All’approssimarsi della fine dell’anno, tutte le aziende stanno toccando con mano tre aspetti estremamente critici della crisi energetica e ambientale che stiamo vivendo: la moltiplicazione del prezzo dell’energia, l’imprevedibilità del prezzo futuro e, in alcuni casi – elemento ancora più drammatico – l’incertezza sulla disponibilità fisica dell’energia, del gas naturale in particolare. Il mercato ci ha confermato che l’approccio all’energia “per eventi” (al momento del rinnovo del contratto di fornitura o al momento della sostituzione di un impianto) e “individualista” (ossia basato sulle sole competenze storiche interne, comunque distribuite) non è in grado di proteggere il business. Più interessante ancora diventa riflettere su come un atteggiamento “sistematico ed ecosistemico” possa potenziare la competitività della propria azienda.
Cosa rende resiliente l’azienda da un punto di vista energetico
– Ci sono tre aree di attenzione sulle quali l’azienda moderna deve concentrarsi per rispondere in modo strutturale alla situazione permanente di instabilità energetica:
(1) il tema dell’energia, al pari della sostenibilità, deve diventare oggetto di attenzione del top management,
(2) va chiaramente definito un Percorso di Indipendenza Energetica, fisico e finanziario
(3) si deve mettere mano all’organizzazione aziendale affinché siano identificate (internamente o esternamente) le aree di competenza dedicate al risk management energetico, all’uso razionale delle risorse per la realizzazione del prodotto/servizio “core”, alla gestione dell’energia.
Le “leve da mettere a sistema” a disposizione delle aziende sono diverse.
La gestione digitale dell’energia
È innanzitutto fondamentale per tutti dotarsi di strumenti di gestione digitale dell’energia. Questi strumenti consentono di ottenere miglioramenti immediati al momento della loro attivazione con investimenti generalmente limitati. Inoltre, la raccolta e sistematizzazione dei dati di consumo, trasformazione e produzione di energia presso la propria azienda (e fuori, tramite gli scambi con il proprio ecosistema) è la precondizione per abilitare qualsiasi intelligenza nelle scelte energetiche;
La diagnosi energetica
È poi essenziale che vengano svolti audit e diagnosi energetiche e che questi report con indicazioni operative di interventi da realizzare vengano discussi tra gli investimenti strategici aziendali prioritari; con i prezzi dell’energia correnti e attesi per il prossimo anno, il payback di questi investimenti è oggi certamente molto interessante. La disponibilità delle informazioni raccolte e sistematizzate grazie ai sistemi digitali dell’energia, trattate con strumenti (anche di base) di risk management può permettere il passaggio dalle decisioni basate su opinioni a scelte sostenute da dati e scenari, quanto mai necessari nelle decisioni informate dell’energia;
L’autoproduzione e i nuovi strumenti contrattuali per un portafoglio green e svincolato dai prezzi dei combustibili fossili
L’altra verifica da fare “immediatamente” è quella sulla disponibilità di risorse naturali e di spazi idonei per autoprodurre l’energia. Il fotovoltaico è la tecnologia più semplice e facilmente installabile. Riscontro spesso l’abitudine ad arrestare la riflessione agli spazi disponibili sui tetti: occorre fare uno sforzo di analisi un po’ più ampio degli spazi disponibili anche oltre i tetti, come parcheggi o aree limitrofe spesso nella disponibilità dell’impresa o di terzi ma raramente considerate come possibili fonti di produzione energetica. Inoltre, si sta sviluppando un interessante sistema di strumenti contrattuali e normativi per rendere disponibile l’energia rinnovabile prodotta dalla stessa entità societaria, ovvero da terzi, “a distanza” rispetto al sito produttivo in modo più o meno simile all’autoproduzione locale. Parliamo di accordi bilaterali fisici e/o finanziari, attraverso vari e spesso nuovi modelli contrattuali, per far sì che l’azienda non acquisti più quella quota corrispondente di energia dai mercati energetici volatili e ancora molto legati all’andamento del prezzo dei combustibili fossili;
L’economia circolare, le comunità energetiche e il ruolo degli ecosistemi territoriali
Altro elemento di valore è la circolarità dei processi aziendali, così come dei sistemi territoriali. Sul fronte aziendale si tratta di ridurre gli scarti e riutilizzare gli output dei propri processi come sostitutivi di materie prime in ingresso ovvero come materie prime per la produzione di energia. A livello territoriale, In diversi casi, gli ecosistemi locali dove opera l’azienda “propongono” altre risorse energetiche: geotermia, biomasse legnose, biogas, mini-eolico, mini-idroelettrico. Occorre sviluppare capacità di generare nuove opzioni e instaurare relazioni territoriali in grado di valorizzare quanto la normativa indirizza chiaramente: la realizzazione di contesti locali costituiti da soggetti responsabilmente coinvolti nelle scelte di indipendenza energetica locale. Lo strumento delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), per esempio, ha in sé la possibilità – già oggi concreta – di raccogliere incentivi a beneficio dei partecipanti della comunità.
Dalla reazione alla generazione di competenze di gestione del cambiamento energetico
Infine, ma più importante dal punto di vista culturale e della competitività delle imprese, occorre curiosità e creatività rispetto a due dimensioni che raramente vedo oggetto di attenzione, ma che sistematicamente sollecito nelle discussioni con i miei interlocutori:
- come potremmo modificare i materiali di input e il nostro processo produttivo (processi e macchinari) al fine di utilizzare al minimo le energie (gas, elettricità, acqua – dirette e indirette) nella produzione del nostro prodotto/servizio? Le aziende che hanno preso sul serio questa domanda si sono spesso trovate davanti a scoperte determinanti innanzitutto per la loro competitività, prima ancora che per la riduzione di costi energetici.
- abbiamo la certezza che il nostro processo di produzione di prodotti/servizi non sia completamente elettrificabile? Se ci fosse questa possibilità, rappresenterebbe un reale salto nel percorso di decarbonizzazione; l’eventuale condivisione dell’elettricità rinnovabile in eccedenza con i territori attraverso le CER svilupperebbe ulteriormente la dimensione sociale di impresa, il tutto con un decisivo impatto ambientale e sociale ai fini del bilancio di sostenibilità.