Il grido d’allarme delle più alte cariche istituzionali del pianeta si alza sulla scia di un disco ormai rotto. “Non c’è più tempo”. “Occorre pensare alle generazioni future”. “L’orlo della catastrofe è vicino”. Le voci si susseguono, disponendo in fila indiana, su uno stesso lei motiv, da Boris Johnson alla Regina Elisabetta, dal documentarista David Attenborough al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, sino al Principe Carlo e, non ultimo, Mario Draghi. Ma a Glasgow, alla prima giornata di Cop26, la conferenza Onu sul clima che il mondo attende come “l’ultima grande occasione” per limitare i catastrofici danni che il riscaldamento globale ormai costringe a presagire, la sensazione è che una soluzione non sia così vicina. Il “blablabla” della politica, denunciato da Greta Thunberg e rilanciato davanti alla platea scozzese dal premier britannico, resta il vero scoglio da superare, unito alle divergenze fra Stati, alle ataviche rivalità, agli scontri diplomatici. E alle significative defezioni: il cinese Xi Jinping, il russo Vladimir Putin, il brasiliano Jair Bolsonaro, il turco Recep Tayyp Erdogan. Assenze non da poco.
La vera paura? Che non si raggiunga nulla. Perlomeno, non quel che davvero serve, ovvero un impegno a fermare il surriscaldamento della Terra sotto il tetto di 1,5 gradi, superando gli impegni presi con gli Accordi di Parigi. Le premesse della prima giornata, d’altro canto, conducono proprio nella direzione della disillusione. Davanti allo stuolo di accorati appelli a “far presto”, Draghi lo dice chiaro: il negoziato è “molto complicato per le differenze tra Paesi”. E mentre il summit parte concentrando a Glasgow 400 jet privati, per un totale di 13.000 tonnellate di emissioni di CO2 (l’equivalente della quantità prodotta da più 1.600 inglesi in un anno), le “scaramucce” non si fanno aspettare. Lo dimostra, ad esempio, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, con la sua critica a testa bassa contro gli Usa, per l’inquinamento del passato: le sue emissioni storiche – afferma – “sono 8 volte quella della Cina”. Per tutta risposta Joe Biden ribatte che, nella lotta ai cambiamenti climatici, “nessuno può farcela da solo, agire è nell’interesse di tutti. Dobbiamo investire nell’energia pulita – aggiunge -, ed è quello che faremo negli Usa, ridurremo le emissioni entro il 2030”.
Il caso India
A gelare la platea è in realtà e il primo ministro indiano Narendra Modi, con un annuncio choc: il raggiungimento delle emissioni zero per il suo Paese è previsto per il 2070. Lo dice il giorno dopo esser stato al G20 di Roma nel quale l’impegno preso, seppure generico, era quello di azzerare le emissione a “metà del secolo”, tanto che il cambio di passo attiva subito le diplomazie. Il premier italiano Mario Draghi è fra i primi a commentare: “Sul piano degli obiettivi, delle ambizioni, non ci sono molte differenze – afferma il presidente del Consiglio italiano -. Sulla velocità con cui affrontare le sfide ancora ci sono divergenze. Che sia stato per la prima volta accettato da tutti che i gradi necessari siano un grado e mezzo e non due è molto importante”. E aggiunge che al G20 l’India “ha molto aiutato” ad esempio sull’obiettivo di metà secolo: “Con la diplomazia dello scontro non si arriva a niente”.
L’evento ha preso il via con il World Leaders Summit, la due giorni dei capi di stato e di governo: dopo la cerimonia di apertura, in scena i discorsi in cui i leader mondiali hanno annunciato i programmi del loro Paese per la decarbonizzazione. L’aumento degli impegni nazionali per il taglio delle emissioni di gas serra (Ndc, National Determined Contributions) è infatti l’obiettivo principale della Conferenza.
L’allarme di Draghi: “Emissioni di nuovo ai livelli pre-Covid”
“Abbiamo ancora un minuto prima della mezzanotte, dobbiamo agire ora o sarà troppo tardi. Basta con il ‘blablabla'”, ha detto il padrone di casa Boris Johnson, ricordando l’intervento dell’attivista Greta Thunberg alla Pre-Cop di Milano. Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto: “Negli ultimi anni i giovani hanno portato l’agenda climatica nel dibattito politico. Qui a Glasgow dobbiamo renderli orgogliosi”, ha detto. Draghi ha anche citato l’impegno dei Fridays for future e dei giovani, ribadendo quanto sia importante “ascoltarli e imparare da loro”. Durante il G20 a Roma “abbiamo parlato dell’impatto del carbonio e dell’obiettivo di azzerarlo”. Ora, sottolinea Draghi, “dobbiamo fare di più”. “Dobbiamo accelerare il nostro impegno per contenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5 gradi. Dobbiamo basarci sull’accordo del G20 e agire in modo più rapido e deciso”. ”
Il cambiamento climatico ha gravi ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali – ha affermato il premier nel suo intervento -. Può esaurire le risorse naturali e aggravare le tensioni sociali. Può portare a nuovi flussi migratori e contribuire al terrorismo e alla criminalità organizzata. Il cambiamento climatico può dividerci”. I soldi per trovare una soluzione ci sono, ha puntualizzato: “decine di trilioni”. Ma “dobbiamo trovare un modo intelligente di spenderli velocemente”. In serata ha parlato di nuovo in conferenza stampa dicendo che “la Cop26 traccia il percorso che dovremo intraprendere tutti insieme per dare risposta al problema che non possiamo risolvere da soli. Un singolo Paese non può rispondere a questi problemi”. Poi ha lanciato un monito: “Le emissioni sono già tornate a livelli pre Covid”.
Biden: “Decennio decisivo”
A caratterizzare la cerimonia di apertura sono stati anche gli interventi di giovani attivisti indigeni, in rappresentanza dei Paesi meno sviluppati che hanno meno responsabilità nella crisi climatica, ma ne pagano il prezzo maggiore. Da Samoa all’Amazzonia, dall’Egitto al Kenya, le voci hanno raccontato della gente che soffre la fame e muore per il cambiamento climatico. A loro ha idealmente risposto il documentarista britannico David Attenborough, con un appello per ”una nuova rivoluzione industriale verde, con milioni di posti di lavoro”.
“Faremo quello che è necessario o faremo soffrire le future generazioni? – si chiesto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel suo discorso – Questo è il decennio decisivo sul clima, e la finestra si sta chiudendo rapidamente. Glasgow deve dare il calcio di inizio al cambiamento”. “Nella lotta ai cambiamenti climatici nessuno può farcela da solo, agire è nell’interesse di tutti – aggiunge – Dobbiamo investire nell’energia pulita, ed è quello che faremo negli Usa, ridurremo le emissioni entro il 2030”.
Il messaggio di Xi Jinping: “Servono azioni pragmatiche”
Il presidente cinese Xi Jinping ha invitato tutte le parti “a intraprendere azioni più forti per affrontare insieme la sfida climatica”. Nella dichiarazione scritta inviata al vertice dei leader mondiali della Cop26, Xi ha sottolineato che attualmente gli effetti negativi del global warming “sono sempre più evidenti” e che “l’urgenza di un’azione globale continua a crescere”. Il presidente ha avanzato tre suggerimenti basati sul mantenimento del consenso multilaterale, sul ricorso ad azioni pragmatiche e sull’accelerata alla trasformazione verde attraverso il ricorso all’innovazione scientifica e tecnologica.
Elisabetta II: “Necessario elevarsi oltre la politica spicciola”
Il Principe Carlo è presente a Glasgow in veste di co-reggente di fatto, in assenza della regina Elisabetta II, 95enne, tenuta a riposo dai medici. “Abbiamo bisogno – ha detto – di una campagna in stile militare per dispiegare la forza delle migliaia di miliardi” necessarie a sostenere la transizione verso un’economia più sostenibile anche nei Paesi poveri, a partire dagli investimenti “messi a disposizione dal settore privato globale”. Il principe di Galles ha fatto un paragone tra la pandemia di Covid-19 e il cambiamento climatico: quest’ultimo “rischia di essere un pericolo ancor più grave e micidiale per il futuro dell’umanità”. Ha quindi fatto appello alla collaborazione tra il pubblico e il privato per finanziare la transizione verso il dopo carbonio e un’economia più sostenibile, sottolineando l’importanza di stabilire “chi debba pagare” per i Paesi poveri.
La Regina d’Inghilterra, in ogni caso, non ha voluto perdere l’appuntamento. In un videomessaggio, la sovrana ha ricordato che non è più “il tempo delle parole, ma il tempo dell’azione” per affrontare la minaccia dei cambiamenti climatici e ha invitato i leader a «elevarsi oltre la politica spicciola» e dar prova di qualità da «veri statisti» per dare un futuro «più sicuro e stabile» al pianeta. «Nessuno vive per sempre», ha ricordato, ma occorre pensare «ai figli, ai nipoti», alle generazioni che verranno.
L’Onu: “Il fallimento non è un’opzione”
“I sei anni da Parigi sono stati i sei anni più caldi che la Terra abbia mai registrato. Siamo di fronte alla catastrofe naturale”, ha aggiunto il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres alla conferenza di apertura. “È giunto il momento di dire addio al carbonio. Abbiamo l’impressione di essere sulla buona strada ma è soltanto un’illusione”, ha messo in guardia Guterres. “Siamo sempre più vicino alla calamità” e il fallimento “non è un’opzione. I piccoli stati insulari in via di sviluppo stanno vivendo il cambiamento climatico. Per loro, il fallimento è una condanna a morte”.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, si è unita agli appelli con toni decisi: “Dobbiamo fare di tutto, ora, per limitare il riscaldamento climatico. E possiamo farlo”, ha ammonito. Prima dell’inizio del summit, sul suo profilo Twitter aveva spiegato che l’Europa si impegna a essere “il primo continente con neutralità climatica al mondo” e a unire le forze con i suoi partner “per un’azione per il clima più ambiziosa. La corsa globale per il ‘net-zero’ entro la metà del secolo è iniziata”.
Foto tratta dal sito del Governo italiano – Presidenza del Consiglio dei ministri