Il 2023 è stato un anno positivo per la decarbonizzazione del settore energetico italiano: questa la principale conclusione dell’Analisi del sistema energetico italiano dell’ENEA, secondo cui però non poco rimane ancora da fare. Più nel dettaglio, lo scorso anno è stato caratterizzato da un forte calo delle emissioni di anidride carbonica (-8%) e da una nuova riduzione dei consumi di energia primaria (-2,5%), leggermente inferiore a quella dell’Eurozona (-3%). In particolare la diminuzione delle emissioni di CO2 è imputabile al minor utilizzo di fonti fossili: oltre i tre quarti del calo si è registrato nei settori ETS (generazione elettrica e industria energivora), le cui emissioni sono stimate in calo del 16%, il resto è riconducibile alla contrazione (-3%) dei consumi di gas nel settore civile (non-ETS).
Bene le rinnovabili
Infatti, l’aumento dell’intensità carbonica registrato nel 2022 si è dimostrato un fenomeno temporaneo: le maggiori precipitazioni idriche hanno consentito la risalita della produzione idroelettrica (+10 TWh dal minimo storico del 2022), mentre è al contempo diminuita la produzione da gas (-25 TWh), è cessato il programma di massimizzazione dell’utilizzo di carbone (-9 TWh) e dell’olio combustibile. Complessivamente si è assistito a una maggiore generazione da fonti rinnovabili (+13%), con un vero e proprio record storico per eolico e fotovoltaico, che sono arrivati a coprire il 17,5% della domanda elettrica su base annua, grazie alla crescita della capacità installata.
Una efficienza energetica non strutturale
Allo stesso tempo nel report ENEA non mancano le note stonate: l’import elettrico (+8 TWh) ha raggiunto un record storico, mentre Il petrolio è tornato a essere ampiamente la prima fonte energetica con il 35% del totale. Nell’insieme, la quota di domanda coperta dalle fonti fossili – petrolio, gas e carbone – ha segnato il minimo degli ultimi 50 anni, ma copre comunque una percentuale ancora decisamente elevata ( 71%).
Sul fronte dell’efficienza energetica, invece, il calo della domanda riscontrato nel 2023 appare legato prevalentemente a fenomeni non strutturali, come la diminuzione dei consumi di gas per riscaldamento nel primo trimestre 2023, dovuti a un inverno molto mite, al Piano nazionale di contenimento dei consumi e ai prezzi dell’energia ancora alti, ma anche alla contrazione della produzione industriale che è stata particolarmente avvertita da alcuni settori energivori, scendendo sotto i livelli del 2020. L’unico settore in controtendenza sono i trasporti, con una domanda di energia tornata a crescere ai livelli pre-crisi (+2%) sulla spinta del comparto aereo (+20%).
Prezzi ancora elevati
Sul fronte dei prezzi, nonostante i cali registrati, nel 2023 i valori medi di gas ed elettricità sono rimasti su livelli storicamente elevati, tato da continuare a esercitare una pressione sul contenimento della domanda: nel quarto trimestre 2023 il prezzo del gas al Punto di Scambio Virtuale è stato di oltre 40 €/MWh, quasi due volte le medie di lungo periodo pre-crisi 2022, mentre quello dell’energia elettrica sulla Borsa Elettrica italiana è stato pari a 124 €/MWh, oltre due volte le medie pre-crisi.
“Per i prossimi anni è prevedibile che il trend positivo di decarbonizzazione continui nel settore della generazione elettrica, sebbene a ritmi più contenuti al netto dei fattori congiunturali che hanno caratterizzato il 2023 – ha evidenziato Francesco Gracceva, ricercatore ENEA e coordinatore dello studio -. Resta comunque difficile realizzare quel tasso di riduzione delle emissioni, intorno al 5% medio annuo, necessario per raggiungere il target di decarbonizzazione atteso al 2030”, conclude Gracceva.
Articolo originariamente pubblicato il 29 Feb 2024