A pochi giorni dall’approvazione da parte del Parlamento Europeo in via definitiva della Legge europea sul Clima arriva una indagine particolarmente significativa realizzata dall’agenzia Eurobarometro che “tasta il polso” ai cittadini europei in merito alla sensibilità e importanza attribuita al tema dei cambiamenti climatici. La ricerca si è posta l’obiettivo di comprendere quali sono le principali preoccupazioni a livello UE indagando il rapporto tra i cittadini del “Vecchio Continente” e temi di straordinaria rilevanza come cambiamenti climatici; povertà, fame e rischi legati alla carenza di acqua; instabilità economica; il deterioramento naturale; situazione sanitaria e rischi legati a pandemie; problemi di salute legate all’inquinamento; terrorismo; rischio di conflitti; proliferazione nucleare; crescita incontrollata della popolazione e rischi legati al deterioramento delle rappresentanze democratiche. Pur con differenze anche rilevanti tra i diversi paesi continentali nei quali si è sviluppata la ricerca il report segnala che i rischi legati ai cambiamenti climatici il problema più grave che il mondo deve affrontare. L’indagine Eurobarometro dedicata al Climate Change ha coinvolto 26.669 cittadini dei 27 Stati membri dell’UE suddivisi con una particolare attenzione a garantire la rappresentanza dei diversi gruppi sociodemografici.
Climate change: principale preoccupazione per i cittadini europei
I dati generali non lasciano spazio a dubbi o incertezze: per il 93% degli intervistati il climate change è un problema grave, mentre per il 78% è addirittura un problema molto grave. Nella identificazione delle priorità i cambiamenti climatici sono al primo posto con il 18% dei rispondenti. ma il dato complessivo va integrato anche dal 7% di coloro che vedono vedono come rischio principale il deterioramento delle risorse naturali e dal 4% di chi ritiene che siano più pericolose le problematiche di salute correlate all’inquinamento. Un insieme di preoccupazioni ambientali che arrivano al 29% del campione.
L’indagine ha visto emergere alcune significative differenze tra i vari paesi continentali. Il Nord Europa conferma l’attenzione “storica” verso i temi ambientali. Per un folto gruppo di paesi, tra i quali l’Italia, la preoccupazione principale è nei rischi legati alla diffusione di malattie infettive, la situazione economica e i rischi legati alla povertà, la fame e la mancanza di acqua sono a loro volta priorità per altri due gruppi di paesi.
Cambiamenti climatici: occorre fare in fretta e la responsabilità principale è delle istituzioni
Se sulle priorità ci sono un po’ di differenze a livello continentale dal punto di vista dell’azione e della responsabilità i cittadini europei sono più allineati. Intanto alla domanda relativa a chi spetti la maggiore responsabilità nell’azione per contrastare i cambiamenti climatici nella maggior parte dei paesi è ben diffusa la convinzione che sono i governi nazionali a prendere o mantenere l’iniziativa. Per alcuni paesi il ruolo “istituzionale” supera i confini nazionali e deve essere in capo alla stessa Unione Europea, mentre per un altro gruppo c’è una responsabilità importante a livello di imprese e in generale del mondo business.
Certamente, a prescindere anche dalle responsabilità, si sente l’esigenza di fare in fretta e di stringere i tempi a livello di risposta politica. Ben nove europei su dieci sono allineati sulla necessità di ridurre le emissioni di gas a effetto serra e di individuare misure che permettano di compensare le emissioni residue in modo da permettere all’UE di raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050. A conferma di questa tendenza l’87 % dei cittadini europei ritiene che sia fondamentale spingere per una UE più determinata nel ricorso alle energie rinnovabili. Una analoga percentuale di concittadini è convinta nello stesso tempo che non solo occorre accelerare sulla energy transformation, ma che occorre anche fare di più in termini di miglioramento dell’efficienza energetica.
Climate change: dalle scelte individuali a riforme per incentivare comportamenti virtuosi
Cosa stiamo facendo noi come cittadini per contrastare i cambiamenti climatici? Questa è forse la domanda più delicata e per certi aspetti più importante. Il ruolo delle istituzioni e il ruolo delle imprese è certamente molto importante, ma serve un cambiamento altrettanto importante nei comportanti individuali e nel senso di responsabilità che ciascun di noi è chiamato ad avere nei confronti dell’ambiente e nella gestione delle risorse. In questo senso la ricerca di Eurobarometro ci dice che il 64% dei cittadini europei dell’UE ha iniziato ad agire a livello individuale con comportamenti e scelte che tengono conto della riduzione dell’impatti climatico ad esempio con scelte sempre più ispirate ai criteri di sostenibilità. Ma c’è la chiara consapevolezza che questi comportamenti da soli non sono sufficienti e che è necessario vedere le istituzioni più impegnate nella realizzazione di riforme strutturali che possano sostenere, favorire, incentivare le azioni individuali. Supera l’80% la quota di cittadini convinti che fatto che le energie rinnovabili dovrebbero avere un maggior sostegno da parte delle finanze pubbliche e nello stesso tempo dovrebbero essere scoraggiato l’utilizzo di combustibili fossili. Il ruolo dei PNRR Piani Nazionali Ripresa e Resilienza dovrebbero a loro volta giocare un ruolo fondamentale con il 75% dei cittadini che non trascurano di sottolineare che la green economy dovrebbe ricevere la maggior parte degli investimenti destinati alla ripresa economica.
Contrasto al climate change come opportunità per un nuovo sviluppo
Ma i rischi legati ai cambiamenti climatici non sono solo una fonte di preoccupazione. Il cambiamento, la transizione verso nuovi modelli, trasformazione energetica rappresentano anche una grande e nuova opportunità di sviluppo. Il 78% dei cittadini intervistati da Eurobarometro sono d’accordo sul fatto che questa ricerca di un contrasto al climate change sta portando alla ricerca di tante nuove forme di innovazione e che questa spinta porta benefici alle imprese e alla loro competitività. Ma perché questi benefici si possano creare e diffondere è necessario che nelle imprese e nelle istituzioni si diffondano anche competenze adeguate a queste sfide. La percentuale è la stessa (78%), ma questa volta rappresenta la quota di cittadini che sostengono che sia necessario promuovere lo sviluppo di nuove competenze in ambito UE con particolare attenzione al mondo dell’energia e in particolare occorre lavorare anche in paesi extraeuropei. Il dato forse più significativo della ricerca è nella convinzione, condivisa dal 74% del campione che i costi collegabili alle conseguenze del climate change sono largamente superiori agli investimenti che si rendono oggi necessari per affrontare la transizione energetica ed ecologica.