L’energia e la transizione energetica costituiscono uno degli aspetti fondamentali del PNNR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza adottato dal Governo Draghi per la ripartenza dell’economia nazionale dopo la pandemia. L’intera missione 2 del PNNR , quella dedicata alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica, prevede infatti lo stanziamento di ben 59,47 miliardi di euro di risorse: di questi, ben 23,78 sono dedicati a rinnovabili e mobilità sostenibile, mentre altri 15,36 sono appannaggio di efficienza energetica e riqualificazione energetica. Insomma, nei prossimi anni le imprese del settore potranno contare su circa 40 miliardi di euro di risorse, che potranno spingere il mondo dell’energia a imboccare definitivamente la strada della transizione energetica. Secondo quanto si può leggere nelle premesse del PNNR, l’Italia può trarre maggior vantaggio e più rapidamente rispetto ad altri Paesi dalla transizione, data la relativa scarsità di risorse tradizionali (es., petrolio e gas naturale) e l’abbondanza di alcune risorse rinnovabili (es., il Sud può vantare sino al 30-40 per cento in più di irraggiamento rispetto alla media europea, rendendo i costi della generazione solare potenzialmente più bassi). Ma le risorse sono comunque necessarie per sbloccare una transizione è al momento focalizzata su alcuni settori, per esempio quello elettrico rappresenta che solo il 22 per cento delle emissioni di CO2 eq. (ma potenzialmente una quota superiore di decarbonizzazione, grazie ad elettrificazione diretta e indiretta dei consumi). Inoltre, la transizione sta avvenendo troppo lentamente, principalmente a causa delle enormi difficoltà burocratiche ed autorizzative che riguardano in generale le infrastrutture in Italia, ma che spesso e volentieri hanno frenato il pieno sviluppo di impianti rinnovabili o di trattamento dei rifiuti.
Investimenti e riforme dedicati all’energia sono previsti soprattutto nelle componenti 2 e 3 della missione. Più nel dettaglio, attraverso la Componente 2 l’obiettivo è di incrementare decisamente la penetrazione delle rinnovabili, tramite soluzioni decentralizzate e utility scale (incluse quelle innovative ed offshore) e ottenere un rafforzamento delle reti (più smart e resilienti) per accomodare e sincronizzare le nuove risorse rinnovabili e di flessibilità decentralizzate. Attraverso la Componente 3 si vuole invece rafforzare l’efficientamento energetico incrementando il livello di efficienza degli edifici, una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni in un Paese come il nostro, che soffre di un parco edifici con oltre il 60 per cento dello stock superiore a 45 anni, sia negli edifici pubblici (es. scuole, cittadelle giudiziarie), sia negli edifici privati, come già avviato dall’attuale misura del Superbonus.
Di seguito gli interventi nel dettaglio e la relativa dotazione:
Parco Agrisolare: 1,5 miliardi di euro
Si tratta di un intervento previsto dalla componente 1, che parte dal presupposto che l’Italia è tra i paesi con il più alto consumo diretto di energia nella produzione alimentare dell’Unione Europea (terza dopo Francia e Germania). I costi energetici totali rappresentano oltre il 20 per cento dei costi variabili per le aziende agricole, con percentuali più elevate per alcuni sottosettori produttivi. L’intervento proposto dal PNNR punta così a raggiungere gli obiettivi di ammodernamento e utilizzo di tetti di edifici ad uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale per la produzione di energia rinnovabile, aumentando così la sostenibilità, la resilienza, la transizione verde e l’efficienza energetica del settore e contribuire al benessere degli animali. In particolare, l’obiettivo è di incentivare l’installazione di pannelli ad energia solare su di una superficie complessiva senza consumo di suolo pari a 4,3 milioni di mq, con una potenza installata di circa 0,43GW, realizzando contestualmente una riqualificazione delle strutture produttive oggetto di intervento, con la rimozione dell’eternit/amianto sui tetti, ove presente, e/o il miglioramento della coibentazione e dell’areazione.
Sviluppo Agrovoltaico: 1,10 miliardi di euro.
In questo caso il presupposto è che il settore agricolo è responsabile del 10 per cento delle emissioni di gas serra in Europa. L’investimento del PNNR si propone di rendere più competitivo il settore agricolo, riducendo i costi di approvvigionamento energetico, migliorando al contempo le prestazioni climatiche-ambientali. L’obiettivo dell’investimento è installare a regime una capacità produttiva da impianti agrovoltaici di 1,04 GW, che produrrebbe circa 1.300 GWh annui, con riduzione delle emissioni di gas serra stimabile in circa 0,8 milioni di tonnellate di CO2.
Promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l’auto-consumo: 2,20 miliardi di euro
In questo caso l’intento è di sostenere le comunità energetiche e le strutture collettive di autoproduzione, per estendere la sperimentazione già avviata con l’anticipato recepimento della Direttiva RED II. L’investimento privilegia Pubbliche Amministrazioni, famiglie e microimprese in Comuni con meno di 5.000 abitanti, sostenendo così l’economia dei piccoli Comuni, spesso a rischio di spopolamento, e rafforzando la coesione sociale. In particolare, questo investimento mira a garantire le risorse necessarie per installare circa 2.000 MW di nuova capacità di generazione elettrica in configurazione distribuita da parte di comunità delle energie rinnovabili e auto-consumatori di energie rinnovabili che agiscono congiuntamente. La realizzazione di questi interventi, ipotizzando che riguardino impianti fotovoltaici con una produzione annua di 1.250 kWh per kW, produrrebbe circa 2.500 GWh annui, contribuirà a una riduzione delle emissioni di gas serra stimata in circa 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
Promozione impianti innovativi (inclusi offshore): 0.68 miliardi di euro
In questo caso l’obiettivo principale è quello di sostenere la realizzazione di sistemi di generazione di energia rinnovabile off-shore, che combinino tecnologie ad alto potenziale di sviluppo con tecnologie più sperimentali (come i sistemi che sfruttano il moto ondoso), in assetti innovativi e integrati da sistemi di accumulo. L’intervento mira quindi a realizzare nei prossimi anni impianti con una capacità totale installata di 200 MW da FER. La realizzazione di questi interventi, per gli assetti ipotizzati in funzione delle diverse tecnologie impiegate, consentirebbe di produrre circa 490 GWh anno che contribuirebbero a una riduzione di emissioni di gas climalteranti stimata intorno alle 286.000 tonnellate di CO2.
Sviluppo Biometano: 1,92 miliardi di euro.
In questo caso viene messa una cifra considerevole a sostegno del biometano, ovvero il metano ottenuto (a seguito di processi di raffinazione) a partire dalla fermentazione di residui agricoli, che da alcuni anni a questa parte sta timidamente prendendo piede in Italia. L’obiettivo della linea di investimento è di:
• riconvertire e migliorare l’efficienza degli impianti biogas agricoli esistenti verso la produzione totale o parziale di biometano da utilizzare sia nel settore del riscaldamento e raffrescamento industriale e residenziale sia nei settori terziario e dei trasporti;
• supportare la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di biometano (attraverso un contributo del 40 per cento dell’investimento), sempre con le stesse destinazioni;
• promuovere la diffusione di pratiche ecologiche nella fase di produzione del biogas (siti di lavorazione minima del suolo, sistemi innovativi a basse emissioni per la distribuzione del digestato) per ridurre l’uso di fertilizzanti sintetici e aumentare l’approvvigionamento di materia organica nei suoli, e creare poli consortili per il trattamento centralizzato di digestati ed effluenti con produzione di fertilizzanti di origine organica;
• promuovere la sostituzione di veicoli meccanici obsoleti e a bassa efficienza con veicoli alimentati a metano/biometano;
• migliorare l’efficienza in termini di utilizzo di calore e riduzione delle emissioni di impianti agricoli di piccola scala esistenti per i quali non è possibile accedere alle misure di riconversione.
Riforma rinnovabili:
Il PNNR pone poi particolare enfasi sulla necessità di semplificare il quadro normativo per le rinnovabili che, come abbiamo raccontato più volte su Energyup, tuttora rappresenta il principale ostacolo per il conseguimento degli obiettivi al 2030. In questo senso è previsto:
• la creazione di un quadro normativo semplificato e accessibile per gli impianti FER, in continuità con quanto previsto dal Decreto Semplificazioni;
• l’emanazione di una disciplina, condivisa con le Regioni e le altre Amministrazioni dello Stato interessate, volta a definire i criteri per l’individuazione delle aree e delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti di energie rinnovabili di potenza complessiva almeno pari a quello individuato dal PNIEC, per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili;
• il completamento del meccanismo di sostegno FER anche per tecnologie non mature e l’estensione del periodo di svolgimento dell’asta (anche per tenere conto del rallentamento causato dal periodo di emergenza sanitaria), mantenendo i principi dell’accesso competitivo;
• agevolazione normative per gli investimenti nei sistemi di stoccaggio, come nel decreto legislativo di recepimento della direttiva (UE) 2019/944 recante regole comuni per il mercato interno dell’energia elettrica.
Interventi su Smart Grid: 4,11 miliardi di euro
L’accoglimento della crescente quantità di elettricità da fonti rinnovali e lo sviluppo futuro dell’elettrificazione è affrontato dal PNNR con un forte investimento nelle Smart grid. In particolare, sono previste due diverse linee progettuali. La prima, mira a incrementare la capacità di rete di ospitare ed integrare ulteriore generazione distribuita da fonti rinnovabili per 4.000 MW, anche tramite realizzazione di interventi di smart grid su 115 sottostazioni primarie e la relativa rete sottesa.
La seconda, concerne l’aumento di capacità e potenza a disposizione delle utenze per favorire l’elettrificazione dei consumi energetici (es. mobilità elettrica, riscaldamento con pompe di calore), con un impatto su circa 1.850.000 utenti che disporranno quindi di una maggiore capacità di connessione della generazione distribuita in aree ad alta concentrazione come le grandi città metropolitane. Circa 400 milioni sono poi previste per aumentare la resilienza del sistema elettrico, con riduzione sia di probabilità che di durata e entità di interruzioni di corrente in caso di stress derivante da fenomeni climatici estremi. L’investimento nello specifico è finalizzato a migliorare la resilienza della di circa 4.000km di rete
Rinnovabili e batterie (1 miliardo)
In questo caso l’obiettivo dichiarato di questo investimento del PNNR è di ricostruire una filiera industriale in questi ambiti, in un mercato ad oggi dominato da produttori asiatici e cinesi (70 per cento della produzione di pannelli) rispetto a quelli europei (solo 5 per cento della produzione di pannelli). In particolare nell’ambito della mobilità elettrica l’obiettivo è di evitare una eccessiva dipendenza futura dai produttori stranieri che impatterebbe in maniera negativa sull’elettrificazione progressiva del parco circolante sia pubblico che privato.
Di conseguenza, l’intervento è finalizzato a potenziare le filiere in Italia nei settori fotovoltaico, eolico, batterie per il settore dei trasporti e per il settore elettrico con sviluppo di nuovi posti di lavoro e non solo
Efficienza energetica in edilizia (15,36 miliardi)
In questo caso, il punto di partenza del mega investimento del PNNR è la considerazione di quanto l’efficienza energetica degli edifici rappresenti una delle leve più rilevanti ed efficienti per la riduzione delle emissioni nel nostro Paese, in linea con il Clean Energy Package europeo e con gli obiettivi nazional. Gli edifici italiani rappresentano più di un terzo dei consumi energetici del Paese e la maggior parte è stata realizzata prima dell’adozione dei criteri per il risparmio energetico e della relativa normativa. In particolare, il piano di efficientamento del PNNR prevede tre diverse linee:
• Attuazione di un programma per migliorare l’efficienza e la sicurezza del patrimonio edilizio pubblico, con interventi riguardanti in particolare scuole e cittadelle giudiziarie
• Introduzione di un incentivo temporaneo per la riqualificazione energetica e l’adeguamento antisismico del patrimonio immobiliare privato e per l’edilizia sociale, attraverso detrazioni fiscali per i costi sostenuti per gli interventi
• Sviluppo di sistemi di teleriscaldamento efficienti.