La produzione, la distribuzione e il consumo di prodotti e servizi sono tra gli elementi centrali che possono contribuire a tutelare il pianeta dalle minacce a cui è esposto, come ricorda la ricorrenza dell’Earth Day che si celebra ogni anno il 22 aprile. A questo tema, e in particolare alla sostenibilità del retail, dedica un’analisi Mahnattan Associates, azienda tech che opera nel settore della supply chain e nel commercio omnicanale.
Il supply chain commerce
L’impatto ambientale della supply chain può essere sintetizzato con pochi dati, a partire da quelli del World Economic Forum, secondo cui la catena di fornitura globale è responsabile dell’emissione di 5,5 miliardi di Co2 ogni anno. La produzione e la distribuzione di beni alimentari, secondo i dati pubblicati dalle Nazioni Unite, sono responsabili di circa il 25% delle emissioni globali di gas serra, e la maggior parte è causata dalle pratiche agricole e dal trasporto di tali prodotti. Mentre, spostando l’attenzione sul mondo dell’industria della moda, quest’ultima è responsabile – secondo Ellen MacArthur Foundation – del 10% delle emissioni globali di gas serra e del 20% delle acque reflue.
Di fronte a questo scenario è sempre più necessario, secondo l’analisi di Manhattan Associates, “intraprendere gesti intenzionali e ponderati in merito alla produzione, alla distribuzione e al consumo di beni. Ed è qui che il supply chain commerce può essere determinante per promuovere interventi e vantaggi concreti e consapevoli in termini di sostenibilità”.
La sfida è e sarà sempre più quella di trovare un nuovo modo di risolvere il problema dell’offerta e della domanda e del trasporto di merci dal punto A al punto B, riprogettando le supply chain fisiche e digitali per allinearle alle aspettative dei consumatori e della società verso una maggiore responsabilità. “Dato che i consumatori accolgono con entusiasmo nuovi valori, dal rispetto dell’ambiente, al benessere psicofisico fino all’inclusività – spiega l’azienda – si aspettano che anche i brand e le aziende si impegnino su questi fronti”.
Il consumo sostenibile e l’efficienza della produzione
Al di là del ruolo che può essere svolto dalla supply chain per la sostenibilità, c’è ancora molto altro da fare nel campo del consumo sostenibile e in quello dell’efficienza della produzione. A dimostrarlo ci sono i dati dello studio Unified Commerce Benchmark for Specialty Retail di Manhattan Associates, secondo cui soltanto il 20% dei consumatori è soddisfatto delle iniziative sostenibili del proprio retailer di riferimento. Proprio i consumatori possono avere un ruolo di primo piano nell’indirizzare le proprie abitudini di acquisto nella direzione della sostenibilità, seguendo ad esempio tre indicazioni di base.
Nuove opportunità per i consumatori
La prima indicazione è quella di poter leggere le pagine di descrizione del prodotto complete, rendendo più semplice la scelta di prodotti di origine, di allevamento o di pesca ecosostenibili, ed evitare articoli che contengono olio di palma, microplastiche e altri materiali dannosi. In secondo luogo, si può andare incontro alle esigenze degli utenti fornendo una visibilità dello stock quasi in tempo reale, e dando così la possibilità ai consumatori di decidere in modo più informato quali store visitare o quali opzioni di consegna scegliere. Infine può essere importante offrire periodi più lunghi per la modifica degli ordini, lasciando ai consumatori la possibilità di intervenire sugli ordini online prima che la spedizione lasci lo stock, il punto vendita o il centro di microfulfillment. Un’opportunità che si traduce in un minor numero di spedizioni multiple e, in teoria, in un minor numero di resi non necessari, che a loro volta riducono le emissioni.
Il ruolo delle aziende
La nuova sensibilità dei consumatori sta procedendo di pari passo con l’attenzione all’ambiente dei management aziendali, sempre più consapevoli che la sostenibilità è un argomento che devono affrontare in modo proattivo. “Un dato significativo – spiega Manhattan Associates – è che l’87% dei leader del settore Search & Discovery nel Benchmark Index ha dichiarato di pubblicare contenuti approfonditi sulle politiche di sostenibilità sui propri siti web, evidenziando il livello di consapevolezza di tali informazioni”.
Anche in questo caso i retailer possono intraprendere tre azioni che potrebbero essere utili a migliorarne la sostenibilità e con essa i margini di redditività. A iniziare dal ripensamento degli spazi fisici, organizzando gli stock e i centri di distribuzione in modo da sfruttarli al massimo, unificando la gestione dello stock, degli slot e della manodopera ottimizzando gli spazi, riducendo il numero di spostamenti delle merci, semplificando i flussi per il ritiro degli ordini, e adeguando le dimensioni degli imballaggi agli articoli da spedire.
Un secondo accorgimento è quello di adottare sistemi di gestione dei trasporti (TMS) end-to-end progettati nel rispetto dell’ambiente. Sarà possibile grazie al machine learning e all’intelligenza artificiale, utili a selezionare i percorsi di consegna migliori e integrare i resi come parte di una gestione dei trasporti più ampia.
Infine, sarà importante consentire ai retailer di effettuare gli ordini più vicini ai consumatori, sia che questi completino l’ordine online, tramite l’app mobile o al telefono, riducendo le distanze di viaggio, consentendo risparmi di carburante abbattendo di conseguenza le emissioni di CO2. Ad esempio, il sistema Bopis, o “Buy-Online-and-Pickup-In-Store” riduce le consegne e gli imballaggi e apre opportunità per ulteriori acquisti in store.