I dati sono chiari: il tempo è finito. Se le società quotate globali vogliono raggiungere l’obiettivo emissioni zero, è adesso che devono agire. Ma la strada è lunga: ad oggi, il 57% delle maggiori aziende quotate globali non è allineato con alcun obiettivo di riduzione delle emissioni di carbonio. E mentre le emissioni dirette continuano ad aumentare, la valutazione trimestrale di MSCI Net-Zero Tracker (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO) evidenzia un dato allarmante: le società quotate in Borsa esauriranno il proprio budget di emissioni di 1,5 °C entro cinque anni dalla COP26.
Non c’è dunque di che dormire sonni sereni, secondo nell’ultima edizione del report trimestrale MSCI Net-Zero Tracker, che esamina i progressi di oltre 9.000 tra le aziende più investibili al mondo verso la riduzione delle emissioni di carbonio, e rivela il contributo delle aziende al riscaldamento globale.
Il report, in particolare, stima l’aumento della temperatura delle società quotate in base alle loro emissioni e calcola il tempo rimanente per raggiungere le emissioni zero. Inoltre elenca le aziende con la maggiore impronta di carbonio, le aziende leader e quali invece sono in ritardo nella disclosure ed evidenzia le aziende i cui obiettivi di decarbonizzazione sono degni di nota per il loro allineamento con gli obiettivi globali. Secondo i risultati dell’indagine, riducendo le conclusioni ai minimi termini, l’unico modo per guadagnare più tempo (e non per risolvere l’emergenza ambientale) è – spiega MSCI – “ridurre le emissioni nette più velocemente”.
Aziende “fuori strada”
Il report rivela che la quota maggioritaria delle società che fanno parte dell’indice MSCI All Country World Investable Market è nettamente disallineata con l’obiettivo di prevenire gli effetti peggiori del riscaldamento del pianeta, e al contrario le aziende sono sulla buona strada per far aumentare le temperature medie di 3°C sopra i livelli preindustriali.
Meno della metà (43%) delle società quotate è allineata per un aumento della temperatura di 2°C, che significa il fallimento nel raggiungere l’obiettivo degli Accordi di Parigi di mantenere il riscaldamento del pianeta ben al di sotto 2°C, preferibilmente fino a non più di 1,5°C, al di sopra dei livelli preindustriali. Meno del 10% delle aziende quotate si allinea con un aumento della temperatura di 1,5°C, che secondo le stime degli scienziati è il target che offre le migliori possibilità di evitare un disastro climatico.
Il dato più importante rilevato da MSCI anche il più sconvolgente: la maggioranza delle società quotate (57%) non si allinea con alcun obiettivo di contenimento dell’aumento della temperatura, e ad essere disallineate con gli obiettivi climatici globali troviamo aziende quotate in tutte le regioni del mondo.
Nessun settore, spiega il report, è immune dal problema: se è vero che la quota predominante delle emissioni è da ricondurre alle società dei comparti dell’energia, dei materiali e delle utilities, ci sono aziende che hanno emissioni elevate in ogni settore. Anche in comparti tipicamente a basse emissioni come l’healthcare, ci sono aziende che sono allineate con temperature troppo elevate.
Secondo i dati delle emissioni rilevati a fine agosto 2021, MSCI stima che le società quotate finiranno la loro quota del budget globale di carbonio per mantenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5°C entro novembre 2026: cinque mesi in meno di rispetto alla stime dello scorso maggio.
Le emissioni annuali stimate di gas serra diretti (Scope 1) delle società quotate a fine agosto erano pari a 11,1 miliardi di tonnellate (gigatoni), in aumento rispetto a 10,9 gigatonnellate alla fine di maggio.
Dal punto di vista degli investitori, questi dati mettono in luce quanto sia difficile effettuare investimenti sostenibili che contrastino effettivamente il global warming, e quanto sia ancora più difficile farlo utilizzando in particolare strumenti passivi basati su indici molto ampi.