E’ una vera e propria bacchettata quella che la Corte Costituzionale tesesca riserva ai legislatori di Berlino, che sarebbero colpevoli di aver adottato un approccio troppo “soft” nelle norme sul clima varate nel 2019. La suprema corte risponde con il proprio pronunciamento a un ricorso che era stato presentato da un gruppo di associazioni ambientaliste, tra le quali anche i Fridays For Future resi celebri da Greta Thunberg, e afferma che rimandare troppo nel tempo la riduzione delle emissioni di Gas serra rappresenta una vera e propria violazione delle libertà e dei diritti fondamentali delle future generazioni.
Nel dettaglio la legge tedesca prevedeva un taglio del 55% delle emissioni di Co2 in atmosfera entro il 2030, fissando come termine di confronto il livello di emissioni del 1990, con una roadmap abbastanza dettagliata. Il provvedimento prevedeva inoltre un’accelerazione negli sforzi per il periodo successivo al 2030. Proprio rispetto a questo secondo obiettivo la Corte Costituzionale chiede che vengano definiti gli interventi con più precisione, fino ad arrivare a spiegare come si intenderà raggiungere la carbon neutrality entro il 2050. Il pronunciamento comprende anche la richiesta al legislatore di agire in via precauzionale, prevedendo un piano d’azione che consenta di non limitare la libertà delle nuove generazioni anche nel periodo successivo al 2030.
Stando ai dati attuali, la Germania avrebbe già raggiunto una riduzione del 35% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990, e sarebbe quindi sula buona strada per centrare i primi obiettivi che andranno verificati fra meno di dieci anni.