DECARBONIZZAZIONE

Carbon capture & storage: parte a Ravenna il progetto di ENI e Snam



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Un contributo fondamentale al raggiungimento dell’obiettivo UE di una capacità di stoccaggio di CO2 pari e circa 50 milioni di tonnellate per anno entro il 2030. Nasce in Emilia Romagna Ravenna CCS che si candida a diventare un polo nazionale per la decarbonizzazione

Pubblicato il 4 set 2024

Mauro Bellini

Direttore Responsabile ESG360.it e Agrifood.Tech



CCS, Carbon Capture Storage: nuove prospettive per la decarbonizzazione delle imprese hard to abate

Un polo nazionale per la decarbonizzazione che ha le sue basi nell’avvio dell’impianto di Carbon Capture & Storage CCS di Ravenna, frutto della collaborazione tra ENI e Snam. Con la denominazione di Ravenna CCS, il progetto per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio permanente della CO2 ha lo scopo di contribuire in modo strategico al percorso che ha come obiettivo la creazione di una capacità di stoccaggio di 50 milioni di tonnellate di CO2 per anno in area UE entro il 2030.

Carbon Capture & Storage: si inizia da Ravenna

Ravenna CCS si presenta come un progetto suddiviso in diverse fasi e la prima inizia proprio a Ravenna con attività che prevedono la cattura, il trasporto e lo stoccaggio della CO2 emessa dalla centrale ENI di Casalborsetti dedicata al trattamento del gas naturale. Si tratta, in questo primo step, di una operazione per la quale si stima di arrivare a gestire qualcosa come 25 mila tonnellate di CO2 per anno.

Il progetto prevede il riutilizzo a questo scopo di un giacimento di gas non più attivo che ha come punto di riferimento la piattaforma offshore di Porto Corsini Mare Ovest e la riconversione delle condotte un tempo utilizzate per il trasporto del gas. Grazie al riutilizzo di queste infrastrutture esistenti il progetto prevede di trasportare la CO2 catturata alla piattaforma dove viene iniettata nel giacimento di gas esaurito a circa 3000 metri di profondità per lo stoccaggio permanente.

In questa prima fase il progetto garantisce un abbattimento delle emissioni di CO2 della centrale che arriva al 90% con la possibilità di arrivare anche al 96% con una concentrazione di carbonio inferiore al 3%.

Una infrastruttura che fa leva sulle energie rinnovabili

Il progetto è anche progettato per ridurre le emissioni relative al funzionamento degli impianti stessi e a livello di alimentazione è impostato per utilizzare energia elettrica da prodotta da fonti rinnovabili.

Con la Fase 2 di Ravenna CCS si affrontano i temi della scalabilità del progetto con una capacità di stoccaggio che, in linea con il PNIEC, Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima dovrebbe raggiungere i 4 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030.

In questo scenario il lavoro prevede la gestione di tutti gli adempimenti normativi e di tutti i permessi necessari, sia per questo stesso sviluppo, sia per l’ingaggio e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder. Il focus è sulla capacità di riutilizzo dei giacimenti di gas esauriti presenti nell’Adriatico che in prospettiva potrebbero permette di arrivare a uno stoccaggio vicino ai 16 milioni di tonnellate all’anno.

CCS come percorso di decarbonizzazione dell’hard-to-abate

Ravenna CCS, alla luce dell’approccio e della strategia adottate e delle possibili prospettive di crescita, si candida come polo nazionale della decarbonizzazione in particolare al servizio di tutto quel mondo industriale che rientra nella categoria hard to abate o comunque per le industrie più energivore, rappresentando un fondamentale contributo per il raggiungimento degli obiettivi climatici UE per il 2050.

Ravenna CCS è già nella sua prima fase una risposta al processo di decarbonizzazione in atto in particolare nell’area dell’Emilia Romagna ed è nello stesso tempo una occasione di sviluppo per quanto riguarda la creazione di competenze e di nuova occupazione nell’ambito della filiera del CCS con specifiche forme di green skill necessari per la realizzazione del progetto, per il suo sviluppo e per la gestione.

Competenze, know how, infrastrutture e visione

Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, in una nota congiunta rilasciata dalle due aziende ha sottolineato come Ravenna CCS sia: “un progetto di grande
importanza per la decarbonizzazione che è diventato una realtà industriale. La cattura e lo stoccaggio della CO2 rappresenta una pratica disponibile fin da ora per abbattere le emissioni delle industrie energivore le cui attività non sono elettrificabili. Grazie all’utilizzo dei giacimenti esauriti, delle infrastrutture esistenti e del know-how a livello di tecniche di reiniezione è possibile offrire un servizio competitivo per il quale stiamo riscuotendo un grandissimo interesse
“. Il manager ha poi evidenziato come l’azienda “stia affrontando la complessità della transizione energetica accrescendo e valorizzando le soluzioni a disposizione per decarbonizzare le attività aziendali e i vari ambiti dei sistemi economici e industriali”.

Stefano Venier, Amministratore Delegato di Snam, ha a sua volta osservato che: “L’impegno nel progetto Ravenna CCS è parte integrante del nostro piano strategico ed è coerente con l’intenzione di porci quale operatore multimolecola allo scopo di abilitare una transizione energetica equilibrata, nell’ambito della quale offrire anche ai soggetti più energivori la possibilità di intraprendere percorsi di decarbonizzazione che ne preservino la competitività. Per farlo, facciamo leva sulle competenze nel trasporto e nello stoccaggio di molecole, con particolare riferimento all’area padana, nella quale siamo già radicati con asset strategici che da decenni sostengono lo sviluppo economico e sociale del Paese. La joint venture con Eni si colloca, peraltro, nella medesima traiettoria di analoghi progetti di interesse europeo a cui partecipiamo attraverso le nostre partecipate in Francia, Grecia e Regno Unito e dai quali ci attendiamo di poter attingere sinergie funzionali al successo di Ravenna CCS.

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