Gli edifici pubblici ci danno spesso l’impressione di essere estremamente inefficienti e poco confortevoli da un punto di vista energetico e della climatizzazione. In effetti secondo un’analisi ENEA condotta sui dati contenuti nel portale del SIAPE, in Italia il 60% degli edifici pubblici o ad uso pubblico è classificato secondo le classi energetiche E, F e G, ovvero quelle più basse e inefficienti.
Qualcosa, però, si sta muovendo nel nostro Paese secondo quanto emerge da un report ENEA relativamente al programma per la riqualificazione energetica degli edifici della pubblica amministrazione centrale. Il report, in particolare, fa riferimento al Programma di Riqualificazione degli Edifici della Pubblica Amministrazione Centrale (PREPAC), che ogni anno finanzia progetti con l’obiettivo di efficientare almeno il 3% dei 16 milioni di m2 di superficie.
Il report conta 310 progetti finanziati nel periodo 2014-2022, che hanno consentito di riqualificare oltre 2,5 milioni di m2 tra cui anche Palazzo Chigi. Con importanti ricadute economiche: per migliorare le prestazioni energetiche degli immobili della PA centrale sono stati investiti 430 milioni di euro.
Il ruolo decisivo del Ministero della Difesa
Lo studio evidenzia poi come i finanziamenti più elevati riguardino progetti presentati dal Ministero della Difesa, che ha anche il primato dei fondi complessivi assegnati (56% per un totale di 240 milioni di euro), con a seguire i ministeri dell’Interno (19%), dell’Economia (9%) e della Giustizia (6%). Inoltre, il rapporto contiene un focus su 169 progetti valutati solo da ENEA, pari al 55% delle 310 proposte finanziate complessivamente: ai primi tre posti per destinazione d’uso risultano caserme (470 mila m2 di superficie riqualificata), uffici (380 mila m2) e penitenziari (261 mila m2, l’8% della superficie totale delle case di pena).
Circa la metà dei progetti interessa quattro regioni (Campania, Emilia-Romagna, Lazio, e Puglia) e prevalentemente nelle zone climatiche D (37%), E (33%) e C (24%).
L’intervento più frequente riguarda la riqualificazione energetica (63% dei casi e 75% della superficie totale), mentre le ristrutturazioni importanti, sebbene meno frequenti (37% dei casi), hanno maggiori ricadute in termini di emissioni di CO2 evitate (53% del totale) e di energia risparmiata (50%). I lavori più frequenti riguardano l’isolamento dell’involucro opaco, la sostituzione dei serramenti e l’efficientamento dell’impianto di illuminazione. L’analisi delle proposte finanziate a partire dal 2017 evidenzia come i risparmi totali attesi di energia primaria sono stati pari a 1,8 TWh mentre le emissioni totali di CO2 evitate sono pari circa a 295 mila tonnellate.
“Nel corso dei circa dieci anni del programma, il numero di proposte pervenute ha subito una variazione altalenante e i risultati raggiunti non sono ancora pienamente in linea con gli obiettivi del PREPAC che prevedono di riqualificare almeno il 3% all’anno della superficie climatizzata della Pubblica Amministrazione centrale – spiegano Laura Ronchetti e Paolo Signoretti, i ricercatori ENEA che hanno condotto lo studio – . Tra i principali fattori che hanno influenzato il mancato raggiungimento del target – concludono – sicuramente la forte flessione in coincidenza del biennio pandemico, il basso livello di ammissibilità delle proposte presentate nel periodo antecedente alla pubblicazione delle Linee guida tecniche, ma anche il ricorso da parte delle Amministrazioni ad altri incentivi per la riqualificazione”.
Articolo originariamente pubblicato il 28 Mar 2024