Stando ai dati della Fondazione Ellen MacArthur (“Cities and Circular Economy of Food”), una migliore gestione del food waste (ovvero gli scarti) potrebbe diminuire le emissioni industriali globali di CO2 del 40%, un valore assoluto di 3,7 miliardi di tonnellate, entro il 2050. E sempre entro questa data, ridistribuendo il surplus di produzione del cibo potremmo sfamare 1 miliardo di persone in più nel mondo. Il tema della catena di produzione e smaltimento del cibo è legato agli spazi urbani: entro il 2050, l’80% di tutto il cibo prodotto a livello globale sarà consumato nelle città, che al contempo, sembrano essere i luoghi in cui le strategie di economia circolare applicate al cibo possono agire in modo più efficace.
Contrastare il Food waste anche per garantire la conservazione del valore socioeconomico dei prodotti
Riccardo Porro, Chief Operations Officer di Cariplo Factory insiste sulla priorità di ridurre lo spreco, recuperare gli scarti e minimizzare l’impatto ambientale dell’intera industria e precisa “specialmente in questo momento che la pandemia ha messo a nudo la fragilità del nostro modello di sviluppo economico, rendendo evidente la necessità di ripensarlo in una logica di maggiore attenzione alla sostenibilità. Una risposta che può arrivare proprio dall’economia circolare come modello di produzione, consumo di beni e servizi e gestione dei relativi scarti, orientato al principio di conservazione del valore socioeconomico dei prodotti“. Caratteristiche che la rendono uno dei pilastri del Green New Deal, il programma lanciato dall’Unione Europea per raggiungere la neutralità delle emissioni inquinanti entro il 2050.
Milano dimostra che un modello cittadino di economia circolare del cibo è possibile, e non solo a livello di piccole città. Il capoluogo della Lombardia è la più grande città in Europa ad utilizzare il sistema di raccolta porta a porta. Stando ai dati Ispra, in termini di percentuale di raccolta differenziata, il Comune di Milano si colloca al primo posto delle città al di sopra del milione di abitanti con il 58,8% e al secondo posto tra le città sopra ai 200 mila abitanti (la prima è Venezia con 59,5%), leggermente al di sopra della media nazionale (58,1%) e al di sotto della media del Nord Italia (67,7%). In termini di produzione di rifiuti urbani pro capite (502,1 kg/ab/anno), il Comune di Milano è al di sotto dei valori delle altre grandi città (solo Genova e Messina hanno valori più bassi), al di sotto della media del Nord Italia (516,8 kg/ab/anno) e al di sopra della media nazionale (499,8 kg/ab/anno).
La circolarità del food per ridurre lo spreco
Per fare tutto questo (come si legge nel report “Economia circolare del cibo a Milano”, realizzato a settembre dal Comune di Milano con la Fondazione Cariplo e Novamont) è stato necessario creare una rete di consorzi dedicati al miglioramento della raccolta, selezione e riciclo dei flussi di rifiuti differenziati. Da qui si è sviluppato un sistema industriale le cui dimensioni economiche sono cresciute negli anni: la gestione dei rifiuti urbani oggi ha dimensioni tecnologiche, quantitative e occupazionali “tali da configurarlo come un vero e proprio ambito industriale … Una realtà profondamente diversa da quella ben più piccola, scollegata tra i suoi attori e frammentata in piccole entità che è esistita fino a 25 anni fa”.
La città di Milano ha sviluppato la sua Food Policy e dal 2014 ha avviato un’agenda sul tema del cibo, insieme alla Fondazione Cariplo, coinvolgendo tutti gli attori interessati, dai cittadini, agli altri Enti pubblici, alle associazioni, alle imprese, alle Università. Oggi, le iniziative strutturali coinvolgono in modo organico i diversi Assessorati dell’Amministrazione, e in questo circuito sono via via state incluse società partecipate, attori sociali e settore privato. Un progetto a cui ha preso parte Cariplo Factory, con l’iniziativa Food Policy Hot Pot, volta a sviluppare l’innovazione all’interno del sistema alimentare della città.
Cariplo Factory partecipa anche al progetto Food Trails, partenariato europeo coordinato dal Comune di Milano che include 19 partner di cui undici città oltre Milano (Copenaghen, Varsavia, Birmingham, Bordeaux, Bergamo, Funchal, Groningen, Grenoble, Salonicco e Tirana), tre università (Università di Cardiff, Wageningen e Roskilde) e cinque player del sistema alimentare e di innovazione. Obiettivo è evidenziare, a favore dei policy maker, azioni concrete da poter mettere in campo, co-progettate e verificate, per supportare lo sviluppo e il consolidamento di politiche alimentari utili e praticabili.
La filiera del riciclo del food come terreno fertile per l’open innovation
Affinché il riciclo sia un successo è cruciale che gli scarti possano essere riutilizzati anche da realtà che oggi neppure immaginano di poterlo fare. In questo senso, l’open innovation può essere d’aiuto poiché abilita l’accesso alle idee esterne, in particolare quelle sviluppate da startup innovative. E sono moltissime le startup che oggi possono dare un contributo importante per migliorare la filiera del cibo in Italia e le cui soluzioni possono essere integrate nel sistema dello smaltimento dei rifiuti alimentare delle città. Soluzioni che abilitano il controllo della qualità del cibo, o che ne migliorano la tracciabilità lungo l’intera catena del valore, o ancora che migliorano il recupero delle eccedenze alimentari o che abilitano la sostenibilità della catena dei fornitori. È proprio in quest’ottica che nel 2018 Cariplo Factory ha attivato, insieme a Intesa Sanpaolo Innovation Center, il Circular Economy Lab (CE Lab), laboratorio italiano per la circular economy che collega le imprese con le startup innovative.