Lo spazio per lo sviluppo del fotovoltaico nel nostro Paese c’è già ed è soprattutto concentrato nelle sedi delle imprese italiane: secondo un’analisi di Cerved, infatti, sono 110.000 in Italia gli stabilimenti e i capannoni industriali con tetti idonei ad ospitare impianti fotovoltaici di grande taglia, per ampiezza, posizione geografica, caratteristiche aziendali come i consumi energetici e la solidità finanziaria. Più precisamente la stima è che siano disponibili circa 300 km quadrati di superfici, sufficienti a realizzare 30 GW di nuove installazioni che coprirebbero il 75% dell’obiettivo al 2030 di potenza fotovoltaica installata per impianti superiori ai 200 KW e il 60% del target totale di 50 GW, secondo l’accordo europeo Fit-for-55. Non solo: questi numeri permetterebbero di attivare tra i 30 e i 36 miliardi di euro di investimenti, assicurando anche un risparmio di emissioni di CO2 di circa 9.000 tonn/anno. Per arrivare a questi dati Cerved ha messo a sistema le tantissime informazioni di cui dispone – analisi satellitari per l’esame del territorio, consumo energetico delle aziende e loro robustezza finanziaria, costi degli impianti fotovoltaici -, incrociandole in un’applicazione per elaborarle attraverso le tecnologie di intelligenza artificiale.
Le opportunità per le imprese
“Molte aziende potrebbero produrre energia dal fotovoltaico ma non hanno idea del loro potenziale di produzione – spiega Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved – le imprese energivore, ad esempio, che in questo momento stanno sostenendo degli elevati costi di approvvigionamento, potrebbero avere grandi benefici dall’installazione di impianti propri. Allo stesso tempo, anche le banche vorrebbero intercettare questi casi e sostenerli in maniera mirata. Cerved mette a disposizione tutti i dati per sostenere tale innovazione, e grazie all’elaborazione di specifici algoritmi ha stilato una mappa delle aziende, completa di indirizzo e ragione sociale, a cui proporre finanziamenti ad hoc. È un contributo concreto a supporto della transizione energetica, come già facciamo con la produzione dei rating ESG emessi della nostra Rating Agency o con i modelli di rischio climatico che produciamo. Siamo in un momento storico di forte discontinuità, in cui dati e tecnologie avranno un ruolo centrale per comprendere i rischi, ma anche le opportunità. Una delle maggiori sfide per le imprese italiane riguarda proprio la transizione energetica, che per essere implementata su vasta scala deve coinvolgere sistema produttivo, innovazione tecnologica, politica e sistema finanziario”.