Environment

Difendere le foreste per abbattere le emissioni di CO2 e supportare economie resilienti

In Italia ci sono 11 milioni di ettari di foreste che, a causa dell’incuria e dell’abbandono, sono diventate “giungle ingovernabili”, vulnerabili al degrado e agli incendi. Coldiretti analizza il rapporto 2022 della FAO sullo stato delle foreste nel mondo

Pubblicato il 09 Mag 2022

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Solo nel 2021 170mila ettari di bosco sono andati a fuoco di fronte all’inarrestabile avanzata della foresta che, a causa dell’incuria e dell’abbandono, si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai più di 1/3 della superficie nazionale con una densità che la rende del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza. 

Per difendere il bosco italiano, valorizzare la biodiversità ed abbattere le emissioni di anidride carbonica occorre creare le condizioni – rileva Coldiretti in riferimento all’ultimo Rapporto sullo stato delle foreste del mondo della FAO – affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli.  

Per sbloccare il potenziale delle foreste e riprenderci dall’impatto di crisi come il Covid, i conflitti, la crisi climatica e la perdita di biodiversità, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura definisce tre percorsi: fermare la deforestazione; ripristinare terreni degradati ed espandere l’agroforestazione; utilizzare in modo sostenibile le foreste e costruire catene del valore verdi.

Condizioni che la FAO concretizza nell’indirizzare i finanziamenti per la ripresa verso politiche a lungo termine volte a creare posti di lavoro sostenibili e verdi e mobilitare ulteriormente gli investimenti del settore privato; responsabilizzare e incentivare gli attori locali, comprese le donne, i giovani e le popolazioni indigene, ad assumere un ruolo di primo piano nei percorsi forestali; impegnarsi nella sensibilizzazione e nel dialogo politico sull’uso sostenibile delle foreste come mezzo per raggiungere obiettivi economici e ambientali; e massimizzare le sinergie tra i tre percorsi forestali e tra le politiche agricole, forestali, ambientali e di altro tipo e ridurre al minimo i compromessi.

In vent’anni il “frutteto italiano” è crollato del 23% e con esso anche la mitigazione del climate change 

Un’opportunità tangibile  – continua Coldiretti – può arrivare dall’aumento del prelievo del legname dai boschi con lo sviluppo di filiere sostenibili in grado di tutelare l’ambiente e creare occupazione se si considera che l’Italia importa dall’estero più dell’80% del legno necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento. 

A preoccupare è però anche la pesante crisi del frutteto italiano che ha visto un crollo netto del 23% nello spazio di un ventennio (secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat) e alla sparizione di quasi una pianta da frutto su quattro, fra mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti con un gravissimo danno o economico ed occupazionale, ma anche ambientale per il ruolo che svolgono nella mitigazione del cambiamento climatico ripulendo l’aria dall’anidride carbonica e dalle sostanze inquinanti come le polveri PM10.

Recenti studi hanno sottolineato il ruolo positivo della frutticoltura nella tutela dell’ambiente proprio per la capacità di catturare Co2, ruolo che potrebbe ulteriormente crescere con l’adozione di tecniche colturali finalizzate non solo alla produzione di frutta ma anche alla lotta all’inquinamento e al climate change. Non a caso – conclude la Coldiretti – la differenza di temperatura estiva delle aree urbane rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 2 gradi nelle città più grandi, secondo uno studio Ispra.

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