Nelle scorse settimane abbiamo dato una notizia piuttosto rara nel panorama energetico nazionale, ovvero la sigla di un contratto PPA (Power Purchase Agreement) da parte di un importante gruppo industriale nazionale. Parliamo di Lucart, uno dei più importanti gruppi cartari europei, conosciuto fra l’altro per i brand Tenderly, Grazie Natural e Tutto Pannocarta, che ha stretto un accordo di questo tipo – che garantirà la fornitura decennale di energia green – con Plenitude (Eni). Oggi invece approfondiamo la strategia energetica a tutto campo di Lucart con l’energy manager Andrea Praticò e Alessandro Pasquini, Consigliere del CDA e presidente di Lucart Sas con delega all’energia e alla decarbonizzazione. Il punto di partenza è dato dalle dimensioni e dal profilo dell’attività di Lucart, che la fanno in tutto e per tutto un’azienda a elevata impronta energetica: “Siamo un’azienda energivora e siamo una grande impresa. I vettori energetici che usiamo prevalentemente sono il gas naturale e l’elettricità. In Italia abbiamo cinque stabilimenti produttivi e cinque all’estero. Il nostro fabbisogno annuale si aggira tra i 400 e i 450 GWh di consumi elettrici, mentre sul gas siamo tra i 100 e i 120 milioni di metri cubi. Nel 2021 l’energia aveva un’incidenza di circa il 10% sui nostri costi, per effetto del caro energia siamo arrivati nel 2022 a una quota di quasi il 20%. Eppure la nostra situazione è migliore di altre realtà, anche perché ci siamo premuniti negli anni con contratti di hedging del gas. Ovvero abbiamo stipulato contratti pluriennali che ci hanno consentito di limitare un po’ gli impatti dell’ascesa dei prezzi, mentre altre aziende cartarie, nella fase più acuta della crisi, hanno dovuto spegnare gli impianti”.
Gli investimenti nella cogenerazione
In questo contesto, il Gruppo Lucart ha iniziato a investire sin dalla fine negli anni Ottanta nella cogenerazione, tanto che attualmente circa 80 milioni di metri cubi sono sfruttati in assetto cogenerativo, con la presenza di appositi impianti in tre dei cinque stabilimenti italiani. “Si tratta della tecnologia migliore che possiamo sfruttare nel nostro settore, dal momento che abbiamo bisogno sia di energia elettrica che di calore. Se usassimo altre tecnologie genereremmo più CO2 di quella che produciamo attualmente”, evidenzia Praticò. Che evidenzia come però il parco cogenerativo di Lucart sia stato di recente sottoposto a un intenso rinnovamento: “Avevamo sistemi di cogenerazione risalenti alla fine degli anni Ottanta, dunque nel triennio 2019-2021 abbiamo operato la sostituzione delle turbine. In particolare in due stabilimenti abbiamo sostituito le turbine preesistenti della Nuovo Pignone, reinstallando il primo modello della NovaLT12, una turbina da 12,5 MW, dotata tecnologie innovative dal punto di vista della combustione, che permette di ridurre le emissioni di ossidi di azoto senza bisogno delle iniezioni di vapore. L’effetto è stato molteplice: un miglioramento del rendimento elettrico, intorno al 2/3% su base annua, che può sembrare irrisorio, ma in realtà parliamo di milioni di metri cubi di gas. Un altro beneficio è stato quello di ridurre significativamente il consumo di gas in fase di post combustione”.
L’attenzione all’efficienza energetica
Lucart ha poi attuato una profonda politica di attenzione all’efficienza energetica, tanto da essersi dotata della certificazione ISO 50001 per la gestione dell’energia nei suoi stabilimenti produttivi: “Lucart è sempre stata caratterizzata da una forte attenzione alle tematiche della sostenibilità e innovazione. Sin dagli anni Novanta siamo stati precursori in materia di certificazioni ambientali e di prodotto: siamo stati la prima azienda in Italia a dotarci dell’Ecolabel. Alcuni anni fa abbiamo voluto formalizzare l’aspetto legato alle nostre performance sulla gestione dell’energia orientandoci a intraprendere un percorso certificativo. Il vantaggio è anche quello di un approccio sistematico che deriva dalla certificazione, con cicli di revisione e miglioramento continui. Non a caso abbiamo in piano a livello di gruppo di coprire tutti gli stabilimenti progressivamente con la ISO 50001”. Nel 2022 caratterizzato dalla crisi energetica, questa attenzione al maggiore efficientamento è diventata spasmodica, con una ricerca di soluzioni volte a risparmiare il “singolo kWh”. Ad esempio c’è stata la sostituzione di due tradizionali monolucidi in ghisa, utilizzati per l’asciugatura della carta, con esemplari in acciaio, che ha consentito al gruppo di ridurre l’utilizzo di gas e incrementare in una percentuale non trascurabile la producibilità delle macchine.
L’accordo di PPA con Plenitude
Nel pieno della crisi energetica è arrivato anche l’accordo con Plenitude: “Si tratta di un’iniziativa che nasce da due diverse necessità. La prima è quella di cercare di incrementare il contributo delle energie rinnovabili nel nostro mix: è chiaro che, al di là dell’autoproduzione fotovoltaica, se vogliamo andare su quantità importanti, i PPA sono una risorsa significativa. Si tratta infatti di uno strumento che ci permette di fare un salto in poco tempo su volumi significativi. Il secondo beneficio è più strategico e di gestione del rischio: il ricorso al PPA può consentire di minimizzare il costo legato alla fornitura elettrica. Quindi il fatto di avere per diversi anni un contratto di fornitura a prezzo fisso ci consente di minimizzare il rischio. Per arrivare all’accordo con Plenitude il percorso è stato abbastanza lungo e complesso, dal momento che per noi era la prima volta che ci affacciavamo al mondo del PPA”, evidenzia Pasquini. “C’è da dire che i PPA purtroppo non sono molto sviluppati né conosciuti. Abbiamo in effetti fatto una discreta fatica a siglare un accordo di questo tipo, tra l’altro l’abbiamo fatto nel momento in cui i prezzi dell’energia erano alle stelle. Abbiamo perciò svolto un’indagine molto estesa, servendoci anche di consulenti esterni, trovando infine la quadra con Plenitude. Su un totale di prelievo elettrico che si aggira tra i 40 e i 50 GWh questo PPA ci copre per circa 18 GWh, dunque in una misura significativa. Confermo che il progetto risponde a un’esigenza che Lucart segue da diverso tempo, ovvero di dare maggiore impulso alla produzione da fonti pulite, anche in un’ottica di contenimento delle emissioni di CO2”. Oltre all’accordo PPA, Lucart ha comunque investito nell’autoproduzione fotovoltaica: in particolare nello stabilimento di Diecimo (LU) è stato installato un impianto di 2,4 MWp, utilizzando le superfici dei capannoni. Sempre in questo sito è in progettazione un’altra installazione da circa 1,5 MWp. Resta il fatto che, per un’impresa energivora come Lucart, il contributo dell’autoproduzione green resta limitato alla copertura di pochi punti percentuali del fabbisogno. Rendendo quindi necessari altri interventi – come PPA ed efficienza – per garantire una gestione ottimale e sostenibile dell’energia in azienda.
Il contributo della digitalizzazione
Un contributo importante, in questo senso, arriva anche dalle tecnologie digitali: “Negli anni abbiamo sviluppato dei sistemi di monitoraggio, sulla base di tecnologie avanzate, che ci permettono di leggere qualcosa come 300 punti di misura per ogni stabilimento. E si tratta di un processo in continua evoluzione. Ci serviamo di un software, sviluppato dalla Schneider Electric, il Power Monitoring Expert, attraverso il quale riusciamo a gestire tre stabilimenti, ma abbiamo in programma un upgrade per fare confluire tutti i nostri siti, anche quelli presenti all’estero”. Strumenti che aiutano e supportano l’attività dell’energy manager che, di base, deve avere soprattutto competenze di tipo tecnico: “L’energia è un tema vastissimo, bisogna avere conoscenze elettriche, termiche, di chimica e fisica. Un’altra attitudine importante è quella a livello comportamentale. L’energia è un settore che viene dato per scontato dai non addetti ai lavori, ma è anche un tema difficile da far digerire in azienda, specialmente quando c’è da incrociare il tema dell’efficienza con quello della produzione. Bisogna poi avere un metodo, essere precisi, avere la mente analitica sulle cose che succedono, guardare al kW risparmiato ma facendo attenzione a non trovarselo poi rispuntare da un’altra parte”, puntualizza Praticò.
Per quanto riguarda il futuro, “Non abbiamo ancora definito degli obiettivi precisi di riduzione o miglioramento, anche se lo faremo prossimanamente. Sicuramente vogliamo continuare su questo percorso, sulla base delle nuove tecnologie disponibili e guardando anche a collaborazioni con partner esterni, per trovare delle alternative a gas naturale tradizionale. Le nostre turbine sono già pronte per utilizzare altri combustibili, come idrogeno e biometano, ma guardiamo con interesse anche all’utilizzo delle biomasse e degli scarti di processo. Più in generale il tema dell’energia sarà sempre più centrale, anche in tema di comunicazione sulla sostenibilità”, conclude Pasquini.
Articolo originariamente pubblicato il 09 Mar 2023