Analisi

Certificazione e sostenibilità: il caso di EPD International AB

Sebastiaan Stiller, CEO, EPD International spiega il ruolo dell’Environmental Product Declaration

Pubblicato il 10 Mar 2023

Sebastiaan Stiller, CEO EPD International

L’Environmental Product Declaration o EPD rappresenta una sorta di carta d’identità ambientale di un asset e costituisce un asset informativo che permette di conoscere le performance relative alla sostenibilità di un prodotto, di un servizio o di un processo produttivo. Per capire meglio le prospettive e le logiche dell’Environmental Product Declaration ESG360 ha voluto confrontarsi con Sebastiaan Stiller, CEO, EPD International.

Indice degli argomenti

Parliamo di EPD e del ruolo che gli standard e gli schemi di certificazione hanno nella realizzazione di un modello di economia circolare e nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030

Un organismo di certificazione accreditato come EPD International AB, conforme a diversi standard ISO e CEN, è un attore che può agire come organo o istituzione indipendente portando trasparenza e credibilità al mercato. L’EPD si propone di fornire un’estrema trasparenza sulle prestazioni ambientali di prodotti e servizi, nel senso di “mostrare le evidenze”.   O, in altre parole, “ciò che viene misurato viene gestito”.   In questo caso, nel rispetto degli standard ambientali di prodotto, quando un’azienda si autocertifica in merito agli impatti ambientali, tali autodichiarazioni rischiano di avere molto credito o fiducia sul mercato.  Un organismo di certificazione accreditato e indipendente può fornire la credibilità e la fiducia di cui hanno bisogno gli investitori quando esaminano i numeri.  L’importante è che il settore abbia un interesse commerciale o normativo a dimostrare l’affidabilità delle informazioni divulgate perché la trasparenza e l’affidabilità dei dati sono importanti per scopi strategici.  

Ad esempio, quando le EPD vengono utilizzate nei processi decisionali commerciali e normativi.  Le autorità di regolamentazione utilizzano sempre più spesso i dati delle EPD in quanto sono orientate alla conformità e, ad esempio, stabiliscono obiettivi nazionali interni negli appalti pubblici rispetto a quadri specifici come gli SDG.  In questo senso, è necessario un partner indipendente che controlli l’ambiente in cui i dati vengono sviluppati e condivisi. 

 

L’EPD si basa su standard che ne dettano il funzionamento, i processi sono certificati tramite partnership con altre organizzazioni come l’SBTi, quanto è importante l’obiettivo di “uniformare” i processi degli schemi di certificazione?

Direi che tendiamo ad allinearci nel nostro metodo con altre organizzazioni dove e quando possibile, ma come organismo di certificazione seguiamo innanzitutto le norme ISO e/o le norme CEN (Central European Norm).  Quest’ultime dipendono dai requisiti del destinatario dei dati.   Il nostro obiettivo è quello di raggiungere un’armonizzazione globale, di conseguenza, noi siamo contrari a sostenere o a creare qualsiasi tipo di barriera commerciale non necessaria dovuta a un attivismo isolato nel nostro mercato per la dichiarazione delle prestazioni ambientali dei prodotti. Dato che ci occupiamo di dichiarazioni ambientali per prodotti che dovrebbero essere comparabili, riteniamo inevitabile sviluppare regole per lo sviluppo dell’LCA. Il Lyfe Cycle Assessment rappresenta un metodo davvero flessibile, in quanto può essere utilizzato con ambiti e confini diversi e data la necessità di raggiungere la comparabilità dei dati, il valore aggiunto che un operatore del programma EPD fornisce è un’interpretazione equa degli standard ISO che porta a un punto in cui le informazioni condivise sono a tutti gli efetti comparabili, oggettive e credibili. 

La possibilità di confrontare le informazioni inoltre è diventata molto utile per i diversi utenti dei dati, come le autorità di regolamentazione e le imprese che desiderano stabilire un parametro di riferimento o una soglia per soddisfare requisiti specifici. 

Parliamo del Sistema Internazionale EPD. Come si è evoluto l’interesse delle aziende per i prodotti e le certificazioni dopo la creazione dell’EPD? 

Negli ultimi 4 anni l’interesse per EPD è praticamente esploso.  Nel 1998, sotto la responsabilità dell’agenzia svedese per la protezione dell’ambiente, abbiamo iniziato con un’unica EPD rilasciata per Vattenfall, un’azienda energetica che si occupa di energia idroelettrica.  Questa prima EPD immessa sul mercato ha vissuto nei 15 anni successivi una vita un po’ solitaria, poi nel 2014, l’azienda ha cambiato proprietario passando all’organizzazione no-profit IVL Swedish Environmental Research Institute (IVL).  Da allora, il numero di EPD emesse è aumentato in media del 25% all’anno nel periodo 2015-2022, ma questo non è il quadro completo, perché il tasso di crescita non è lineare, la sua curva esponenziale è iniziata nel 2019.  

Nel 2019 l’azienda ha iniziato a crescere con un approccio più orientato al business ed EPD International ha iniziato a investire in soluzioni EPD digitali, nell’armonizzazione e nel servire un mercato globale. Oggi l’EPD si sta spostando da uno spazio volontario a uno spazio di conformità più regolamentato, ad esempio a causa del Regolamento sui prodotti da costruzione (CPR) dell’UE.  

Uno spaccato interessante è dato dalla rilevanza del mercato italiano nella creazione di EPD nel nostro sistema. La nostra più grande base di clienti proviene dall’Italia, che abbiamo costantemente incrementato nel corso degli anni. Questo si spiega in parte con il forte legame che EPD International ha con la comunità LCA italiana, che ha una forte rappresentanza nel nostro comitato tecnico. Altri input provengono dalla precoce adozione di requisiti obbligatori negli appalti pubblici, che prevedevano la divulgazione delle EPD per partecipare alle gare d’appalto. L’Italia è quindi un forte motore per il riconoscimento delle EPD non solo su scala nazionale, ma anche globale. 

 

Il settore delle costruzioni è il più sviluppato in termini di adozione di EPD, ma se filtriamo la ricerca per i beni di consumo, come il Food and Beverage, l’Italia ha un alto numero di EPD emesse da grandi aziende, come vede questa prospettiva?

È vero, i 2/3 delle EPD emesse provengono dal settore delle costruzioni, che in Europa è normato dal Regolamento sui prodotti da costruzione (CPR), o più precisamente dallo standard (C)EN 15804. Nei prossimi anni, la CE intende collegare i requisiti del CPR per gli aspetti di impatto ambientale al marchio di conformità europeo (CE), il che significa che sia i dati relativi agli aspetti qualitativi sia quelli ambientali diventeranno parte del regolamento europeo e ogni nazione europea dovrà adottarli. 

Un’altra attività della CE per altri mercati che deve ancora essere armonizzata a livello europeo è il Product Environmental Footprint (PEF) o Eco Design for Sustainable Products (ESPR). Inoltre, in questo senso occorre anche osservare che la strategia Farm to Fork si sta a sua volta concretizzando.  

Per quanto riguarda questi sviluppi, mi permetto di affermare che abbiamo già implementato nelle nostre EPD diversi aspetti di performance ambientale che supportano questi regolamenti e approcci. EPD International è uno dei pochi operatori del programma che non si concentra totalmente sui prodotti da costruzione ed è aperto a tutte le categorie di prodotti. Alle aziende che producono beni di consumo, come quelle citate in precedenza, se ne aggiungono sempre di più, ad esempio, produttori di prodotti agricoli, metallici intermedi, chimici di base, tessili, mobili o carta, ma anche infrastrutture, macchinari e mezzi di trasporto che necessitano di una certificazione di prodotto per partecipare agli appalti pubblici.  

Recentemente, in Svezia l’organizzazione centrale per gli acquisti ADDA ha iniziato a lavorare con i requisiti dei suoi fornitori per ottenere le EPD per i loro prodotti al fine di partecipare alle gare d’appalto pubbliche, questo porta alla conclusione che le gare d’appalto pubbliche, ma anche quelle private, sono un motore sempre più forte per l’espansione di EPD International in molti settori diversi. 

 

Il ruolo dell’EPD è dunque strettamente legato a quello delle autorità di regolamentazione: alla luce delle nuove normative in arrivo, come il Carbon Adjustment Mechanism e la CSRD, l’EPD e la tassonomia europea forniranno un servizio importante. Ritiene che nel prossimo futuro l’evoluzione delle normative e dei requisiti di mercato renderà l’EPD un elemento fondamentale su cui investire per un’azienda? 

Sono convinto che l’EPD sarà parte della soluzione, ma non dobbiamo dimenticare che tutto dipende dalle autorità di regolamentazione che stabiliscono quali metodi e standard dovranno essere adottati, come, quando e con quali soluzioni. Poiché le autorità di regolamentazione a livello globale stanno implementando metodi basati sull’applicazione degli standard ISO, c’è sicuramente un grande potenziale e un’opportunità per EPD International e per i nostri clienti di conformarsi alle diverse normative in arrivo. Da questo punto di vista l’EPD rappresenta a tutti gli effetti una best practice. 

 

Pensa che l’EPD sia un modello di riferimento anche per l’Impronta Ambientale di Prodotto e per altri regolamenti di valutazione dei prodotti ambientali?

Sappiamo che nel documento iniziale della Commissione europea sull’impronta ambientale dei prodotti si fa riferimento al nostro sistema quadro EPD.  Abbiamo fornito una sorta di schema, tuttavia, data la diversità dei requisiti necessari e delle condizioni quadro in cui un ente normativo e noi operiamo tradizionalmente, gli sviluppi nella CE non hanno seguito rigorosamente il quadro EPD. 

Sebbene vi siano differenze tra i vari quadri, a mio avviso la EPD dovrebbe aiutare il legislatore a fornire al mercato le informazioni di cui ha bisogno. In ultima analisi, è il legislatore a dettare le condizioni per la conformità, e in questo contesto il sistema EPD svolge un ruolo di supporto nell’attuazione di tali regolamenti, fornendo dati verificati basati su processi standardizzati. 

Parlando di armonizzazione di tecnologie, quadri e standard diversi, una tendenza emergente nel campo del reporting e della disclosure è data dall’aumento delle piattaforme di reporting. Pensa che l’EPD possa integrarsi in tali piattaforme per fornire una soluzione unitaria per la gestione della sostenibilità delle aziende? 

Sì, credo che questo sia esattamente il ruolo che vogliamo svolgere, ma è necessario fare una distinzione tra il ruolo dell’organismo di certificazione e quello di tali piattaforme di analisi o data provider. Un organismo di certificazione accreditato come EPD International deve rispettare, tra l’altro, gli standard internazionali ISO.  È nostra responsabilità, in quanto fornitori di dati EPD, non solo rispettare i diversi standard, ma anche i principi per fornire dati oggettivi, verificati e comparabili.  Gli utenti dei dati EPD hanno bisogno di questi dati per alimentare i quadri finanziari per la contabilità e il reporting.  

Ciò rende questi due attori complementari.  Queste piattaforme confezionano le informazioni che forniamo in modo che gli utenti trovino i mezzi per prendere decisioni, gestire e rendicontare gli investimenti e i loro impatti e miglioramenti in un contesto di gestione della sostenibilità e delle prestazioni. 

Considerato il ruolo neutrale che EPD International deve mantenere e la possibilità di sviluppare soluzioni per il benchmark dei prodotti e il confronto degli impatti con l’aumento del numero di EPD, pensa che EPD International possa fornire nel prossimo futuro tali servizi? 

Dato il nostro ruolo di organismo di certificazione, voglio concentrarmi sulle nostre attività principali e investire invece nello sviluppo di partnership strategiche.  A mio avviso, non spetta all’organismo certificatore definire come e cosa deve essere oggetto di benchmarking.  

Le soluzioni di benchmarking sono peraltro il futuro.  Intendo dire che possiamo fornire le basi e l’infrastruttura, ma i requisiti per i benchmark a livello di prodotto o di altro tipo devono essere forniti in ultima analisi dalla parte che richiede il benchmark.  In questo modo, le variabili con cui vengono condotti i benchmark e le analisi di mercato/prodotto rientrano nelle competenze, ad esempio, delle autorità di regolamentazione e delle piattaforme di analisi dei dati. 

Uno sviluppo interessante a cui penso assisteremo in futuro è l’adozione di tecnologie come la blockchain e l’intelligenza artificiale per migliorare la credibilità e la qualità dei dati, al fine di identificare eventuali errori e aumentare la tempestività, la precisione e la completezza dei dati. 

I dati sono la risorsa più critica, la loro trasparenza, accuratezza e affidabilità rendono EPD International e le piattaforme di analisi in grado di fornire i loro servizi in modo preciso.  Quali sono gli aspetti più critici legati alla fornitura di dati e all’utilizzo dei dati nell’ecosistema del mondo LCA? 

Come organismo di certificazione, forniamo dati credibili, comparabili e verificati in modo trasparente e chiediamo a tutti i partner di conformarsi alle nostre politiche e di rispettare qualsiasi tipo di proprietà intellettuale. Una LCA richiede spesso l’uso di software e database LCA commerciali. I software LCA  detengono la loro proprietà intellettuale; l’uso di tali software e database è strettamente regolamentato dal fornitore. Questo ci porta alla situazione attuale in cui l’ecosistema LCA è controllato da modelli di licenza in cui gli attori fanno uso dei dati e del software degli altri, o dei DPI, rendendo così l’ecosistema chiuso. 

 

Come sarà questo ecosistema nel prossimo futuro, diciamo tra 10 anni? Avremo ancora modelli di business in cui i dati sono di proprietà di un’entità? 

La mia opinione personale è che una democrazia dei dati aperti sia necessaria se vogliamo davvero spingere la trasparenza e l’adozione dell’LCA su larga scala. Ci saranno nuovi database che diventeranno accessibili su soluzioni open-source attraverso progetti come l’Open Data for Climate Initiative (DCI), sostenuta tra gli altri da Building Transparency, Ramboll, WAP Sustainability e da noi attraverso ECO Platform.  Questo processo è in corso e ha già ricevuto notevoli finanziamenti privati.  L’obiettivo è quello di fornire una serie di set di dati generici che consentano di condurre analisi LCA senza l’onere di pagare una tariffa. La Commissione europea a sua volta si è mossa in questa direzione con l’iniziativa PEF, ma ancora una volta il database aperto di questa operazione PEF è coperto da proprietà intellettuale che rende possibile l’uso dei dati solo per condurre studi relativi al PEF stesso, il che rende la soluzione limitata a un pubblico ristretto.  

La mia opinione personale su questo argomento è che per ottenere un vero cambiamento nel modello di business tutti gli attori interessati, compresi enti di beneficenza, fondazioni e autorità nazionali, devono intervenire e collaborare per rendere tutto ciò possibile. Per questo motivo, noi di EPD International abbiamo un forte imperativo commerciale: aumentare le soluzioni per portare le EPD sul mercato. 

 

Parlando di sviluppo aziendale, come si fa a scalare in modo sostenibile e cosa si intende per crescita sostenibile? 

Se volete sviluppare un’azienda o cambiare un sistema economico in un sistema sostenibile, dovrete pensare e agire in termini tradizionali di allocazione delle risorse, distribuzione o consumo, e di scala. La sostenibilità impone dei limiti al modo in cui spesso definiamo la “crescita”, ossia lineare e puramente finanziaria.  Crescere in modo sostenibile secondo la mia definizione più olistica, inclusiva e circolare è e sarà sempre una sfida, ma dobbiamo semplicemente puntare a una crescita che non sia definita solo dalle variabili finanziarie e dal rendimento del capitale proprio. 

La domanda diventa dunque: che cos’è la crescita sostenibile?  

In linea con una vecchia definizione dell’OCSE, per me la crescita sostenibile è un mezzo per promuovere la crescita economica e lo sviluppo, garantendo al contempo che le risorse naturali e sociali continuino a fornire le risorse e i servizi necessari su cui si basa il nostro benessere.  Esistono diverse strategie per raggiungere la crescita sostenibile. Non credo che la tecnologia o le strategie di efficienza da sole possano risolvere i nostri problemi, perché dobbiamo anche ridurre i consumi in termini assoluti, cioè, dobbiamo anche dire: “Basta! È il colmo!”.  

Finché l’industria crederà che la tecnologia aumenterà l’efficienza all’infinito e che in questo modo saremo in grado di sostenere una domanda crescente senza utilizzare allo stesso tempo meno risorse, falliremo.  Questo è noto come effetto di rimbalzo.  Un esempio di effetto rimbalzo è lo sviluppo del televisore LCD.  Un paio di decenni fa, il televisore era un articolo costoso e se ne contava al massimo uno per famiglia.  Con lo sviluppo dei televisori LCD/LED e una forte riduzione dei prezzi, oggi la maggior parte delle famiglie europee conta due o tre televisori.  Dal mio punto di vista, per scalare in modo sostenibile dovremo mescolare l’efficienza con le strategie di sufficienza e aggiungere le cosiddette strategie di coerenza per rendere questa ricetta potente.  E la coerenza descrive uno stato di transizione in cui lavoriamo su tecnologie che sappiano coesistere con la natura o, in termini più semplici, dobbiamo lavorare su cicli chiusi e su una società circolare. 

  

The role of certification bodies in the global sustainability scenario: The case of EPD International AB 

Summary: 

Certification bodies have an important and impacting role in influencing the outcomes of the global transition to a sustainable economy. 

The interest of companies in sustainability themes and the push given by increasingly stringent regulations are accelerating the transition of the economy to a sustainable model. 

In this context, certification schemes play a strategic role to consolidate boundaries within which companies can operate and incentivizing virtuous competition. 

When it comes to product and process certification schemes, Environmental Product Declaration (EPD) is the most widely adopted certification on a global scale. 

Based on ISO Standards and the Sustainable Development Goals, the EPD certification aims at guaranteeing transparency and credibility to product impacts through a strict certification process. 

For a product to be certified, it is necessary to follow Product Category Rules (PCR) and to conduct an LCA that is aligned to Standards prescriptions. 

One of the main markets for EPDs adoption is Italy and the sector which is leading the race for product certifications is the construction sector. 

Sebastiaan Stiller, Chief executive Officer of EPD International AB since 2020, is driving the most intense moment of the company’s expansion since its creation. 

With the aim of bringing transparency and credibility to the market and scaling EPD adoption globally,  

His work and that of his colleagues are set to strongly contribute to the sustainable development of sectors such as construction, healthcare and consumer goods. 

In this conversation, we are going to discuss the role of EPD in the achievement of a transparent and credible market and we will talk about the impact of data ownership on certification adoption and the possible evolution of the market in view of regulations and national necessities. 

 

Let’s talk about EPD and the role that standards and certificatory schemes have in the achievement of a circular economy model and meeting the objective of the 2030 agenda 

An accredited certification body like EPD International AB which complies with various ISO and regional standards is a market actor that can act as an independent organ or independent institution that brings transparency and credibility to the market. 

The EPD is very much about providing ultra-transparency regarding the environmental performance of products and services in the sense of “show me the proof”. Or, in other words, “what gets measured gets managed”. Here, in compliance with environmental product standards. 

When a company has a claim on environmental impacts that is self-declared, such self-declarations do not provide much credit or trust to the market. An accredited certification body that is independent can provide the credibility and trust that decision-makers need when looking into the numbers. 

What is important though, is that the industry has a commercial or regulatory-driven interest in proving the reliability of the information disclosed. 

This data transparency and reliability are important for strategic purposes. For example, when EPDs are used in commercial and regulatory decision-making processes. 

Regulators increasingly use EPD data as they are compliance-driven and for example set internal national targets in public procurement against specific frameworks such as the SDGs.  

In that sense, you need an independent partner that controls the environment in which the data is developed and shared. 

 

As you said, EPD is based on standards that dictate its functioning, and the processes are certified by means of partnership with other organizations such as SBTi with the aim of “uniforming” the processes of certification schemes 

I would say that we tend to align in our method a.s.o. with other organizations where and whenever possible, but as a certification body, we first and foremost follow ISO standards and/or Central European Norm (CEN) standards. The latter depends on the requirements of the receiver of the data. Our objective is to achieve global harmonization.  

Consequently, are we against upholding or creating any kind of unnecessary trade barriers due to siloed activism in our market for declaring environmental product performance?  

As we deal with environmental declarations for products that should be comparable, we consider it unavoidable to develop rules for LCA development. 

LCA is a really flexible method as you can use it with different scopes and boundaries.  

Given the necessity to reach data comparability, the added value that a program operator of EPDs provide is a fair interpretation of ISO Standards that leads to a point that the information that is shared is comparable, objective, and credible. 

The possibility to compare information has become very useful for different data users like regulators and businesses who maybe want to set a benchmark or threshold to fulfill specific requirements. 

 

Let’s talk about the EPD International System. 

How has the interest of companies in products and certifications evolved since the establishment of EPD? 

During the last 4 years, the interest in EPDs virtually exploded. In 1998, under the ownership of the Swedish environmental protection agency, we started with a single EPD issued for Vattenfall, an energy company dealing with hydropower. This first EPD ever that came to market lived the following 15 years a somewhat lonesome life. In 2014, the company changed its owner to the non-profit organization IVL Swedish Environmental Research Institute (IVL). Since then, the number of EPDs issued increased on average by 25% per year in the period 2015-2022. But this is not the entire picture, because the growth rate is not linear. Its exponential curve started in 2019.  

In 2019, the company started to grow with a more business-oriented approach, and EPD International started investing in digital EPD solutions, harmonization, and serving a global market. To educate the world about the EPD and the benefits that it brings to regulators, companies, and many other stakeholders. 

The EPD nowadays is moving from a voluntary space into a more regulated compliance space e.g., due to the EU’s Construction Product Regulation (CPR). An interesting insight is given by the relevance of the Italian Market in the creation of EPDs in our system. Our largest customer base comes from Italy, which we steadily increased over the years. This is partially explained by the strong link that EPD International has with the Italian LCA community as we have a strong representation in our technical committee. Other inputs come from the early adoption of mandatory requirements in public procurement which involved disclosure of EPDs in order to participate in public tenders. 

So, Italy is a strong driver for EPD recognition not only on a national scale but globally. 

 

Now that you have mentioned it, as we can appreciate from the EPD Database the construction sector is the most developed in terms of EPD adoption but if we filter to search for consumer goods, such as Food and Beverage, Italy has a high number of EPDs issued by large companies such as Barilla and Granarolo. 

That’s correct, 2/3 of EPDs issued come from the construction sector as in Europe the sector is regulated through the Construction product regulation (CPR) , or more specifically the (C)EN 15804 standard. In the coming years, the EC wants to connect the CPR requirements for environmental impact aspects to the Conformity European (CE) mark, meaning that now both quality and environmental data and aspects will become part of European Regulation which means that every European nation will need to adopt that. 

Another EC activity for other markets that is yet to be harmonized on a European level through the Product Environmental Footprint (PEF) resp. Eco Design for Sustainable Products (ESPR). Also, the Farm to Fork strategy is concretizing. Regarding these developments, I dare to state that we already implemented various environmental performance aspects in our EPDs that would support these regulations and approaches. EPD International is one of the very few programme operators not totally focused on construction products and is open to all product categories. 

The companies producing consumer goods such as the ones mentioned earlier are increasingly joined by many others. They for example produce agricultural, intermediate metal, basic chemical, textile, furniture or paper products, but also infrastructure, machinery, and transportation equipment that need a product certification to participate in public tenders. Recently, in Sweden the Central procurement organization ADDA started working with the requirements of its suppliers to obtain EPDs for their products in order to participate in their public tenders. 

This leads to the conclusion that public but also private tenders are an increasingly strong driver for the expansion of EPD International in many different sectors. 

 

 

As we have been able to understand through the conversation, the role of EPD is strictly linked to the one of regulators. 

Given the new regulations coming out such as the Carbon adjustment mechanism and the CSRD, EPD and EU Taxonomy is going to provide an important service. 

Do you think that in the near future, the evolution of regulation and market requirements is going to make EPD a fundamental element for a company to invest into? 

I am convinced that the EPD shall be part of the solution. But we should not forget that it all depends on regulators dictating which methods and standards will need to be adopted how, when and with what kind of solutions. 

As regulators globally are implementing methods based on the application of ISO standards, there is definitely a great potential and opportunity for EPD International and our clients to comply with different upcoming regulations. 

The EPD represents a best practice hardly comparable to any other present on the market. 

 

Do you think that EPD is a role model for Product Environmental Footprint and other regulations to assess environmental products? 

We do know that in the initial document of the European Commission regarding the Product Environmental Footprint, there is a reference to our EPD framework system. We provided a kind of blueprint. But, given the varying necessary requirements and framework conditions a regulatory body and us traditionally operate in, the developments in the EC did not strictly follow the EPD framework. 

Although there are differences between the different frameworks, the EPD should in my opinion help the regulator as a facilitator and enabler to provide the market with the information it requires. 

In the end, the regulator dictates the conditions for compliance, and in this context the EPD system plays a role of support in the implementation of such regulations by providing verified data based on standardized processes. 

 

Talking about the harmonization of different technologies, frameworks, and standards, an emerging trend in reporting and disclosure is given by the rise of reporting platforms. 

Do you think that EPD can integrate into such platforms in order to provide a unitary solution for the sustainability management of companies? 

Yeah, I think that this is exactly the role we want to play, but it’s necessary to make a distinction between the role of the certification body and of such analytical or data provider platforms. 

An accredited certification body such as EPD International needs to comply with amongst others international ISO standards. It’s our responsibility as an EPD data provider to not only comply with different standards, but also principles for providing objective, verified and comparable data. EPD data-users need these data to feed the financial frameworks for accounting and reporting. This makes these two actors complementary. These platforms package the information we provide so that the users find the means to take decisions; to manage and report investments and their impacts and improvements in a sustainability management and performance setting. 

 

Given the neutral role that EPD international needs to maintain and the possibility to develop solutions for product benchmark and impact comparison as EPDs number increase, do you think that EPD International could provide in the next future such services? 

Given our role as a certification body, I want to focus on our core activities and instead invest in the development of strategic partnerships. In my opinion, it’s not up to the certified body to define how and what needs to be benchmarked. SMART benchmarking solutions are the future. I mean that we can provide the foundation and infrastructure, but the requirements for benchmarks on the product or another level shall ultimately be provided by the party who requests the benchmark. As that do the variables by which such benchmarks and market/product analysis is conducted fall under the competency of e.g., regulators and data analytics platforms. 

An interesting development that I think we are going to see in the future is the adoption of technologies such as blockchain and artificial intelligence in the improvement of credibility and quality of data in order to identify possible errors and increase data quality such as timeliness, accuracy completeness, a.s.o. 

 

Data is the most critical resource as its transparency, accuracy, and reliability make EPD International and analytics platform able to provide their services. Which are some critical aspects related to data provision and making use of data in the ecosystem of the LCA world? 

As a certification body, we provide credible, comparable, and verified data in a transparent way and we ask all partners to comply with our policies and to respect any kind of intellectual property. 

An LCA frequently requires the use of commercial LCA software and databases. LCA software detain their intellectual property; the use of such software and databases is strictly regulated by the provider. 

This brings us to the current situation that the LCA ecosystem is controlled by license models making in which the actors make use of each other’s data and software, or IPR, thus making the ecosystem close. 

How does this ecosystem is going to look in the near future, let’s say 10 years? Are we going to still have business models in which data is owned by an entity? 

The actual situation of GaBi and Ecoinvent is not different from the one of Google where data are aggressively collected, packaged, and then re-distributed at a cost. My personal opinion is that an open data democracy is necessary if we really want to push forward transparency and LCA adoption at a larger scale. 

There will be new databases that become accessible on open-source solutions via projects such as the Open Data for Climate Initiative (DCI) that is supported by amongst others Building Transparency, Ramboll, WAP Sustainability, and us via ECO Platform.  

This initiative is ongoing and already received considerable private funding. The objective is to provide a set of generic datasets that will allow conducting LCA analysis without the burden to pay a fee. 

The European Commission has moved in this direction with the PEF initiative but once again the open database of PEF is covered by intellectual property that makes it possible to use the data only to conduct PEF studies which makes the solution limited to a close audience.  

My personal opinion on this subject is that in order to have a real change in the business model all relevant actors including charities, foundations, and national authorities need to step in and collaborate in order to make it all possible. 

As that I reason that we at EPD International have a strong business imperative to scale up solutions to bring EPDs to market. 

 

Talking about scaling a business, how do you scale sustainably and what is sustainable growth? 

If you want to develop a business or change an economic system into a sustainable system you will need to think and act in traditional terms of resource allocation, distribution or consumption, AND scale. 

Sustainability imposes limits to how we frequently define “growing”; i.e., linear, and purely financial. Growing sustainably according to my more holistic, inclusive, and circular definition is and will always be challenging, but we simply need to aim for sustainable growth. Growth that is not only defined by financial variables and return on equity. 

The question becomes: What is sustainable growth? In line with an old OECD definition, sustainable growth is to me a means of fostering economic growth and development, while we ensure that natural and social assets continue to provide the necessary resources and services on which our well-being relies.  

There are different strategies to achieve sustainable growth. 

I don’t think that technology or efficiency strategies alone will solve our issues, because we also need to reduce consumption in absolute terms. That is, we also need to say, “this is enough! the limit!”. As long as industry has the belief that technology will increase efficiency endlessly and this way we will be able to sustain an increasing demand whilst not using less resources at the same time, we will fail.  

We know this as rebound effects. An example of a rebound effect is the development of the LCD television. A couple of decades ago, television was an expensive item and we counted max. one per household. With the development of the LCD/LED Television and a large reduction in prices, now most European households count two to three televisions.  

In my world, to scale sustainably we will need to mix efficiency with sufficiency strategies and add so-called consistency strategies to make this a potent recipe. Consistency describes a transition state in which we work on technologies that are consistent with nature, or, in simpler terms, we need to work on closed loops and a circular society. 

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