccezione”, lo Chef Antonello Colonna.

“In Italia siamo dei cultori del cibo – spiega lo Chef – viviamo di tradizioni e di abitudini, ma anche di cattive abitudini. Siamo infatti dei consumatori seriali. Soprattutto quello che manca è un’istruzione alimentare, siamo tanto informati, ma non siamo istruiti. Spesso compriamo i prodotti senza farci delle domande. Servirebbe una campagna più aggressiva che evidenzi le perdite e i rischi dello spreco alimentare e insegni ai consumatori l’importanza della prevenzione, del riutilizzo e del recupero”.

Secondo lo chef Colonna per combattere lo spreco alimentare occorre tenere sotto controllo gli acquisti, senza eccedere nelle quantità, al fine di scegliere solo ciò che è davvero necessario. Andare al supermercato a “pancia piena” per evitare l’effetto compulsività. E infine, leggere bene le etichette, facendo attenzione agli ingredienti, data di scadenza e indicazioni per la conservazione.

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