Fare il punto sullo stato dell’innovazione nella filiera del fotovoltaico. È con questo obiettivo che ABB ha chiamato a raccolta presso la sua sede di Bergamo un panel di esponenti del mondo dell’università, della ricerca e della standardizzazione, insieme a produttori e aggregatori della domanda di energia “pulita”. Una giornata per confrontarsi sugli sviluppi tecnologici e allinearsi al più presto agli obiettivi definiti dal Piano Nazionale Integrato Energia Clima 2030 (PNIEC) e dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, imprimendo un’accelerazione rilevante a tutto il comparto.
L’evento, dal titolo “Innovazioni intorno al sole”, parte dall’evidenza che l’Europa gioca un ruolo di primo piano nello scenario della transizione energetica globale, con l’Italia sempre più spesso protagonista della nuova frontiera dell’innovazione tecnologica e digitale del Vecchio Continente.
Una politica industriale lungimirante, un tessuto di imprese a forte vocazione tecnologica, un ecosistema di ricerca e universitario d’eccellenza mettono l’Italia al centro delle politiche europee che promuovono l’accelerazione sulle fonti energetiche rinnovabili.
Il valore dell’ecosistema della filiera del fotovoltaico
L’obiettivo dell’iniziativa è creare awareness, consapevolezza rispetto all’importanza di cambiare il paradigma dell’innovazione nella transizione energetica, e nel fotovoltaico in particolare. “Ci stiamo impegnando – spiega Gianluca Lilli, Vice President Electrification Commercial di ABB – a promuovere un modello di innovazione inclusivo e circolare, che coinvolge tutta la filiera del fotovoltaico in ottica di ecosistema. Una filiera che, ormai, ha un peso rilevante sull’economia del nostro Paese, con un volume d’affari che nel 2023 ha quasi raggiunto i 9 miliardi di euro. Per noi, questo significa adottare nuovo modo di fare business che abbia a cuore, in misura sempre più rilevante, anche la sostenibilità ambientale e sociale, oltre che quella economica, che sia sostenuto dalle nuove tecnologie e, in particolare, dal digitale”.
“Il fotovoltaico è la tecnologia al centro dei nuovi assetti energetici del nostro Paese, più sostenibili e resilienti, ed è anche quella che ha lo sviluppo più concreto e immediato”, sottolinea dal palco Paolo Baroncelli Marketing & Sales Regional Director ABB Electrification Distribution Solutions.
L’accelerazione dell’agrivoltaico e del fotovoltaico galleggiante
“Il fotovoltaico – conferma Lilli – è una leva importante della nostra strategia ESG, che prevede obiettivi chiari di sviluppo sociale, preservazione delle risorse del pianeta e decarbonizzazione. Su quest’ultimo aspetto, in particolare, stiamo lavorando per ridurre le emissioni Scope 1 e Scope 2 dell’80% entro il 2030 e del 100% entro il 2050. In Italia abbiamo iniziato a utilizzare esclusivamente energie rinnovabili e stiamo facendo un lavoro consistente per arrivare a mappare e misurare tutte le emissioni, con risparmi che già oggi toccano il 30% in alcuni impianti industriali. Inoltre, stiamo installando impianti fotovoltaici su tutti gli edifici adibiti a uffici e magazzini e rinnovando tutto il parco auto aziendale, sostituendo i veicoli a motore termico con quelli elettrici”.
Il potenziale che c’è dietro al fotovoltaico è enorme. ABB si specializza, in particolare, negli ambiti dell’agrivoltaico e del fotovoltaico galleggiante, ma il fotovoltaico è al centro di un percorso virtuoso che ha l’obiettivo di alleggerire l’impronta carbonica anche delle aree urbane. “Le città sostenibili del futuro mettono in primo piano i cittadini e i loro bisogni – ha sottolineato il manager –. Tutto è convertito all’elettrico con un forte focus sulla riduzione degli sprechi e la tendenza a garantire l’autonomia energetica di micro isole all’interno delle città, dove cittadini e condomini diventano prosumer, quindi contemporaneamente produttori e consumatori di energia pulita”.
Le criticità che frenano la transizione energetica
In un contesto ad alto tasso di innovazione come quello descritto, ABB ha sviluppato soluzioni per proteggere gli impianti, garantire la sicurezza delle persone e la continuità dell’erogazione.
“Per comprendere meglio lo stato di fatto – ha evidenziato Baroncelli –, abbiamo condotto uno studio intervistando un migliaio di decision maker nel mondo. La transizione energetica è emersa come la priorità principale per gli anni a venire per il 70% del campione. Oltre la metà degli intervistati si è anche detta convinta che la propria azienda debba investire di più in questo ambito. Sono, però, emersi anche alcuni elementi critici che di fatto rallentano la transizione. Il primo riguarda la gestione delle infrastrutture. L’evidenza è che a luglio 2024 il 43% dell’energia prodotta in Italia è stata realizzata con fonti rinnovabili. L’ammodernamento e l’irrobustimento della rete è una priorità e ABB contribuisce a questo obiettivo con le proprie tecnologie e, in particolare, con i quadri elettrici smart, in grado di gestire il bilanciamento di rete a livello di microgrid e risolvere le microcongestioni. Il secondo aspetto è quello del capitale umano. Manca personale qualificato perché questo settore è, purtroppo, meno attrattivo di altri e come ABB collaboriamo con diverse università proprio per sopperire in modo efficace alla carenza di specialisti. Infine, sull’evoluzione in corso pesa l’incertezza rispetto all’evoluzione del quadro normativo”.
“La corsa tecnologica deve necessariamente andare in parallelo con l’evoluzione delle normative – ha sottolineato Maurizio Delfanti, Full Professor del Politecnico di Milano –, perché le aziende hanno bisogno di certezze per dispiegare investimenti che rilasciano il proprio valore nel corso di decine di anni”.
D’altronde, il Piano Nazionale Integrato per Energia e Clima (PNIEC) traccia una rotta precisa – 7 GW di capacità rinnovabili installate in più ogni anno nel nostro Paese, per garantire la capacità di raggiungere gli obiettivi di produzione fissati per il 2030. “Il 2023 è stato un anno da record – ha illustrato il professore –, con 5,7 GW addizionali installati, anche se in prevalenza di piccola taglia. Rimane da capire se questo trend verrà confermato anche a fronte della progressiva riduzione degli incentivi prevista per i prossimi anni che, però, verrà in parte assorbita dalla riduzione dei costi degli impianti fotovoltaici legata al progresso tecnologico”.
Strategie efficaci per risolvere il trilemma energetico
Proprio il PNIEC rappresenta il timone che guida le strategie della filiera del fotovoltaico e, in particolare, dei produttori, che alla definizione degli obiettivi di contrasto al cambiamento climatico e riduzione delle emissioni devono abbinare una pianificazione dettagliata delle misure da mettere in campo per raggiungerli. In rappresentanza dell’offerta, sul palco ABB ha chiamato Mauro Caprabianca, Head of Efficient Regional Planning di Terna. “Traguardando gli obiettivi del PNIEC – ha tenuto a precisare – abbiamo definito un piano di evoluzione che prevede l’installazione da qui al 2030 di 60 GW di nuova capacità proveniente da fonti rinnovabili, la maggior parte legata agli impianti fotovoltaici. Nel nostro ultimo piano industriale abbiamo previsto investimenti per 16,5 miliardi per risolvere il trilemma energetico, ovvero traguardare gli obiettivi di sostenibilità, garantire qualità e continuità dell’erogazione elettrica e mantenere l’economicità del sistema elettrico. Vogliamo costruire un modello di accompagnamento basato su una programmazione territoriale efficiente degli investimenti in capacità di erogazione di energia rinnovabile, che vede forti investimenti, circa due miliardi di euro, nel digitale”.
Un modello sostenuto e valorizzato da un corpo di riforme che “tracciano la via” maestra della transizione energetica del Paese: il TIDE (Testo Integrato del Dispacciamento Elettrico), promosso da ARERA, (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) e il Network Code “vanno entrambi nella direzione di facilitare l’integrazione delle fonti rinnovabili nel mix energetico nazionale e rendere i consumatori parte attiva nel garantire l’efficienza e la stabilità della rete elettrica nazionale, favorendo un’innovazione basata sulle potenzialità tecnologiche delle singole categorie di impianti e su logiche di aggregazione”, ha commentato il manager.
Il ruolo degli aggregatori della domanda
A proposito di aggregazione, un ruolo chiave nella transizione, in particolare quella che sta contribuendo a definire il nuovo assetto delle città, è quello svolto delle CER (le Comunità Energetiche Rinnovabili) e delle microreti (microgrid). Modelli basati su concetti di empowerment, associazione e autonomia in qualche modo assimilabili, per traslato, alle esperienze delle cooperative. E sul palco Giorgio Nanni, Funzionario Energia e Ambiente per il Progetto Respira di Legacoop, ha rivendicato l’efficacia dell’associazionismo nel garantire la massa critica necessaria a garantire accessibilità ed equità nella fruizione dei servizi e nella transizione verso modelli di consumo energetico più sostenibili.
“Con la Direttiva europea RED II abbiamo avuto la conferma che il nostro modello è collaudato e, soprattutto, vincente – ha spiegato –. Lo possiamo applicare, con alcuni accorgimenti, anche per rispondere alle necessità della comunità energetica, coniugando lo sviluppo sociale dei soci e quello del territorio in cui vivono e lavorano. Con il Programma Respira consentiamo alla comunità energetica di essere proprietaria di gran parte dei propri impianti di produzione, per renderla indipendente anche di fronte al venir meno degli incentivi. Aggreghiamo i consumi e, così facendo, riusciamo a dialogare sullo stesso piano con i produttori, assicurando all’utente pubblico, privato o aziendale il giusto empowerment”.
Anche Claudio Liciotti, Segretario CT82 Sistemi fotovoltaici del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), ha evidenziato il ruolo chiave delle CER (Comunità energetiche rinnovabili) e dei PPA (Power Purchase Agreement), i contratti a lungo termine per l’acquisto di energia prodotta da fonti rinnovabili, nel “contribuire a ridurre il costo dell’energia ottenuta da impianti fotovoltaici. Come mostra una recente ricerca del Cerved sul tema, infatti, questi strumenti si sono dimostrati efficaci nell’accelerare e favorire la transizione anche nei settori particolarmente energivori”.
Filiera del fotovoltaico, le nuove iniziative messe in campo dal Governo
Maria Francesca Talamo, Ricercatrice Senior di RSE, la controllata del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) attiva nella ricerca applicata lungo tutta la filiera dell’energia, ha evidenziato i passi avanti compiuti sul fronte dell’elettrificazione, che ha subìto un’accelerazione a partire da quest’anno per effetto dell’obbligo di adottare le rinnovabili per le nuove costruzioni promosso dal piano europeo REPowerEU. E che potrebbe essere ulteriormente velocizzata nei prossimi anni, “considerato che ci sono circa 110mila tetti potenzialmente convertibili al fotovoltaico. Rimane, però, da chiarire come si potrà procedere all’efficientamento di tutto il parco costruito che fa capo alla Pubblica Amministrazione centrale e locale, per sua natura molto eterogeneo e che ha un peso rilevante nel permettere di raggiungere gli obiettivi di installato”.
Forse un aiuto arriverà dagli strumenti messi in campo dal Governo. “La Legge di Bilancio per il 2025 – ha assicurato Talamo – definirà nuovi strumenti già a partire dall’anno prossimo, come quelli contemplati nell’ambito della misura Energy Release 2.0, il meccanismo per lo sviluppo di capacità rinnovabile da parte delle imprese energivore. O come il Conto Termico 3.0, che incentiva gli interventi per l’incremento dell’efficienza energetica nella misura del 30% della spesa sostenuta per l’installazione di impianti fotovoltaici, purché abbinati all’installazione di pompe di calore. Oltre a elettrificare, infatti, bisogna lavorare in parallelo sulla modernizzazione dei consumi, sia nel pubblico sia nel privato”.
L’obiettivo di una all electric society
Salvatore Guastella, Presidente CT82 Sistemi fotovoltaici del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), ha mostrato al pubblico i dati che vedono il fotovoltaico contribuire attualmente al 5% del totale dell’energia prodotta nel mondo. “Le evidenze globali mostrano, però, una potenza installata quasi raddoppiata nel corso del 2023. Un trend guidato dai paesi asiatici, certo, ma che vede l’Italia posizionarsi comunque all’ottavo posto della classifica mondiale in termini di nuovi impianti attivati”. Impianti, a onor del vero, ancora in prevalenza di dimensioni ridotte “anche se la tendenza per il futuro è quella di avere moduli di potenza crescente e sempre più efficienti. Un’efficienza ottenibile lavorando su più fronti dell’innovazione. Quella delle celle, con l’adozione delle tecnologie Tandem bifacciali, ma anche quella degli inverter e degli ottimizzatori di potenza”. Componenti e prodotti su cui al momento l’Italia dipende ancora molto dalle forniture extra-UE. Una situazione destinata probabilmente a cambiare nei prossimi anni per effetto delle iniziative messe in atto dal MASE, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – che finanzia già numerosi progetti di ricerca in questi ambiti – e dei programmi europei dedicati. Il tentativo è di presidiare in modo sempre più esteso tutta la filiera del fotovoltaico, portando una quota del processo produttivo nel Vecchio Continente per affrancarsi almeno in parte dalle forniture asiatiche.
Paolo Tazzioli, Direttore e General Manager del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), infine, ha sottolineato “il ruolo chiave della standardizzazione, che concorre a definire e agevolare il progresso tecnologico e industriale del Paese favorendo la penetrazione del fotovoltaico nei diversi settori. Perché il nostro obiettivo deve essere quello di arrivare al più presto al traguardo di una all electric society”.