Energy Open Innovation

Enerbrain: con la digitalizzazione tutti gli edifici possono diventare Smart Building

La scaleup torinese, attiva dal 2015, ha messo a punto una soluzione in grado di monitorare e regolare il funzionamento di tutti gli impianti, abbattendo così i consumi energetici del 20%

Aggiornato il 29 Mar 2023

Giuseppe Giordano, Ceo di Enerbrain

All’interno degli edifici passiamo la grande maggioranza delle nostre vite private e lavorative. E, inevitabilmente, consumiamo energia, soprattutto legata al riscaldamento e al raffrescamento degli ambienti. Non sempre in maniera efficiente: tutti abbiamo ricordo di situazioni in cui le temperature erano troppo elevate in inverno o troppo fresche in estate. La soluzione, si sente ripetere molto spesso, dovrebbe arrivare dai moderni Smart Building. E per gli edifici già esistenti? Questo è l’ambito di azione della startup (ormai scaleup) torinese Enerbrain: che ha realizzato un sistema hardware e software di monitoraggio e efficientamento basato su sensori ambientali, IoT e algoritmi in cloudche può essere installato in brevissimo tempo (esempio: 89 edifici in 4 settimane) su qualsiasi tipo di edificio, dall’ufficio al grande capannone industriale, passando per negozi, aeroporti, scuole, teatri. Che promette di portare a una riduzione dei consumi energetici del 20% in media per edificio in un anno, con un abbattimento delle emissioni di CO2 e il miglioramento del comfort e della qualità dell’aria.

Le origini di Enerbrain

Come ha raccontato a EnergyUp.Tech Giuseppe Giordano, Ceo di Enerbrain “Enerbrain si occupa di accompagnare soggetti pubblici e privati verso un percorso di decarbonizzazione. Siamo nati nel 2015 a Torino, scegliendo di occuparci del modo in cui gli edifici vengono climatizzati. Gli edifici infatti utilizzano circa il 40% dell’energia globale ed emettono circa il 38% delle emissioni di CO2. Inoltre, circa un terzo dell’energia consumata viene in realtà sprecata”. Più precisamente Enerbrain nasce all’intuizione di uno dei fondatori, Marco Martellacci, che da fisico si era posto la domanda su come regolare correttamente la caldaia di casa in occasione di un inverno che era stato particolarmente anomalo e caratterizzato da sbalzi termici importanti.

“La curiosità spinse Marco a guardare i meccanismi di funzionamento della caldaia di casa, notando come fosse governata con un classico relè on off, in modo che l’accensione scattava semplicemente al raggiungimento di determinati valori di temperatura, senza regolarne la potenza iniziale. Questa osservazione ha fatto nascere la scintilla iniziale: Marco ha scoperto che con una modifica delle impostazioni iniziali della caldaia era possibile ottenere i 20-21 gradi desiderati risparmiando circa il 30% della bolletta. Io all’epoca ero negli Usa e mi occupavo di una startup che si occupava di monitoraggio energetico, attraverso la gamification. Quando ci siamo conosciuti con Marco, abbiamo deciso di tentare questa strada in Italia e il primo approccio è stato di rivolgerci al Lingotto di Torino, che all’epoca era probabilmente dotato della maggiore caldaia in circolazione. A questa realtà abbiamo proposto un contratto a performance, in cui l’investimento era completamente a nostro carico, proponendo una condivisione dei benefici, insomma un classico contratto EPC. La formula ha avuto successo perché la bolletta della galleria si è ridotta così di circa un terzo. Questo progetto ci ha dunque consentito di effettuare una prima validazione tecnica e commerciale”.

I punti di forza

Da lì in poi Enerbrain ha ricevuto numerosi round di finanziamenti, sino all’ingresso un paio di anni fa nel capitale sociale anche di due utility come EDF e Iren. Tanto che al 2021 Enerbrain ha fatturato circa 7,1 milioni di euro, un dato in crescita rispetto ai 4,5 dell’anno prima e può contare su circa 50 dipendenti, in costante crescita. “Il vertical iniziale di riferimento è stato quello del retail, ma il nostro sistema si adatta a tutte le situazioni esterne ed interne, andando a garantire le migliori condizioni di comfort, minimizzando gli sprechi. Più gli spazi da efficientare sono grandi e dinamici più il nostro sistema rende, tanto che negli anni abbiamo coperto svariate tipologie di edifici come teatri, cinema, spazi per conferenze, musei, ma anche settore industriale, automotive, banche e persino il Comune di Torino, ad esempio, abbiamo efficientato una novantina di edifici.

L’espansione che abbiamo avuto in questi anni ci ha permesso di accumulare un notevole know how: oltre agli impianti produciamo anche software; inoltre rispetto ad altre aziende del settore efficienza abbiamo la capacità di scaricare a terra i progetti e fornire anche l’implementazione”. Un altro punto di forza di Enerbrain è la capacità di andare oltre il semplice monitoraggio, che di per sé può essere una incombenza in più per non poche organizzazioni. Il sistema Enerbrain si basa invece sul concetto di attuazione dinamica: diventa possibile attivare una regolazione autonoma e intelligente dei sistemi di riscaldamento e ventilazione dell’edificio, stabilendo come obiettivi il massimo comfort con il minimo dispendio di energia.

L’impatto della crisi energetica

La crisi energetica dello scorso anno ha influito sul business di Enerbrain, anche se non immediatamente: “C’è stata una dinamica particolare. In occasione del boom del prezzo dell’energia tante negoziazioni e trattative si sono interrotte o congelate, perché nel momento in cui la bolletta schizza alle stelle, la domanda che non poche aziende si sono fatte è stata proprio sulla sostenibilità economica del proprio business.

Con il calare dei prezzi la situazione si è invece poi definitivamente sbloccata: mentre in passato l’efficienza era un nice to have, dunque bisognava trovare delle aziende motivate in tal senso, ora vediamo che ci sono budget a disposizione e tempistiche estremamente sfidanti; inoltre c’è senso di urgenza e focalizzazione. Tanto che la nostra sfida non è più quella commerciale ma dell’execution: dobbiamo cominciare a selezionare le opportunità, anche perché abbiamo a che fare con uno shortage di talenti non da poco. Abbiamo necessità di esperti di energia, di data science, front end, back end, tutte figure che non sono affatto semplici da reperire”.

La relazione con le utility

Il caso Enerbrain, anche alla luce della collaborazione avviata con EDF e Iren, può apparire emblematico dell’attenzione delle utility al mondo dell’Open Innovation, ma Giordano evidenzia come i rapporti tra questi due poli non siano sempre lineari: “La difficoltà principale risiede nel fatto che le utility sono soggetti molto frammentati, quindi i tuoi interlocutori iniziali possono essere anche allineati con i tuoi obiettivi, anche perché magari si occupano di innovation e M&A. Ma poi queste persone dovrebbero essere allineate con chi ha in mano i contratti, ovvero con figure che guardano naturalmente più all’aspetto della marginalità. Un allineamento che non sempre è scontato.

Quel che è certo è che le utility nei prossimi 10 anni saranno sottoposte a trasformazioni estremamente forti, tanto che il tema principale per questi operatori sarà soprattutto legato alla retention dei clienti: non sarà più sufficiente la vendita dell’energia ma, piuttosto, occorrerà accompagnare i clienti verso un percorso di decarbonizzazione. Le utility con cui lavoriamo, comunque, stanno perseguendo proprio una strategia di questo tipo ”.

I piani futuri

Per il futuro l’intenzione di Enerbrain è puntare su uno dei trend più importanti del settore energetico, quello delle comunità energetiche. In questo caso lavorando insieme a dei partner per curare tutta la parte di monitoraggio ed efficienza delle CER, nonché la gestione dei carichi. Proseguirà anche l’azione di internazionalizzazione, attualmente portata avanti soprattutto a seguito della collaborazione con attori del mondo energetico per la decarbonizzazione del mondo automotive.

Articolo originariamente pubblicato il 29 Mar 2023

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Gianluigi Torchiani

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