Approfondimento

Agricoltura rigenerativa: che cos’è e quali sono i suoi obiettivi

Un paradigma rivoluzionario che offre una risposta concreta alle sfide ambientali del nostro tempo, grazie a principi solidi e metodologie innovative, restaurando la fertilità del suolo e promuovendo la biodiversità: questi i cardini dell’agricoltura rigenerativa

Aggiornato il 19 Feb 2024

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Migliorare la salute del suolo e promuovere la biodiversità, senza limitarsi a ridurre l’impatto ambientale delle pratiche agricole, ma creando sistemi di coltivazione resilienti e produttivi, in grado di assorbire carbonio, rafforzare la fertilità del suolo e garantire un’agricoltura sostenibile nel lungo termine. Sono questi i principi su cui si basa l’agricoltura rigenerativa, attraverso tecniche come il compostaggio, la rotazione delle colture, l’integrazione dell’agroforestazione, soltanto per fare qualche esempio. In sostanza, attraverso una molteplicità di tecniche e strategie innovative, l’agricoltura rigenerativa si pone come un paradigma rivoluzionario che offre una risposta concreta alle sfide ambientali del nostro tempo.

Definizione di agricoltura rigenerativa: che cos’è

L’agricoltura rigenerativa, quindi, si configura come un approccio innovativo e sostenibile dell’agricoltura, la cui finalità primaria è quella di rigenerare e potenziare la salute del suolo. L’obiettivo non è solo produrre cibo in maniera più responsabile, ma anche contribuire alla risoluzione di problematiche ambientali globali, come l’inquinamento dell’aria e delle acque sotterranee, l’erodibilità del suolo e i cambiamenti climatici. Andando oltre il semplice principio del rispetto per l’ambiente, per contribuire attivamente a rigenerarlo. L’idea alla base di questo purpose è creare sistemi agricoli che siano benefici per la terra, arrivando a invertire gli effetti del degrado del suolo e del cambiamento climatico.

Tra le principali pratiche applicate in agricoltura generativa annoveriamo la rotazione delle colture e policultura, l’agricoltura di conservazione, la gestione integrata dei parassiti, l’agroforesteria, il pascolo rotazionale e la copertura del suolo per proteggerlo dall’erosione, mantenere l’umidità e contribuire alla fertilità attraverso la decomposizione di materiale organico.

Tutto questo per creare sistemi agricoli resilienti che possano sostenere la produzione di cibo, mantenere e migliorare la salute dell’ecosistema, e aiutare a combattere il cambiamento climatico attraverso il sequestro di carbonio nel suolo attraverso un approccio olistico che considera l’agricoltura parte integrante dell’ecosistema più ampio.

Principi fondamentali dell’agricoltura rigenerativa

I principi cardine dell’agricoltura rigenerativa sono la promozione della biodiversità, il miglioramento continuo della salute del suolo attraverso il compostaggio naturale, la rotazione delle colture e l’integrazione tra alberi e colture nelle pratiche agroforestali.

In cima ai principi chiave dell’agricoltura rigenerativa c’è il miglioramento della salute del suolo, per proteggere e migliorare la struttura del suolo, aumentare la materia organica e promuovere la biodiversità. A questo si lega il principio della riduzione dell’intervento meccanico: l’aratura e altre forme di lavorazione del suolo sono ridotte al minimo per preservare la struttura del suolo, ridurre l’erosione e favorire l’attività biologica. Un altro aspetto fondamentale dell’agricoltura rigenerativa è la gestione dell’acqua, per migliorare  l’infiltrazione e la ritenzione dell’acqua nel suolo, riducendo la necessità di irrigazione e proteggendo le risorse idriche. Un ulteriore principio è quello della diversificazione delle colture, che si può ottenere attraverso la policultura e l’agroforesteria.

Passiamo così all’integrazione dell’allevamento, con un uso responsabile e strategico del bestiame in sistemi di pascolo rotazionale, per aiutare a migliorare la struttura del suolo, aumentare la fertilità e sequestrare carbonio nel suolo. Rispetto ai fertilizzanti, l’agricoltura rigenerativa punta a ridurre la dipendenza da fertilizzanti sintetici, pesticidi e altri input esterni, preferendo soluzioni naturali e tecniche di gestione che migliorano la resilienza del sistema. Prevista inoltre l’adozione di pratiche che aumentano la materia organica nel suolo e la vegetazione, contribuendo al sequestro di carbonio e aiutando così a mitigare il cambiamento climatico. Altri principi cardine, come dicevamo, sono la promozione della biodiversità, l’obiettivo di creare sistemi agricoli capaci di resistere e adattarsi ai cambiamenti climatici e il coinvolgimento della persone, in un sistema che combina il sostegno alle comunità rurali, pratiche di lavoro eque e la condivisione della conoscenza.

Rotazione delle colture

La rotazione delle colture rappresenta un elemento chiave per mantenere fertile il terreno ed evitare l’esaurimento dei nutrienti. Questa pratica permette inoltre di rompere i cicli dei parassiti e ridurre le malattie delle piante. La pianificazione accurata della sequenza di coltivazione può portare a benefici significativi sia per il suolo sia per le colture stesse.

La rotazione delle colture comporta la variazione sequenziale delle specie di piante coltivate in uno specifico campo o area nel corso di diversi anni o stagioni. E’ utile per migliorare la salute del suolo, prevenendo l’esaurimento dei nutrienti specifici, ma anche per il controllo delle malattie e dei parassiti, dal momento che la rotazione interrompe i cicli di vita di parassiti e malattie che si specializzano in specifiche colture. Al contempo, la rotazione delle colture contribuisce alla riduzione dell’erosione del suolo e il miglioramento della biodiversità, creando habitat vari per insetti utili, pollinatori, microrganismi del suolo e altre forme di vita.

A questi elementi si aggiunge l’ottimizzazione dell’uso dell’acqua, ad esempio coltivando piante più resistenti alla siccità in periodi di minor disponibilità d’acqua, e l’aumento della produttività e della redditività. Quanto al sequestro di carbonio, alcune colture, in particolare quelle perenni e quelle con radici profonde, possono sequestrare più carbonio nel suolo.

Compostaggio per migliorare la salute del suolo

Il compostaggio è un processo biologico di decomposizione della materia organica da parte di microrganismi aerobici (che richiedono ossigeno) in condizioni controllate. Il risultato è il compost, un ammendante organico ricco di nutrienti che può migliorare significativamente la salute del suolo. Nel contesto dell’agricoltura rigenerativa, il compostaggio è una pratica chiave per promuovere la fertilità del suolo, la biodiversità microbica e la capacità di sequestro di carbonio, contribuendo così alla rigenerazione degli ecosistemi agricoli.

Oltre a migliorare la struttura del suolo, il compostaggio contribuisce al riciclo dei rifiuti organici da cucina, giardino e residui agricoli, riducendo la quantità di rifiuti inviati in discarica e contribuendo a una gestione più sostenibile delle risorse. Infine, il miglioramento della struttura del suolo e la maggiore biodiversità microbica derivanti dall’uso del compost possono aiutare a ridurre la presenza di patogeni e parassiti, diminuendo la necessità di pesticidi chimici.

Per implementare il compostaggio in un sistema di agricoltura rigenerativa, gli agricoltori possono creare cumuli di compost, utilizzare sistemi di compostaggio in loco o impiegare compostiere industriali per gestire grandi quantità di materia organica. Sarà fondamentale, in questo quadro, mantenere un buon equilibrio tra materiali ricchi di carbonio, come paglia e foglie secche, e materiali ricchi di azoto, come residui di cucina e letame, assicurando una corretta aerazione e umidità per favorire l’attività microbica e ottenere un compost di alta qualità.

 Agroforestazione: integrazione di alberi e colture

L’agroforestazione è una pratica chiave nell’ambito dell’agricoltura rigenerativa che consiste nell’integrazione consapevole di alberi e colture all’interno dello stesso sistema agricolo. Questo approccio combina le pratiche agricole con la silvicoltura in modi che possono migliorare la biodiversità, la produttività e la sostenibilità degli ecosistemi agricoli. L’agroforestazione è progettata per trarre vantaggio dalle interazioni sinergiche tra piante diverse, migliorando così la salute complessiva del sistema.

Tra i benefici ambientali dell’agroforestazione vengono annoverati il sequestro del carbonio, dal momento che gli alberi catturano CO2 dall’atmosfera, contribuendo a mitigare il cambiamento climatico, la conservazione del suolo, dal momento che le radici degli alberi stabilizzano il terreno, riducendo l’erosione causata dal vento e dall’acqua, il miglioramento della fertilità e – non ultima  – la gestione dell’acqua, riducendo il deflusso superficiale e aumentando la disponibilità di acqua per le colture.

Quanto poi ai benefici economici, si concretizzano in una diversificazione delle entrate, dal momento che l’agroforestazione permette agli agricoltori di produrre una varietà di prodotti da vendere, come frutta, noci, legname, e foraggio, riducendo la dipendenza da un singolo raccolto. A questo si aggiunge la riduzione dei costi, grazie a una minore necessità input esterni, come fertilizzanti e pesticidi.

Passando infine ai benefici sociali, consistono essenzialmente in una maggiore resilienza agli shock climatici, e al miglioramento della salute e del benessere.

Tecniche innovative per migliorare la fertilità del suolo

Tra le tecniche innovative dell’agricoltura rigenerativa spiccano l’uso di biostimolanti naturali, microrganismi benefici ed enzimi per aumentare la disponibilità dei nutrienti nel suolo. Inoltre, l’utilizzo della tecnologia digitale nelle pratiche agricole permette una gestione più puntuale delle risorse e un monitoraggio costante della salute del suolo.

Tra le tecniche innovative che stanno guadagnando attenzione per il loro potenziale di migliorare la fertilità del suolo nell’ambito dell’agricoltura rigenerativa c’è l’utilizzo del Biochar, un tipo di carbone ricavato dalla pirolisi di biomassa in un ambiente a basso ossigeno. Quando viene incorporato nel suolo, il biochar può migliorare la fertilità e la struttura del suolo, aumentare la ritenzione di acqua e nutrienti, e agire come un sequestratore di carbonio a lungo termine, contribuendo alla mitigazione del cambiamento climatico.

Utile allo scopo è anche la consociazione di colture, o policoltura, che implica la coltivazione simultanea di diverse specie di piante nello stesso spazio, per aumentare la resilienza alle malattie e ai parassiti, migliorare l’uso dell’acqua e dei nutrienti, e promuovere un sistema più equilibrato e produttivo, con benefici diretti sulla fertilità del suolo.

Per aumentare la biodiversità microbica e promuovere la salute delle piante l’agricoltura rigenerativa prevede l’utilizzo di micorrize, associazioni simbiotiche tra funghi e radici delle piante che possono migliorare l’assorbimento di acqua e nutrienti, e inoculanti microbici, preparati contenenti microrganismi benefici. Un’altra tecnica utilizzata in agricoltura rigenerativa è la gestione integrata del nutrimento del suolo, combinando l’uso di fertilizzanti organici e minerali con altre pratiche di gestione del suolo, come il compostaggio e la coltivazione di leguminose per la fissazione dell’azoto.

La tecnologia applicata all’agricoltura rigenerativa consente inoltre, grazie all’agricoltura di precisione – che utilizza tecnologie avanzate come GPS, sensori, droni, e analisi dei dati – di monitorare le condizioni del campo e ottimizzare l’uso di acqua, fertilizzanti e altri input in base alle esigenze specifiche del suolo e delle colture, migliorando l’efficienza e riducendo l’impatto ambientale delle pratiche agricole.

Sotto la definizione di “cover cropping” e “green manure” rientrano le pratiche per le colture di copertura e il sovescio, che implicano la coltivazione di piante principalmente per i benefici che apportano al suolo, come la protezione dall’erosione, il miglioramento della struttura del suolo, l’aumento della materia organica, e la promozione della biodiversità microbica e della fissazione dell’azoto. Infine, tecniche come agricoltura di conservazione e no-till (senza aratura) mirano a minimizzare il disturbo del suolo, mantenendo la copertura organica e promuovendo la salute del terreno attraverso la conservazione della sua struttura, della biodiversità e dell’umidità del suolo.

Agricoltura sinergica: promuovere la biodiversità attraverso sistemi integrati

L’agricoltura sinergica è un approccio all’agricoltura rigenerativa che enfatizza la creazione di sistemi agricoli integrati e autosufficienti, ispirati ai processi naturali. Questa metodologia si basa sulla comprensione e sfruttamento delle sinergie tra i diversi componenti dell’ecosistema agricolo – piante, animali, suolo, acqua e microorganismi – per creare un ambiente produttivo che sia al contempo resiliente e sostenibile. L’obiettivo è quello di promuovere una biodiversità elevata, che a sua volta sostiene la produzione di cibo e la salute dell’ecosistema nel suo complesso.

In questo contesto l’agricoltura sinergica incoraggia la coltivazione di una vasta gamma di specie vegetali all’interno dello stesso spazio agricolo, con gli animali che sono visti come partner vitali: l’integrazione di bestiame, pollame e altri animali nei sistemi agricoli aiuta a chiudere i cicli di nutrienti attraverso la decomposizione del letame e altri residui organici, che arricchiscono il suolo. Gli animali possono inoltre contribuire al controllo dei parassiti e alla gestione delle erbacce.

Quanto poi all’uso efficiente delle risorse, l’approccio sinergico mira a massimizzare l’efficienza nell’uso delle risorse naturali, attraverso ad esempio la raccolta e l’uso sostenibile dell’acqua piovana, la creazione di sistemi di irrigazione a basso impatto e il riciclo dei rifiuti organici attraverso il compostaggio e altre tecniche di recupero.

L’agricoltura sinergica richiede un’attenta pianificazione e progettazione dei sistemi agricoli basata sui principi della permacultura, che considera l’agricoltura come parte di un ecosistema più ampio. Il design olistico mira a creare sinergie tra le diverse componenti del sistema, massimizzando la produzione di cibo mentre si minimizzano gli input esterni e l’impatto ambientale.

Il ruolo chiave della biodiversità nell’agricoltura rigenerativa

La biodiversità, ovvero la varietà di vita in tutte le sue forme, comprese le varietà di piante, animali, microrganismi, nonché la diversità genetica all’interno di queste specie e gli ecosistemi in cui vivono, gioca un ruolo chiave nell’agricoltura rigenerativa. Questo approccio agricolo non solo mira a produrre cibo in modo sostenibile, ma si prefigge anche di rigenerare e rafforzare gli ecosistemi di cui fa parte. Il mantenimento e la difesa della biodiversità consente in sintesi il miglioramento della salute del suolo, il controllo naturale dei parassiti, la resilienza agli shock climatici, il miglioramento della produzione e della nutrizione, il sequestro del carbonio e più in generale la resilienza degli ecosistemi.

Sistemi di coltivazione sostenibile nell’agricoltura rigenerativa

I sistemi di coltivazione sostenibile nell’agricoltura rigenerativa puntano a creare un ciclo virtuoso che nutre il suolo e le piante, riducendo al minimo l’intervento umano. Attraverso una gestione accurata delle risorse naturali e l’utilizzo di tecniche come la policultura, l’agricoltura sinergica e l’agroecologia, si può produrre cibo in modo più sostenibile, proteggendo al contempo la salute del pianeta. Questi sistemi di coltivazione non solo cercano di ridurre l’impatto negativo sull’ambiente, ma anche di avere un effetto positivo attivo, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico e promuovendo la resilienza degli ecosistemi agricoli. Parliamo, in sostanza, della rotazione delle colture e della policultura, della già citata agroforestazione, del pascolo rotazionale, del cover gropping e del green manure, del compostaggio e dell’uso di biochar, dell’agricoltura di conservazione e della gestione integrata dei parassiti.

Articolo originariamente pubblicato il 19 Feb 2024

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