Il mondo si sta dirigendo verso un aumento della temperatura di gran lunga al di sopra degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. E l’unico possibile cambio di rotta si avrebbe se i Paesi mantenessero più di quanto hanno promesso.
Lo afferma l’Emissions Gap Report 2023 dell’Onu (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO), quattordicesima edizione di una serie che riunisce molti dei migliori scienziati climatici del mondo per esaminare le tendenze future delle emissioni di gas serra e fornire potenziali soluzioni alla sfida del riscaldamento globale.
Per allinearsi a Parigi, emissioni giù del 28% entro il 2030
Il rapporto rileva che ci sono stati progressi dalla firma dell’Accordo di Parigi nel 2015. Al momento dell’adozione dell’accordo, si prevedeva che le emissioni di gas serra nel 2030, sulla base delle politiche in atto, sarebbero aumentate del 16%. Oggi l’aumento previsto è del 3%. Tuttavia, le emissioni di gas serra previste per il 2030 devono ancora diminuire del 28% per il percorso di 2°C dell’Accordo di Parigi e del 42% per quello di 1,5°C.
Allo stato attuale, l’attuazione completa dei Contributi Nazionali Determinati (NDC) incondizionati, previsti dall’Accordo di Parigi, consentirebbe al mondo di limitare l’aumento della temperatura a 2,9°C rispetto ai livelli preindustriali in questo secolo. La piena attuazione degli NDC condizionati ridurrebbe questo valore a 2,5°C.
Invito ad azioni “più incisive”
Il rapporto invita tutte le nazioni ad accelerare le trasformazioni dello sviluppo a basse emissioni di carbonio a livello economico. I Paesi con maggiori capacità e responsabilità in materia di emissioni dovranno intraprendere azioni più ambiziose e sostenere i Paesi in via di sviluppo nel perseguire una crescita a basse emissioni.
Il rapporto analizza come un’attuazione più incisiva possa aumentare le possibilità che la prossima serie di NDC, prevista per il 2025, riduca le emissioni di gas serra nel 2035 a livelli coerenti con i percorsi di 2°C e 1,5°C. Esamina inoltre il potenziale e i rischi dei metodi di rimozione del biossido di carbonio, come le soluzioni basate sulla natura e la cattura e lo stoccaggio diretto del carbonio nell’aria.
L’Accordo di Parigi e gli Ndc condizionati e incondizionati
Nel dicembre 2015, le 196 parti presenti alla Cop21 hanno adottato l’Accordo di Parigi. Il suo intento principale era mantenere il riscaldamento globale “ben al di sotto dei 2°C” e proseguire gli sforzi per mantenerlo a +1,5°C rispetto ai livelli di due secoli fa, per raggiungere l’obiettivo finale della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), che è di «prevenire pericolose interferenze antropogeniche con il sistema climatico terrestre».
Per raggiungere il tetto, e quindi la riduzione delle emissioni, il più rapidamente possibile, l’Accordo istituisce un meccanismo per rafforzare e monitorare le ambizioni climatiche delle parti. Ciascun Paese deve quindi «definire, comunicare e aggiornare» i Contributi determinati a livello nazionale (Ndc), indicando le misure di riduzione delle emissioni e di adattamento ai disastri climatici che prevede in un determinato periodo. Ogni cinque anni, gli Ndc devono essere rinnovati o aggiornati, ogni volta con ambizioni e obiettivi rafforzati. In linea di principio, non vi è quindi la possibilità di tornare indietro. Allo stesso modo, ogni cinque anni un bilancio globale consente, sulla base dei «migliori dati scientifici disponibili», di valutare i progressi dell’azione per il clima, in vista del rafforzamento dei successivi Ndc.
Per i Paesi in via di sviluppo alcuni degli impegni degli Ndc possono essere condizionati, il che significa che il raggiungimento dei loro obiettivi dipende dal sostegno finanziario esterno da parte dei Paesi sviluppati. Per gli altri Paesi, invece, essi rappresentano impegni incondizionati, sebbene non vincolanti.